È entrato in vigore il cessate il fuoco a Gaza. Il governo di Israele ha approvato l’accordo di pace firmato con Hamas che prevede il ritiro dell’Idf alla “Linea Gialla” nelle prossime 24 ore – una demarcazione che lascerebbe comunque le truppe di Tel Aviv dentro il territorio della Striscia – e il rilascio di tutti gli ostaggi vivi entro le successive 72 ore. La maggior parte dei ministri di Benjamin Netanyahu ha votato a favore dell’intesa, compreso il ministro Ofir Sofer del partito Sionismo Religioso del ministro delle Finanze Bezalel Smotrich. Tutti gli altri esponenti dell’estrema destra si sono opposti all’accordo. Lo stesso hanno fatto tutti i membri del partito ultranazionalista Otzma Yehudit.
Eppure nonostante la tregua, entrata in vigore dopo la mezzanotte, le forze dello Stato ebraico hanno effettuato un attacco all’alba sulla città di Khan Yunis, nel sud della Striscia. I militari hanno anche attaccato la zona di Al-Katiba con colpi di artiglieria.
È arrivato a Palazzo Chigi, a quanto apprende LaPresse, l’invito indirizzato alla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, a partecipare alla firma degli accordi per il cessate il fuoco a Gaza. All’inizio della prossima settimana la premier dovrebbe dunque partire per l’Egitto per partecipare alla cerimonia.
“La pace arriva sempre tardi, soprattutto per chi è colpito da una sofferenza terribile, i parenti degli ostaggi, tutto il popolo che vive a Gaza”. Lo ha detto il presidente della Conferenza Episcopale Italiana, cardinale Matteo Maria Zuppi, a Tg2 Post, osservando che “dobbiamo aiutare questo inizio di pace, sapendo anche che è un inizio, quindi bisogna a maggior ragione non fargli mancare tutto il necessario perché possa dare gli esiti e cominciare un itinerario che sicuramente non è istantaneo, non è un tasto che si schiaccia, c’è tanta sofferenza e tanti problemi da risolvere” ma “quanto è importante fermarsi”. Ha aggiunto che il primo passo è “quello della liberazione degli ostaggi e la liberazione dei detenuti palestinesi dalle prigioni israeliane è già un primo passo, quindi dobbiamo spingere tutti in questa direzione”.
Secondo quanto riportato dai media ebraici, Israele ritiene attualmente che Hamas potrebbe rilasciare tutti gli ostaggi rimasti prima del previsto. Alcuni sostengono che il giorno previsto per il rilascio sia domenica anziché lunedì, che è la scadenza per il rilascio. “Potrebbe succedere da un giorno all’altro”, afferma un alto funzionario israeliano. Il funzionario osserva, tuttavia, che non vi è stata alcuna conferma che Hamas rilascerà gli ostaggi prima di lunedì. Israele ha chiesto che tutti gli ostaggi vengano rilasciati in un’unica fase. Tuttavia, è pronto ad accettare la possibilità che il rilascio possa avvenire in più fasi, purché venga completato entro il termine di 72 ore che termina a mezzogiorno di lunedì.
Basem Naim, alto funzionario di Hamas, in un’intervista a Sky News ha ringraziato Donald Trump per il suo ruolo di garante nell’accordo di pace con Israele ma ha aggiunto che l’ex premier britannico Tony Blair “non sarebbe il benvenuto” in nessun ruolo post bellico a Gaza. Naim ha affermato che un cessate il fuoco “non sarebbe stato possibile” senza Trump, ma ha insistito sulla necessità di continuare a fare pressione su Israele affinché rispetti l’accordo. Il funzionario di Hamas ha aggiunto che l’organizzazione palestinese sarebbe disposta a farsi da parte per far sì che un organismo palestinese governi la Gaza del dopoguerra, ma che rimarrebbe “sul campo”.
“Hamas e Israele non firmano né per gli scioperi di Landini, né per Albanese che sta lì a insultare la senatrice Segre, nè per Thunberg sulla Flotilla. C’è una persona che bisogna ringraziare: è Donald Trump, un presidente repubblicano, in linea con i presidenti repubblicani che la pace la portano e non la creano”. Lo ha detto la premier Giorgia Meloni nel suo intervento dal palco di chiusura della campagna elettorale del centrodestra in Toscana.
Secondo quanto riportato dai media palestinesi, diversi coloni israeliani avrebbero attaccato il villaggio di Beita, vicino a Nablus, in Cisgiordania, mentre i suoi residenti stavano partecipando alla raccolta delle olive nella zona. I coloni – viene spiegato – avrebbero dato fuoco a diversi veicoli e ci sarebbero dei feriti. Le immagini pubblicate sui social media mostrano scontri tra coloni palestinesi, mentre i soldati israeliani sparano in aria per disperdere la folla.
Il presidente americano, Donald Trump, sta lavorando a un vertice su Gaza con diversi leader mondiali da tenersi la prossima settimana in Egitto. Lo scrive Axios citando quattro fonti informate. Al vertice, fra gli altri, dovrebbero prendere parte i leader o i ministri degli Esteri di Germania, Francia, Regno Unito Italia, Qatar, Giordania, Turchia e Arabia Saudita.
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha visitato oggi lo Sheba Medical Center di Ramat Gan per esaminare i preparativi per l’accoglienza degli ostaggi da Gaza dopo il loro rientro in Israele previsto all’inizio della prossima settimana. Netanyahu – ha reso noto il suo ufficio – “ha elogiato le équipe mediche per la loro disponibilità ad accogliere gli ostaggi e le loro famiglie”.
“Il governo spagnolo celebra l’entrata in vigore dell’accordo di cessate il fuoco a Gaza, che consentirà la cessazione delle violenze con il ritiro dell’esercito israeliano alla linea di ripiegamento stabilita, la liberazione degli ostaggi e l’ingresso senza ostacoli degli aiuti umanitari per far fronte alla situazione catastrofica nella Striscia di Gaza”. E’ quanto si legge in una nota diramata dal ministero degli Esteri iberico. Il governo spagnolo “mantiene il suo sostegno alla completa attuazione della prima fase dell’accordo di cessate il fuoco e invita le parti ad adempiere con responsabilità ai propri obblighi” e “continua a lavorare affinché questo accordo sia il primo passo verso una pace giusta e duratura sulla base dell’attuazione della soluzione dei due Stati”, ha sottolineato Madrid.
Le Nazioni Unite hanno ricevuto il via libera da Israele per iniziare a fornire aiuti a Gaza a partire da domenica, secondo quanto riferito da un funzionario dell’Onu che ha parlato in condizioni di anonimato All’Associated Press visto che i dettagli non sono ancora stati resi pubblici. Gli aiuti comprenderanno 170mila tonnellata di derrate già posizionate nei paesi confinanti, come la Giordania e l’Egitto.
Negli ultimi mesi, secondo il responsabile umanitario delle Nazioni Unite Tom Fletcher, l’Onu e i suoi partner umanitari sono stati in grado di fornire solo il 20% degli aiuti necessari nella Striscia di Gaza.
In una nota congiunta, i leader di Germania, Francia e Regno Unito – il cancelliere Friedrich Merz, il presidente Emmanuel Macron e il premier Keir Starmer – hanno accolto con favore l’accordo sul cessate il fuoco in Medioriente, la prevista liberazione degli ostaggi e la ripresa degli aiuti umanitari a Gaza.”Accogliamo con favore l’accordo sul cessate il fuoco, il rilascio degli ostaggi e la ripresa degli aiuti umanitari”, si legge nella dichiarazione. I tre leader hanno elogiato “la leadership del presidente Trump”, nonché “gli sforzi diplomatici di Egitto, Qatar e Turchia” e il sostegno regionale che ha permesso l’intesa. “È ora essenziale che tutte le parti rispettino pienamente e senza ritardi i propri impegni. Siamo pronti a sostenere i prossimi passi e a contribuire alla loro attuazione”, aggiunge la nota. Berlino, Londra e Parigi chiedono inoltre che il Consiglio di Sicurezza dell’Onu “esprima pieno sostegno al piano e alla sua attuazione” e si impegnano a fornire aiuti umanitari immediati tramite le agenzie delle Nazioni Unite.
L’inviato speciale del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, Steve Witkoff, la figlia Ivanka Trump e il genero del tycoon Jared Kushner hanno visitato il Muro del Pianto a Gersualemme. Witkoff ha detto ai cronisti di essere “molto felice” del cessate il fuoco appena firmato a Gaza, che ha contribuito a mediare per il presidente Trump. “Siamo molto felici che gli ostaggi saranno liberati lunedì – ha aggiunto – ci sarà pace e molte vite saranno salvate”.
L’esercito israeliano ha demolito un edificio ad Ayta ash-Shab, nel Libano meridionale, dove si trovava un nascondiglio di armi appartenenti al gruppo terroristico Hezbollah. L’Idf – spiegano i media israeliani – ha reso noto che i soldati hanno sequestrato le armi custodite nell’edificio prima di farlo saltare in aria.
