Il suo pool sta esaminando il ruolo avuto nella vicenda dalla figlia del presidente

Il procuratore speciale incaricato di fare luce sul Russiagate, Robert Muller, sta indagando anche sulla figlia del presidente americano Ivanka Trump.

A dare la notizia è il 'Los Angeles Times'. Muller e il suo pool, a quanto riporta il quotidiano, sta esaminando il ruolo avuto nella vicenda dalla figlia del presidente che il 9 giugno 2016 avrebbe parlato brevemente con due dei russi in uscita dalla Trump Tower, dopo l'incontro con il fratello Don Jr.

Il "Russiagate" è l'inchiesta per capire come i russi abbiano influenzato proprio le consultazioni del 2016. A dicembre 2017 l'ex consigliere della Sicurezza nazionale americano Michael Flynn ha ammesso di aver mentito all'Fbi e ha confessato che sarebbero stati il genero del presidente americano, Jared Kushner, e l'ex consigliere K.T. McFarland ad avergli chiesto di incontrare l'ex ambasciatore russo a Washington, Sergei Kislyak, lo scorso dicembre. 

Precedentemente Muller ha incriminato Paul Manafort- uno dei principali responsabili della campagna elettorale di Trump – e un suo collaboratore, Rick Gates. Un altro ex consigliere della campagna elettorale di Trump, George Papadopoulos, ha confessato di aver mentito agli agenti dell'Fbi riguardo a una conversazione con un agente vicino al governo russo. Nel 2016 Papadopoulos avrebbe ricevuto la proposta di diffondere migliaia di email con contenuti che avrebbero infangato Hillary Clinton, da parte di una persone con stretti legami con il governo russo.

Nell'ambito del Russiagate è anche emerso che sono circa 126 milioni gli americani che possono aver visto gli 80mila post pubblicati da operatori russi per influenzare la politica americana. I legislatori americani hanno già reagito alle presunte influenze introducendo norme che obbligano le piattaforme online a dichiarare chi sta promuovendo annunci sulle elezioni, e a quali pubblici sono rivolti. Facebook e Twitter hanno già adottato alcune misure di autoregolazione, assicurando che creeranno dei propri archivi di pubblicità elettorali e che applicheranno speciali etichette per questi post. In seguito è intervenuta anche Google, dicendo che creerà un database che include anche le pubblicità lanciate su YouTube.

 

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