Nel 2014 la traduttrice dell'Fbi incaricata di controllarlo lo aveva raggiunto nel Paese per sposarlo

Il jihadista tedesco e rapper convertito all'estremismo radicale Denis Cuspert, noto anche con il nome d'arte Deso Dogg, è stato ucciso in un raid aereo in Siria. Conosciuto anche perché la traduttrice dell'Fbi incaricata di controllarlo lo aveva raggiunto nel Paese in guerra per sposarlo, il tedesco-ghanese era comparso in vari video dell'Isis, tra cui uno in cui mostrava una testa tagliata, secondo il dipartimento di Stato americano. A ucciderlo è stato un bombardamento che venerdì ha colpito la città di Gharanij, nella provincia di Deir Ezzor, ha riferito in una nota la Wafa Media Foundation vicina all'Isis, citata dal sito di monitoraggio delle attività jihadiste Site. L'organizzazione jihadista ha anche pubblicato otto macabre foto sul sistema di messaggeria Telegram, affermando che ritraessero il cadavere del rapper, ha aggiunto Site.

Cuspert era stato dichiarato terrorista da Washington all'inizio del 2015, descritto come reclutatore di potenziali combattenti tedeschi per lo Stato islamico. Secondo gli americani, avrebbe minacciato l'ex presidente Barack Obama, così come cittadini tedeschi e americani. Avrebbe anche incoraggiato dei musulmani che vivevano in Paesi occidentali a commettere attentati. La sua morte era già in passato stata annunciata, in particolare dal Pentagono che nell'ottobre 2015 aveva detto che era stato ucciso da un raid aereo. Le autorità avevano in seguito ammesso che invece era sopravvissuto. Prima era stato dato per morto nell'aprile 2014 da fonti jihadiste, che avevano poi ritrattato.

Secondo i documenti della giustizia americana, una traduttrice dell'Fbi reclutata per spiarlo nel giugno 2014 era partita clandestinamente per sposarlo in Siria, passando per la Turchia. Due mesi dopo era tornata negli Stati Uniti. Ai colleghi dell'ufficio di Detroit, la donna, Daniela Greene, che aveva un livello 'top secret' nella polizia federale americana, aveva detto che si era recata in Germania a far visita a dei familiari. Secondo delle testimonianze, i due avevano comunicato in privato tramite un account Skype usato da Cuspert e di cui Daniela Greene non aveva mai riferito l'esistenza all'Fbi.

Poco dopo essersi sposata con Cuspert il 27 giugno, Greene si era resa conto della gravità del suo gesto, secondo i documenti poi pubblicati. "Mi sono davvero messa nei guai questa volta", aveva scritto in una email il mese successivo, inviata da una zona controllata dall'Isis. I documenti non spiegano invece come la traduttrice sia riuscita a tornare negli Stati Uniti, dove era stata poi arrestata e aveva collaborato con gli investigatori, prima di essere condannata a un anno di carcere e poi scarcerata nel 2016.

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