“L’intervista voleva manifestare la presenza e la partecipazione della Santa Sede a quanto era avvenuto il 7 di ottobre voleva essere un invito alla pace. Non credo ci sia equivalenza morale tra l’una e l’altra situazione. Dove c’è violenza c’è sempre da condannare. Si voleva esprimere il desiderio di mettere fine a questa violenza e di avviare un cammino di conciliazione e di pace”. Così il Segretario di Stato della Santa Sede, cardinale Pietro Parolin, rispondendo ai giornalisti a margine di un evento all’Università Urbaniana a Roma in merito all’attacco dell’ambasciata Israeliana presso la Santa Sede dopo l’intervista rilasciata dal porporato a L’Osservatore Romano dell’anniversario del 7 ottobre.
“C’è soddisfazione generale, un passo in avanti nella soluzione del conflitto. Ci auguriamo che questo sia il primo passo di un cammino verso la pace duratura e definitiva”.
Così il segretario di Stato della Santa Sede, cardinale Pietro Parolin rispondendo ai giornalisti sull’accordo di pace tra Israele e Hamas sul cessate il fuoco a Gaza.
“Ora realizzarlo sarà la parte più difficile perché come si dice il diavolo sta nei dettagli. Ci sono tanti punti che chiedono di essere implementati e sui quali non c’è perfetta coincidenza tra le due parti. Plaudiamo a questo fatto che ci sia stato questo accordo e speriamo che si possa proseguire in questo senso”, ha detto il porporato.
Dopo che il cessate il fuoco tra Israele e Hamas è entrato in vigore venerdì, poche ore dopo che il governo israeliano ha approvato l’accordo, decine di migliaia di persone nella zona centrale di Gaza hanno iniziato a mettersi in cammino verso nord dopo l’annuncio dell’esercito israeliano, arrivato a mezzogiorno ora locale. In precedenza, i palestinesi avevano segnalato intensi bombardamenti in varie aree dell’enclave per tutta la mattina, ma non si sono registrati attacchi significativi dopo la proclamazione della tregua. A Khan Younis, nel sud, centinaia di palestinesi hanno cercato di rientrare nelle proprie abitazioni, trovando però edifici distrutti e cumuli di macerie dopo il ritiro delle truppe israeliane. Cinque valichi di frontiera, incluso quello di Rafah tra Gaza ed Egitto, dovrebbero essere riaperti, consentendo il passaggio degli aiuti.
La più grande organizzazione islamica tedesca, la Ditib, accoglie con favore l’accordo di cessate il fuoco nella guerra tra Israele e Hamas, ma vede ancora molta strada da fare prima di una pace duratura. Il silenzio delle armi rappresenta un passo atteso da tempo verso un periodo di pace “dopo anni di incommensurabili sofferenze”, spiega l’Unione turco-islamica dell’Istituto per gli Affari Religiosi (Ditib), con sede a Colonia, strettamente legata all’autorità religiosa turca. “Le famiglie possono tirare un sospiro di sollievo, i feriti possono ricevere aiuto e i bambini possono finalmente dormire sonni tranquilli”, prosegue l’associazione, sottolineando che la vera pace richiede più di una semplice pausa nella violenza. Ditib sostiene una soluzione a due Stati “che garantisca un chiaro rifiuto dell’oppressione dei civili e consenta un’autodeterminazione libera e democratica per la popolazione di Gaza”.
Nelle ultime 24 ore a Gaza si sono registrate 17 vittime e 71 feriti a causa degli attacchi israeliani. Lo ha reso noto il ministero della Salute della Striscia, controllato da Hamas. Dal 7 ottobre 2023 secondo le autorità di Gaza le vittime sono 67.211 e i feriti 169.961.
Dato il “livello di fiducia” tra Russia e Palestina, la partecipazione di Mosca al processo di pace nella Striscia di Gaza “potrebbe essere richiesta”. Lo ha affermato il presidente russo Vladimir Putin in una conferenza stampa dopo la sua visita in Tagikistan. Lo riportano le agenzie russe. “Se i nostri amici palestinesi credono che sia necessario noi saremo sempre pronti a prendervi parte”, ha dichiarato.
La Russia sostiene “le iniziative degli Stati Uniti e del presidente Donald Trump” per porre fine al conflitto a Gaza. Lo ha affermato il presidente russo, Vladimir Putin, in una conferenza stampa dopo la sua visita in Tagikistan. Lo riportano le agenzie russe.
Donald Trump avrebbe offerto “garanzie personali” sul fatto che non avrebbe permesso a Israele di violare la tregua e riprendere la sua offensiva nei confronti di Hamas. Lo scrive Axios citando due funzionari statunitensi. Le rassicurazioni del presidente americano sarebbe state un “fattore chiave” per convincere Hamas, viene spiegato ancora.
Hamas sostiene che, nonostante la pubblicazione dell’elenco dei prigionieri di sicurezza palestinesi che Israele dovrebbe rilasciare in cambio degli ostaggi, non è stato raggiunto alcun accordo definitivo su quali prigionieri saranno liberati. In precedenza, la TV Al-Arabi aveva riferito, citando alcune fonti, che l’elenco pubblicato in Israele non includeva i nomi concordati dai mediatori.
“In questi mesi, l’Italia ha fornito il suo aiuto. Lo ha fatto principalmente attraverso l’iniziativa ‘Food for Gaza’. Tuttavia, questa nostra come le tante azioni messe in campo da numerosi Paesi hanno riguardato, purtroppo, una parte minima di chi ha subito la crudeltà delle azioni militari. Queste sofferenze – come tutte quelle subite – resteranno iscritte nel Dna delle nuove generazioni, minando ogni possibilità di un futuro di pace senza una prospettiva politica davvero storica e quindi coinvolgente per i palestinesi”. Così il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, intervenendo al vertice Arraiolos, in corso a Tallinn.
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump dovrebbe arrivare in Israele lunedì mattina, si recherà alla Knesset per pronunciare un discorso e incontrerà gli ostaggi liberati. Lo ha confermato a Times of Israel un funzionario israeliano aggiungendo che, per motivi di sicurezza, il leader Usa non visiterà la Piazza degli Ostaggi a Tel Aviv. C’è stata una telefonata tra la parte israeliana e quella americana intorno a mezzogiorno di oggi, in cui il team di Trump ha affermato che la visita “sarebbe stata una visita di andata e ritorno”, ha aggiunto il funzionario
“Temo che dobbiamo ammettere che le nostre divisioni interne – unite alla lentezza dei processi decisionali – ci hanno impedito finora di svolgere un ruolo visibile e incisivo. Eppure, il nostro continente, avrebbe molto da offrire: Paesi che si sono inflitti reciproche e terribili sofferenze, durante i due conflitti mondiali, hanno trovato la strada per vivere e prosperare, pacificamente, insieme. Credo che sia proprio su questo che israeliani e palestinesi devono riflettere: quali percorsi e quali modelli adottare per potere superare i traumi che si sono reciprocamente inflitti”. Così il presidente della Repubblica Sergio Mattarella intervenendo al vertice Arraiolos, in corso a Tallinn. “L’Europa, può essere d’aiuto in questa dimensione; ma a condizione che a nostra volta troviamo la capacità di superare le nostre divisioni e iniziamo a operare con tempestività e con una voce sola”, aggiunge.
Vi è “la assoluta necessità che venga pienamente annullata la spoliazione di territori assegnati alla Autorità Palestinese in Cisgiordania”. Così il presidente della Repubblica Sergio Mattarella intervenendo al vertice Arraiolos, in corso a Tallinn.
“Una prospettiva che assorba e rimuova gli alti rischi di nuove esplosioni di violenza, frutto della mole di risentimenti e di rancore accumulatisi in questo tragico periodo. La pace va acquisita nell’animo dei popoli, altrimenti non è pace. Da qui l’insistenza – frutto non di cieca ostinazione ma di lucida visione storica – per l’obiettivo dei due stati per due popoli”. Così il presidente della Repubblica Sergio Mattarella intervenendo al vertice Arraiolos, in corso a Tallinn. “Che il Piano preveda – espressamente – il pieno accesso umanitario – e il coinvolgimento delle Nazioni Unite – è di estrema importanza” ha aggiunto il Capo dello Stato.
“È indispensabile sostenere gli sforzi ulteriori dei Paesi mediatori, perché si raggiungano sollecitamente le tappe successive, verso una vera pace. L’alternativa sarebbe devastante. Il costo umano del conflitto pagato in questi mesi è immenso”. Così il presidente della Repubblica Sergio Mattarella intervenendo al vertice Arraiolos, in corso a Tallinn.
