Francesco in udienza generale: "Chi serve il denaro è contro Dio"

Mafiosi come gli “Erodi del nostro tempo”. Così Papa Francesco nella prefazione al libro curato da Vincenzo Bertolone sul giudice Rosario Angelo Livatino.“‘Picciotti, che cosa vi ho fatto?’, riuscì a domandare, prima che il suo viso da Gesù bambino, come lo definì un suo amico, fosse deturpato dai proiettili – scrive il Papa -. Erano le parole di un profeta morente, che dava voce alla lamentazione di un giusto che sapeva di non meritare quella morte ingiusta. Parole che gridavano contro gli Erodi del nostro tempo, quelli che, non guardando in faccia all’innocenza, arruolano perfino gli adolescenti per farli diventare killer spietati in missioni di morte. Grido di dolore e al tempo stesso di verità, che con la sua forza annienta gli eserciti mafiosi, svelando delle mafie in ogni forma l’intrinseca negazione del Vangelo, a dispetto della secolare ostentazione di santini, di statue sacre costrette ad inchini irriguardosi, di religiosità sbandierata quanto negata”. 

Nell’Udienza generale del mercoledì Papa Francesco è tornato a scagliarsi contro il “dio denaro”. “Gesù disse una volta: ci sono due Signori nel mondo, non di più, Dio e il denaro. Chi serve il denaro è contro Dio“, ha dichiarato il Pontefice in un passaggio a braccio durante l’Udienza Generale dedicata alle celebrazioni del Triduo Pasquale. “Le guardie, i soldati – continua – che erano nel sepolcro per non lasciare che i discepoli andassero e prendessero il corpo, hanno visto Gesù vivo e risorto. I nemici lo hanno visto, e poi hanno fatto finta di non averlo visto. Perché? Perché sono stati pagati”. “Qui il denaro ha fatto cambiare la realtà – spiega -: avevano visto la meraviglia della resurrezione, ma sono stati pagati per tacere. Pensiamo tante volte che uomini e donne cristiani sono stati pagati per non riconoscere nella pratica la resurrezione di Cristo e non fanno quello che Cristo ci ha chiesto di fare come cristiani”.

Nel Venerdì Santo, “adorando la Croce, rivivremo il cammino dell’Agnello innocente immolato per la nostra salvezza. Porteremo nella mente e nel cuore le sofferenze dei malati, dei poveri, degli scartati di questo mondo; ricorderemo gli ‘agnelli immolati’ vittime innocenti delle guerre, delle dittature, delle violenze quotidiane, degli aborti…”, ha dichiarato ancora Papa Francesco nell’udienza generale, oggi dedicata, alla vigilia del Triduo Pasquale, a una meditazione sulla Passione, la Morte e la Risurrezione di Cristo. “Davanti all’immagine del Dio crocifisso – sottolinea il Pontefice – porteremo, nella preghiera, i tanti, troppi crocifissi di oggi, che solo da Lui possono ricevere il conforto e il senso del loro patire. E oggi ce ne sono tanti: non dimenticare i crocifissi di oggi, sono l’immagine del crocifisso Gesù. In loro è Gesù”.  

“Da quando Gesù ha preso su di sé le piaghe dell’umanità e la stessa morte, l’amore di Dio ha irrigato questi nostri deserti, ha illuminato queste nostre tenebre. Perché il mondo è tenebre“, ha proseguito Francesco durante l’Udienza generale incentrata sul Triduo Pasquale. “Facciamo una raccolta di tutte le guerre che in questo momento si stanno facendo – aggiunge -, e di tutti i bambini che muoiono di fame, che non hanno educazione, dei popoli interi distrutti per le guerre, il terrorismo, di tanta tanta gente che per sentirsi un po’ meglio hanno bisogno della droga, dell’industria della droga che uccide. Ma è una calamità, è un deserto”. “Ci sono piccole isole del popolo di Dio, sia cristiano sia di altre fedi, che conserva la voglia di essere migliori, ma diciamoci la realtà: in questo calvario di morte è Gesù che soffre nei suoi discepoli”, sottolinea il Pontefice. 

“Cari fratelli e sorelle anche quest’anno vivremo le celebrazioni pasquali nel contesto della pandemia. In tante situazioni di sofferenza, specialmente quando a patirle sono persone, famiglie e popolazioni già provate da povertà, calamità, conflitti, la Croce di Cristo è come un faro che indica il porto alle navi ancora al largo nel mare in tempesta”. Così Papa Francesco in un passaggio durante l’Udienza generale incentrata sul Triduo Pasquale. “La Croce di Cristo è il segno della speranza che non delude e ci dice che nemmeno una lacrima, nemmeno un gemito vanno perduti nel disegno di salvezza di Dio – aggiunge il Pontefice -. Chiediamo al Signore che ci dia la grazia di servire, di riconoscere questo Signore, e non lasciarci pagare per dimenticarlo”. 

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata