La strage nel night club di Orlando, in Florida, in cui sono morte 50 persone e altre 53 sono rimaste ferite, è il peggior massacro nella storia degli Stati Uniti
La strage nel night club di Orlando, in Florida, in cui sono morte 50 persone e altre 53 sono rimaste ferite, è il peggior massacro nella storia degli Stati Uniti. Solo nel 2016, sono già state registrate 132 sparatorie, secondo quanto riporta il sito Shootingtracker.com che monitora tutti gli incidenti avvenuti con armi da fuoco nel Paese: da gennaio sono già morte 156 persone.
Ecco un elenco delle principali stragi negli Stati Uniti:
18 maggio 1927 – Tre ordigni esplodono a Bath Township, nel Michigan. Muoiono 45 persone tra cui molti bambini della Bath Consolidated School. Responsabile è Andrew P. Kehoe, uomo impegnato nelle attività scolastiche, apparentemente mosso dall'indignazione per una tassa imposta alcuni anni prima per far fronte alle spese di costruzione dell'edificio scolastico.
1° agosto 1966 – Charles Whitman, marines e tiratore scelto, uccide 16 persone dal tetto dell'università di Austin in Texas. Il giorno prima aveva ucciso la madre, strangolandola con un tubo di gomma, e la moglie con 5 coltellate mentre dormiva. Due poliziotti riuscirono a penetrare nella terrazza, sorprendendo Whitman alle spalle ed uccidendolo.
18 luglio 1984 – Oliver Huberty, veterano della guerra del Vietnam, spara a 22 persone in un ristorante McDonald's nel quartiere di San Ysidro, a San Diego, prima di essere ucciso dalla polizia.
20 agosto 1986 – Patrick Henry Sherrill, postino americano, spara e uccide 14 persone in un ufficio postale di Edmond in Oklahoma dopo aver saputo di essere stato licenziato. Poi si suicida.
29 dicembre 1987 – Gene Simmons, sergente dell'esercito in pensione, in preda alla follia per problemi economici uccide 16 persone nel corso di una settimana a Russellville, in Arkansas. Le prime 14 vittime sono membri della sua famiglia, tra cui una figlia da lui più volte violentata, e il figlio che aveva avuto con lei.
16 ottobre 1991 – Il conducente di autobus, George Hennard, si schianta con il suo furgone contro la parte anteriore della caffetteria Luby's a Killeen, in Texas. Sceso dal mezzo inizia a sparare sui clienti uccidendo 23 persone, prima di suicidarsi.
20 aprile 1999 – È il massacro di Columbine: non lontano da Denver in Colorado, due studenti della Columbine High School, Eric Harris e Dylan Klebold, si introducono nell'edificio armati e aprono il fuoco su numerosi compagni di scuola e insegnanti. Muoiono 12 studenti e un insegnante, mentre 24 furono i feriti. I due si uccidono all'interno della biblioteca della scuola.
16 aprile 2007 – Lo studente sudcoreano Seung-Hui Cho, di 23 anni, uccide 32 persone prima di uccidersi nel campus del Virginia Polytechnic Institute and State University a Blacksburg, in Virginia.
5 novembre 2009 – Lo psichiatra militare Nidal Hasan spara e uccide 13 persone nella base militare di Fort Hood, in Texas. Hasan è stato condannato alla pena capitale nel mese di agosto del 2013.
14 dicembre 2012 – Adam Lanza di 20 anni, affetto dalla sindrome di Asperger apre il fuoco all'interno della scuola elementare di Sandy Hook, borgo della città di Newtown in Connecticut. Muoiono 26 persone di cui 20 bambini. Lanza si uccide prima dell'arrivo della polizia. Il giorno prima aveva ucciso la madre nella loro casa.
16 settembre 2013 – Aaron Alexis uccide 13 persone prima di uccidersi nel comando delle operazioni della Marina di Washington DC.
2 dicembre 2015 – Quattordici persone muoiono in una sparatoria in un centro per disabili a San Bernardino in California. Autori della strage, Syed Farook e la Tashfeen Malik, affiliati allo Stato Islamico. I due attentatori muoiono in uno scontro a fuoco con i poliziotti
20 febbraio 2016 – Sei persone, tra cui un bambino di otto anni, vengono uccise nella città di Kalamazoo, in Michigan, in una serie di sparatorie effettuate da Jason Dalton, poi arrestato.
22 aprile 2016 – Otto membri della stessa famiglia, nel contado di Pike, in Ohio, muoiono per colpi di arma da fuoco senza alcun motivo apparente.
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