Hamas non darà a Israele alcun pretesto per tornare in guerra. Lo ha dichiarato ad Al Arabiya il portavoce dell’organizzazione Hazem Qassem, aggiungendo che “ci sono fasi del piano Usa che richiedono ulteriori discussioni” e confermando il “pieno impegno nell’attuazione della prima fase”. “E’ in corso un dialogo con i mediatori sui punti rimanenti”, ha spiegato, sottolineando “la necessità di collaborare con tutte le parti per garantire la continuazione dell’accordo di cessate il fuoco”.
Il portavoce dell’Idf Avichay Adraee ha dichiarato che i palestinesi possono ora tornare nel nord di Gaza percorrendo due strade, avvertendo però di non avvicinarsi ad aree come Beit Hanoun, Beit Lahiya, Al-Shujaiyya e altre zone dove le truppe israeliane sono ancora presenti. Nel sud della Striscia, Adraee ha avvertito i palestinesi di non avvicinarsi al valico di Rafah, al Corridoio Filadelfia e a tutte le aree dove sono presenti truppe a Khan Younis. Le sue dichiarazioni arrivano mentre l’esercito israeliano ha confermato l’entrata in vigore del cessate il fuoco con Hamas.
Nelle fasi successive “Hamas sarà disarmato e Gaza sarà smilitarizzata” e “se questo obiettivo sarà raggiunto in modo facile, bene. Altrimenti, sarà raggiunto in modo difficile”. Così il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha minacciato un ritorno della guerra. Lo riporta il Times of Israel.
“Stiamo stringendo Hamas da tutti i lati fino alle prossime fasi dell’accordo. Hamas sarà sciolto con ogni mezzo necessario”. Lo ha detto il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, rivendicando con tono di sfida la sua linea su Gaza in una dichiarazione ai media.
“Credevo che se avessimo esercitato una forte pressione militare, combinata con una forte pressione diplomatica, saremmo stati assolutamente in grado di riportare a casa tutti i nostri ostaggi. Ed è esattamente quello che abbiamo fatto”. Lo ha detto il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, rivendicando con tono di sfida la sua linea su Gaza in una dichiarazione ai media. Lo riporta il Times of Israel.
Netanyahu ha detto che mente “chiunque dica che l’accordo sugli ostaggi è sempre stato sul tavolo” e, nel rivendicare la sua linea, ha detto di avere dovuto affrontare intense pressioni interne e internazionali affinché non entrasse a Rafah, non conquistasse il ‘Corridoio di Philadelphi’, non operasse in altri teatri, e dall’altra parte ponesse fine alla guerra e lasciasse Gaza mentre Hamas, Hezbollah e altri nemici erano “all’apice del loro potere”.
Netanyahu ha detto che a guidare le sue decisioni è stata “la sicurezza di Israele”. “Ciò significa raggiungere gli obiettivi della guerra, tra cui il ritorno degli ostaggi, l’eliminazione della minaccia balistica e nucleare dell’Iran che metteva in pericolo la nostra esistenza qui e la rottura dell’asse iraniano, di cui Hamas è una componente centrale”, ha aggiunto.
“Lavoreremo per individuare tutti gli ostaggi deceduti il più presto possibile e riportarli in Israele per la sepoltura”. Lo ha detto il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, in una dichiarazione ai media. Secondo l’accordo, Hamas ha 72 ore di tempo a partire da quando l’intesa è entrata in vigore (cioè dalle 12 locali di oggi, le 11 in Italia) per consegnare i 48 ostaggi ancora a Gaza, di cui si ritiene 20 siano ancora vivi. In passato Hamas ha detto ai mediatori di non sapere dove si trovino alcuni dei corpi degli ostaggi uccisi, il che potrebbe ritardare il rilascio degli ostaggi morti.
“Chiunque dica che l’accordo sugli ostaggi è sempre stato sul tavolo semplicemente non sta dicendo la verità” perché “Hamas ha accettato l’accordo solo dopo aver sentito la spada puntata alla gola e solo dopo che il piano di Trump l’ha isolato a livello internazionale in un modo senza precedenti”. Lo ha detto il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, in una dichiarazione ai media, in riferimento all’accordo raggiunto da Israele e Hamas in Egitto.
Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, terrà un discorso alle 13 locali, le 12 in Italia. Lo ha fatto sapere il suo ufficio, precisando che i media non avranno la possibilità di porre domande.
L’esercito israeliano (Idf) ha annunciato di avere completato il ritiro parziale dalla Striscia di Gaza per come previsto dall’accordo raggiunto con Hamas. Lo riporta il Times of Israel.
