Bianconeri a punteggio pieno ma con qualche problema da risolvere. Granata a quota 11, ma con Belotti e Ljajic in gran forma

La Juventus è a punteggio pieno, cinque vittorie su cinque, leader in classifica (con il Napoli), strafavorita per lo scudetto eccetera eccetera, eppure mai come questa volta – dopo tante volte – il derby della Mole sembra così equilibrato. Perché, in fondo, la distanza con il Torino si è assottigliata: in classifica (i granata sono quinti, a quota 11) e sul campo, merito di Urbano Cairo che ha saputo trattenere Andrea Belotti e gli ha costruito intorno una squadra ambiziosa.

E poi perché, procedendo lungo la strada delle sensazioni, la Juventus ha saputo celare qualche problema, che c'è ed è evidente, mentre il Torino scoppia di salute. Al di là delle chiacchiere che hanno infarcito la vigilia, al di là dei proclami un po' plastificati di Allegri e Mihajlovic, al di là del vecchio refrain secondo il quale la stracittadina esula da qualsiasi pronostico di caratura tecnica, la cartina di tornasole sono le prime cinque giornate di campionato. La Juventus ha vinto sempre, raramente però giocando bene, per lo meno rispetto al potenziale dell'organico. Spesso è stato Dybala a risolvere situazioni che si stavano 'incartando' (Genoa e Sassuolo), altre volte è stato un guizzo solitario (Mandzukic con la Fiorentina) a decidere una partita.

Sono mancati soprattutto i nuovi acquisti, Matuidi a parte: male De Sciglio, male Douglas Costa, sotto utilizzato Bernardeschi. Poi ci sono una serie di acciacchi vari ed assortiti (Khedira, Marchisio, Pjaca) e la crisi involutiva di Higuain. Il Pipita, giurano, potrebbe destarsi proprio contro i granata. Per alcuni, invece, dovrebbe.

L'altra metà del cielo sono la faccia serena di Belotti e il genio di Ljajic. Poche formazioni posseggono un reparto offensivo così forte e variegato, specialmente se Niang deciderà di svegliarsi. Il Gallo è tornato ad alzare la cresta: questo basta e avanza al popolo torinista per pensare in grande. Il punto debole della squadra di Mihajlovic è la tenuta mentale e alcuni passaggi a vuoto della difesa, là dove N'Koulou ha dimostrato di essere forte soprattutto se può godere del sostegno dell'espeto Moretti, mentre gli esterni (De Silvestri-Molinaro) sono il punto debole. Il confronto con Cuadrado e Mandzukic potrebbe metterli in difficoltà. Sempre che Miha non tiri fuori dal cilindro una sorpresa: Ansaldi.

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