E’ stato pubblicato il testo della ‘Dilexi Te’, la prima Esortazione Apostolica di Papa Leone XIX. Il Pontefice mette al centro il tema della povertà, sottolineando come il suo obiettivo sia quello di proseguire il lavoro del suo predecessore Papa Francesco. “Caro fratello in Cristo – scrive il Santo Padre in una lettera di accompagnamento rivolta al Collegio Episcopale -. È con grande gioia che ti scrivo, seguendo una pratica iniziata da Papa Francesco più di dieci anni fa, che coinvolge l’intero Collegio Episcopale nei momenti importanti del Magistero Papale. Possa ‘Dilexi te’ aiutare la Chiesa a servire i poveri e ad avvicinare i poveri a Cristo”. Il testo si articola in cinque capitoli. “Sono convinto – scrive il Papa – che la scelta prioritaria per i poveri genera un rinnovamento straordinario sia nella Chiesa che nella società, quando siamo capaci di liberarci dall’autoreferenzialità e riusciamo ad ascoltare il loro grido”.
Il Pontefice: “Non abbassare guardia su povertà, anche in Paesi ricchi“
“Sulla povertà non dobbiamo abbassare la guardia. In particolare ci preoccupano le gravi condizioni in cui versano moltissime persone a causa della mancanza di cibo e di acqua. Ogni giorno muoiono migliaia di persone per cause legate alla malnutrizione. Anche nei Paesi ricchi le cifre relative al numero dei poveri non sono meno preoccupanti. In Europa sono sempre di più le famiglie che non riescono ad arrivare alla fine del mese. In generale si nota che sono aumentate le diverse manifestazioni della povertà. Essa non si configura più come un’unica condizione omogenea, bensì si declina in molteplici forme di depauperamento economico e sociale, riflettendo il fenomeno delle crescenti disuguaglianze anche in contesti generalmente benestanti”, scrive Papa Leone XIV. Nel testo il Papa evidenzia che “anche i cristiani, in tante occasioni, si lasciano contagiare da atteggiamenti segnati da ideologie mondane o da orientamenti politici ed economici che portano a ingiuste generalizzazioni e a conclusioni fuorvianti. Il fatto che l’esercizio della carità risulti disprezzato o ridicolizzato, come se si trattasse della fissazione di alcuni e non del nucleo incandescente della missione ecclesiale, mi fa pensare che bisogna sempre nuovamente leggere il Vangelo, per non rischiare di sostituirlo con la mentalità mondana. Non è possibile dimenticare i poveri, se non vogliamo uscire dalla corrente viva della Chiesa che sgorga dal Vangelo e feconda ogni momento storico”.
“Nel mondo tante forme di povertà, impegno insufficiente“
“La condizione dei poveri rappresenta un grido che, nella storia dell’umanità, interpella costantemente la nostra vita, le nostre società, i sistemi politici ed economici e, non da ultimo, anche la Chiesa. Sul volto ferito dei poveri troviamo impressa la sofferenza degli innocenti e, perciò, la stessa sofferenza del Cristo. Allo stesso tempo, dovremmo parlare forse più correttamente dei numerosi volti dei poveri e della povertà, poiché si tratta di un fenomeno variegato; infatti, esistono molte forme di povertà: quella di chi non ha mezzi di sostentamento materiale, la povertà di chi è emarginato socialmente e non ha strumenti per dare voce alla propria dignità e alle proprie capacità, la povertà morale e spirituale, la povertà culturale, quella di chi si trova in una condizione di debolezza o fragilità personale o sociale, la povertà di chi non ha diritti, non ha spazio, non ha libertà”.
“Respingere migranti è respingere Cristo“
“Ogni migrante respinto è Cristo stesso che bussa alle porte della comunità“, scrive Papa Leone XIV.“La Chiesa ha sempre riconosciuto nei migranti una presenza viva del Signore che, nel giorno del giudizio, dirà a quelli che sono alla sua destra: ‘Ero straniero e mi avete accolto’”, scrive ancora il Papa. “La tradizione dell’attività della Chiesa per e con i migranti continua e oggi questo servizio si esprime in iniziative come i centri di accoglienza per i rifugiati, le missioni di frontiera, gli sforzi di Caritas Internationalis e di altre istituzioni. Il Magistero contemporaneo ribadisce chiaramente questo impegno. Papa Francesco ha ricordato che la missione della Chiesa verso i migranti e i rifugiati è ancora più ampia, insistendo sul fatto che ‘la risposta alla sfida posta dalle migrazioni contemporanee si può riassumere in quattro verbi: accogliere, proteggere, promuovere e integrare. Ma questi verbi non valgono solo per i migranti e i rifugiati. Essi esprimono la missione della Chiesa verso tutti gli abitanti delle periferie esistenziali, che devono essere accolti, protetti, promossi e integrati’”, si legge ancora.
“Donne doppiamente povere, soffrono esclusione e violenza“
“Ricordiamo che ‘doppiamente povere sono le donne che soffrono situazioni di esclusione, maltrattamento e violenza, perché spesso si trovano con minori possibilità di difendere i loro diritti. Tuttavia, anche tra di loro troviamo continuamente i più ammirevoli gesti di quotidiano eroismo nella difesa e nella cura della fragilità delle loro famiglie’ -si legge ancora nella ‘Dilexi Te’ – . Sebbene in alcuni Paesi si osservino importanti cambiamenti, ‘l’organizzazione delle società in tutto il mondo è ancora lontana dal rispecchiare con chiarezza che le donne hanno esattamente la stessa dignità e identici diritti degli uomini. A parole si affermano certe cose, ma le decisioni e la realtà gridano un altro messaggio’, soprattutto se pensiamo alle donne più povere”.