L’esercito israeliano (Idf) ha annunciato che l’accordo di cessate il fuoco con Hamas è entrato in vigore a mezzogiorno ora locale, le 11 in Italia, e che le truppe si sono ritirate sulle linee di ridispiegamento concordate. L’annuncio è arrivato dopo che i palestinesi hanno segnalato pesanti bombardamenti venerdì mattina a Gaza, poche ore dopo che il governo israeliano aveva approvato il piano del presidente Usa Donald Trump per un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza e il rilascio degli ostaggi rimasti in cambio di quello di prigionieri palestinesi.
Una breve dichiarazione dell’ufficio del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu venerdì mattina ha affermato che il governo ha approvato la “bozza” di un accordo per il rilascio degli ostaggi, senza menzionare altri aspetti del piano più controversi.
“Dopo essermi sentito e confrontato con il Presidente Giorgia Meloni e con il Ministro Tajani, a seguito di una valutazione sulle condizioni di sicurezza operata del Comando Operativo di Vertice Interforze, ho autorizzato il Capo di Stato Maggiore della Difesa, Gen. Portolano, a disporre la ripresa delle attività italiane nell’ambito della missione EUBAM Rafah, cui partecipa personale dei Carabinieri, per la riapertura del valico con le medesime modalità del gennaio 25, in coordinamento con la Farnesina. Il valico di Rafah, in data 14 ottobre 2025 nel rispetto dell’accordo Trump, in coordinamento fra Unione Europea e le parti, verrà aperto alternativamente su due direzioni in uscita verso l’Egitto ed in entrata verso Gaza”. Così il Ministro della Difesa Guido Crosetto in una nota.
“Domenica 12 ottobre – aggiunge – inizieranno le operazioni di rilascio degli ostaggi israeliani ed il rilascio di prigionieri palestinesi. Gli israeliani stanno provvedendo a ripristinare in tempi brevissimi la funzionalità logistica dell’infrastruttura del valico. Affluiranno da altri valichi – non-Rafah – circa 600 autoarticolati di aiuti umanitari al giorno dentro Gaza. Il passaggio di personale non sarà limitato a casi clinici gravi, ma sarà esteso a chiunque lo vorrà (previo concorde parere di Israele ed Egitto)”.
Non è previsto che truppe britanniche o europee siano presenti a Gaza dopo l’accordo di cessate il fuoco. Lo ha dichiarato in una trasmissione della Bbc la ministra degli Esteri del Regno Unito, Yvette Cooper, citata dal Guardian. “Non è nei nostri piani, non ci sono piani in tal senso”, ha spiegato.
“Ma c’è una proposta immediata perché gli Stati Uniti guidino quello che è, di fatto, un processo di monitoraggio per assicurare che quanto concordato venga attuato sul campo, supervisionando il rilascio degli ostaggi e garantendo che questa prima fase venga realizzata, portando gli aiuti necessari”, ha proseguito. “È stato inoltre chiarito che ci si aspetta che le truppe sul terreno siano fornite dai Paesi vicini, e ci aspettiamo che ciò accada”.
Cooper ha detto di auspicare che il cessate il fuoco venga applicato “immediatamente”. Secondo la ministra degli Esteri britannica sono in corso discussioni internazionali su una “forza di sicurezza internazionale” e il Regno Unito continuerà a contribuire in altri modi, incluso il sostegno a iniziative di finanziamento privato per Gaza.
“Questo deve essere l’inizio della fine della guerra e l’avvio di una pace giusta e duratura, che garantisca sicurezza sia ai palestinesi che agli israeliani. Abbiamo vissuto due anni strazianti di sofferenza, con decine di migliaia di vite perdute e ostaggi tenuti lontani dalle loro famiglie per due anni”, ha aggiunto Cooper.
Le Forze di difesa israeliane prevedono di completare intorno a mezzogiorno il ritiro delle truppe verso le linee di schieramento concordate a Gaza, come parte dell’accordo con Hamas per garantire il rilascio di tutti gli ostaggi. Lo riferisce Times of Israel. Entro 72 ore dal completamento del ritiro da parte dell’Idf, Hamas è pronta a rilasciare i 48 ostaggi in suo possesso, a partire dai 20 che si ritiene siano ancora vivi.
“Lunedì dovrebbe esserci la grande cerimonia di firma ufficiale del cessate il fuoco. Sarà invitata anche la nostra presidente del Consiglio. Così mi ha detto ieri il ministro degli Esteri egiziano. Stamattina parte l’invito”. Lo ha dichiarato il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani a ‘Restart’ su Rai3.
