(LaPresse) La Corte di Cassazione ha confermato in via definitiva l’assoluzione di Matteo Salvini nel processo Open Arms. Si chiude una vicenda giudiziaria durata anni, che vedeva il vicepremier e leader della Lega imputato per sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio, per aver impedito lo sbarco a Lampedusa di 147 migranti dalla nave dell’Ong spagnola nell’estate del 2019, quando il segretario del Carroccio era ministro dell’Interno.
Avvocato Arturo Salerni, il ministro Salvini, subito dopo la sentenza, ha dichiarato si esancisce il diritto per un ministro dell’interno di difendere i confini della propria nazione. È proprio così?
La sentenza non elimina il principio chiaro, evidente, che discende dalle convenzioni internazionali del diritto marittimo e del diritto umanitario per cui tutti gli Stati debbono, prima di tutto, collaborare per la buona riuscita dei soccorsi e per il fatto che questi cessino immediatamente, cioè nel senso che la nave del soccorritore sia liberata del suo carico, diciamo. Uso un termine che ha usato il ministro Piantedosi, ma in un altro senso.
A posteriori, la strategia di arrivare direttamente in Cassazione può essere considerata un errore, secondo lei?
“Guardate, quando le cause vanno bene sei è stato bravo, quando vanno male qualche errore puoi averlo fatto”
Ad oggi, se un Ministro dell’Interno si trovasse nella stessa situazione di cinque anni fa, potrebbe fare le stesse cose? Potrebbe agire nella stessa maniera di Salvini?
“Salvini non è stato ritenuto responsabile in sede penale, sono giudizi diversi quelli penali da quelli civili, quelli amministrativi. Allo stato delle cose sarebbe un reato. Certo”.
Bongiorno, avvocata di Salvini, ha detto che questo processo non doveva neanche nascere.
“Per tutti i processi che finiscono con l’assoluzione si potrebbe dire, non dovevano cominciare. Non è così. Qui c’è tutta una serie di elementi, di vagli, di passaggi. Questo processo è stato molto, molto, molto valutato attentamente da tutti”.
L’Unione Europea qualche giorno fa è intervenuta su norme riguardanti l’immigrazione, sulla lista dei paesi sicuri e la lista dei paesi terzi per l’espletamento delle varie operazioni di rimpatrio. Che ne giudizio ne dà?
“È una fase forte di arretramento. L’abbiamo visto con la vicenda dell’attacco, non su questo piano, ma è un fatto parallelo, che c’è stato e che c’è costantemente agli organi della giustizia delle Nazioni Unite. La Corte di giustizia delle Nazioni Unite dice a gennaio 24 che ci sono tutti gli elementi per poter ragionare dell’esistenza di un’attività genocidaria nella striscia di Gaza e devono essere posti in essere tutti gli strumenti per impedire anche solo il pericolo del genocidio e invece sotto l’occhio del ciclone finiscono i giudici. I giudici della Corte Penale Internazionale anche che accolgono una richiesta della Procura presso la Corte Penale Internazionale di mandato di cattura nei confronti del Presidente di Israele vengono sottoposti a restrizioni e sanzioni da parte di alcuni stati, principalmente gli Stati Uniti”.
