Il botta e risposta nato dal caso della nave Diciotti. Il titolare del Viminale ha reagito male alla richiesta del per presidente della Camera di far sbarcare i 177 migranti. In sua difesa solo un pezzo dell'esecutivo

Il caso Diciotti apre uno squarcio nel M5s e lascia intravvedere le sue diverse anime, ancora più evidenti da quando Beppe Grillo, "il papà di tutti", ha fatto un passo di lato. Prima c'era lui a tenere unito il Movimento, dimostrando anche nel momento di massima tensione – nel settembre 2017 a Rimini – di saper riappacificare il "romantico Roberto" (da lui così definito) e il più pragmatico Luigi. Ma ora che Di Maio è vicepremier gemello di Matteo Salvini, tutto si fa più complicato. È lui, in qualità di capo politico dei pentastellati, che dovrebbe agire da collante, ma ha le mani legate, impigliato nelle rigide maglie del compromesso di governo.

Il caso è nato dal botta e risposta tra Roberto Fico e Matteo Salvini. Il titolare del Viminale ha reagito male alla richiesta del Cinquestelle di far sbarcare i 177 migranti e gli ha intimato: "Tu fai il presidente della Camera, io sono il ministro dell'Interno". A difesa del compagno di Movimento si è levata solo la voce di un pezzo dell'esecutivo. La ministra per il Mezzogiorno Barbara Lezzi ha replicato su Facebook al titolare del Viminale: "Caro Salvini, l'Italia ha fatto il suo dovere salvando i migranti grazie alla guardia costiera ed ha dimostrato civiltà ed umanità a dispetto di un'Europa vigliacca e disonorevole. Su questo niente da dire. Restando doverosa la pretesa di condivisione europea, nessuno deve impartire lezioni alla terza carica dello Stato circa la prerogativa di esprimere legittime posizioni". Sulla stessa linea il deputato M5S Cristian Romaniello. "Roberto Fico rappresenta la terza carica dello Stato e ha il diritto sacrosanto di esprimere la propria opinione. Punto", scrive su Facebook salvo poi ribadire l'attacco all'Ue e la fiducia nel fatto che il ministro dell'Interno "non farà sciocchezze". La senatrice Elena Fattori, la cui appartenenza all'ala dei cosiddetti ortodossi non è un mistero, è una delle altre poche esponenti del Movimento che esprime pubblicamente solidarietà a Fico. "Ricordiamo al ministro Salvini – scrive sui social – che l'Italia è una Repubblica parlamentare, il Governo si chiama esecutivo perché esegue le direttive politiche del Parlamento da cui ha la fiducia. Non ha perciò nessun diritto di obiettare sulle dichiarazioni del presidente della Camera". Discorso identico per il deputato Luigi Gallo che ammonisce: "Nessuno zittisce il Parlamento". Mentre la senatrice Paola Nugnes lancia uno slogan che è più di un hashtag: "Roberto Fico è il Movimento".

Un segnale interno, oltre che al governo gialloverde. Salvini prende la palla al balzo e fa la sponda – non richiesta – a Di Maio, insinuandosi nelle fessure del Movimento. "Il rapporto coi 5 Stelle? – dice il leader del Carroccio – Con Luigi Di Maio sto lavorando molto bene, ho trovato una persona seria, coerente. Mentre il presidente della Camera mi sembra che ogni tanto dica e faccia l'esatto contrario di quello che dicono e fanno altri esponenti del governo, sia della Lega che dei 5 Stelle".

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