Il cancelliere tedesco, Friedrich Merz, ha chiesto una rapida attuazione dell’accordo tra Israele e Hamas. “Gli ostaggi, tra cui alcuni cittadini tedeschi, devono finalmente tornare dalle loro famiglie. Il cessate il fuoco deve entrare in vigore e stabilizzarsi nel corso delle prossime settimane”, ha dichiarato Merz.
Inoltre, gli aiuti umanitari devono raggiungere rapidamente la popolazione di Gaza. “Se questi primi importanti passi verso la pace avranno successo, sarà un grande risultato. Dobbiamo poi continuare su questa strada”, ha continuato il cancelliere, secondo cui occorre chiarire come garantire la sicurezza e l’amministrazione della Striscia di Gaza in modo duraturo. Inoltre, occorre organizzare “il disarmo e il ritiro di Hamas”.
Per quanto riguarda l’assistenza umanitaria alla popolazione civile e la ricostruzione dei territori palestinesi, Merz e il ministro degli Esteri Johann Wadephul sono in stretto contatto con i partner. La Germania fornirà “nei prossimi giorni supporto medico e psicologico agli ostaggi rilasciati”, ha annunciato il kanzler. Inoltre, il governo tedesco stanzierà immediatamente fondi aggiuntivi per gli aiuti umanitari per un totale di 29 milioni di euro.
Durante la notte e questa mattina, le Forze di difesa israeliane hanno iniziato il ritiro delle truppe nella Striscia di Gaza secondo le linee di schieramento concordate, come parte dell’accordo con Hamas per garantire il rilascio di tutti gli ostaggi. Alcune forze sono state completamente ritirate da Gaza, mentre altre rimarranno nelle posizioni lungo le linee di schieramento.
Il ritiro, riferisce Times of Israel, avvenne sotto la copertura di bombardamenti di artiglieria e raid aerei in alcune zone. Si prevede che l’Idf completerà il ritiro entro stasera, entro 24 ore dalla ratifica ufficiale dell’accordo con Hamas da parte del governo israeliano. Una volta completato, Israele manterrà il controllo di poco più della metà del territorio della Striscia, ovvero il 53%, la maggior parte del quale si trova al di fuori delle aree urbane.
“Si è aperto un varco verso la pace ed è responsabilità di tutti non lasciarlo richiudere ma sostenerlo”. Lo dice il presidente della Conferenza Episcopale Italiana, cardinale Matteo Maria Zuppi, intervistato da La Stampa. “Il piano Trump è una base importante su cui finalmente si può avviare una soluzione basata sul dialogo e non sulle armi. E questo arriva sempre drammaticamente tardi. Era l’auspicio da sempre indicato da Papa Francesco e dopo da Papa Leone. E proprio questa la richiesta: fermarsi e cercare la soluzione”, aggiunge il porporato sottolineando: “Il fallimento del negoziato avrebbe conseguenze difficili persino da immaginare. Mai deludere le attese di pace”.
“Appena possibile tornerò a Gaza, lo abbiamo promesso ai nostri parrocchiani, e torneremo per stare con loro, per sostenerli, per incoraggiarli, e per ringraziarli della loro testimonianza”. Così, in un’intervista ad Avvenire il Patriarca di Gerusalemme dei Latini, cardinale Pierbattista Pizzaballa sull’accordo di pace tra Israele e Hamas per il cessate il fuoco a Gaza.
“Siamo in attesa di conoscere e vedere gli sviluppi e come gli annunci si realizzeranno, ma tutto fa ben sperare – dice ancora il porporato -. Sappiamo che gli ostacoli saranno tanti, ma in qualche modo bisogna cominciare. E oggi sì, siamo molto contenti. Questo accordo è un sollievo. Occorre voltare pagina e cominciare a pensare a dopo la guerra, anche se sappiamo che non sarà semplice. Speriamo che questo sia solo l’inizio di una nuova fase in cui potremo, a poco a poco, cominciare a pensare non alla guerra, ma a come ricostruire dopo la guerra”.
“E’ l’inizio di un percorso, la tregua è sempre fragile, tocca a noi lavorare per rinforzarla”. Lo ha detto il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, a ‘Mattino Cinque’. “Ieri c’è stato un importante vertice a Parigi fra Paesi europei e del Mondo arabo per vedere cosa poter fare e come poter aiutare la costruzione della pace. Noi certamente parteciperemo alla ricostruzione e, mi auguro, anche a una missione militare per garantire l’unità e la riunificazione della Palestina. Ma poi parteciperemo anche alla governance del cambiamento. Quindi un’Italia protagonista”, ha aggiunto.
Nonostante il cessate il fuoco dichiarato, entrato in vigore dopo mezzanotte, gli aerei da guerra israeliani hanno effettuato un attacco all’alba di oggi sulla città di Khan Yunis, nella Striscia di Gaza meridionale. Lo riferisce l’agenzia palestinese Wafa. Il corrispondente di Wafa ha affermato che le forze israeliane hanno attaccato la zona di Al-Katiba, nel centro di Khan Yunis, con diversi colpi di artiglieria, in concomitanza con il sorvolo della città da parte dei droni. All’alba, gli aerei da guerra israeliani hanno lanciato un violento attacco aereo contro il centro di Khan Yunis.
Un riservista dell’esercito israeliano è stato ucciso in un attacco di cecchini di Hamas a Gaza City giovedì pomeriggio. Lo riporta The Times of Israel citando fonti dell’esercito. Il soldato ucciso è il sergente Michael Mordechai Nachmani, 26 anni, del Corpo di Tecnologia e Manutenzione del 614° Battaglione di Genio, di Dimona. Il cessate il fuoco previsto dall’accordo non era ancora entrato in vigore al momento dell’attacco.
Allarme per sospetta infiltrazione terroristica nell’insediamento israeliano di Kohav HaShahar, in Cisgiordania. Lo riferisce The Times of Israel. L’esercito di Tel Aviv ha ordinato ai residenti di rimanere chiusi nelle proprie case, fino a nuovo avviso, mentre indaga. Le truppe stanno effettuando perquisizioni dopo la segnalazione di un sospetto tentativo di irruzione in un’abitazione, che ha fatto scattare l’allarme.
Gli sforzi per raggiungere un accordo hanno acquisito ulteriore peso grazie alla chiamata effettuata dal primo ministro israeliano al primo ministro del Qatar, lo sceicco Mohammed bin Abdulrahman al-Thani, a settembre per scusarsi per un attacco israeliano in Qatar che, secondo Israele, era mirato alla leadership di Hamas. È quanto hanno riferito due funzionari statunitensi, aggiungendo che òa chiamata è stata facilitata da Trump ed è stata effettuata mentre Netanyahu era alla Casa Bianca.
Con l’approvazione dell’accordo da parte del governo israeliano, entra in vigore il cessate il fuoco a Gaza. Lo riporta Channel 12, spiegando che l’IDF si ritirerà alla Linea Gialla nelle prossime 24 ore, al termine delle quali Hamas dovrà rilasciare tutti gli ostaggi vivi entro 72 ore.
La maggior parte dei ministri del governo ha votato a favore dell’accordo, compreso il ministro Ofir Sofer del partito di estrema destra Sionismo Religioso del ministro delle Finanze Bezalel Smotrich. Tutti gli altri ministri del partito si sono opposti all’accordo. Lo stesso hanno fatto tutti i membri del partito ultranazionalista Otzma Yehudit. Lo riferisce il Times of Israel.
Il governo israeliano ha approvato l’accordo per porre fine alla guerra a Gaza e liberare tutti gli ostaggi. Lo ha riferito l’ufficio del Primo Ministro israeliano, come riportato dal Times of Israel. Ynet e il Times of Israel aggiungono che entro 24 ore sarà completato il ritiro delle forze armate israeliane e avrà inizio il rilascio degli ostaggi.
Una delle ‘svolte’ nella possibile soluzione del conflitto a Gaza è stata che nel tempo, Hamas ha iniziato a considerare gli ostaggi “più come un peso che come una risorsa”, aprendo così la strada a un accordo. E’ quanto hanno riferito due alti funzionari statunitensi in una call con in gruppo ristretto di giornalisti. I funzionari hanno affermato che il team statunitense ha recentemente rilevato un cambiamento di atteggiamento da parte dei militanti di Hamas e che ciò ha aperto la strada a un accordo di cessate il fuoco.
Gli Stati Uniti invieranno 200 duecento militari in Israele per supportare e monitorare il cessate il fuoco a Gaza, nell’ambito di un team che include nazioni partner, organizzazioni non governative e attori del settore privato. Lo hanno riferito fonti dell’Amministrazione Usa. Il Comando Centrale degli Stati Uniti istituirà un “centro di coordinamento civile-militare” in Israele che contribuirà a facilitare il flusso di aiuti umanitari, nonché l’assistenza logistica e di sicurezza nel territorio devastato da due anni di guerra.

