Città del Vaticano, 22 nov. (LaPresse) – “Ho visto il comunicato che è stato emesso dopo, però non ho ricevuto informazioni dirette sul colloquio. ‘Genocidio’ è un termine molto tecnico che si applica a determinate situazioni. Non so se in questa situazione si possa parlare di genocidio”. Così il segretario di Stato Vaticano, il cardinale Pietro Parolin, a margine di un evento in Vaticano in merito alle dichiarazioni fatte da una delegazione di palestinesi, ricevuta questa mattina da Papa Francesco, che affermano che il Santo Padre abbia usato la parola ‘genocidio’ per riferirsi a quanto sta avvenendo a Gaza. Irrealistico che l’abbia fatto? “Penso di sì. È un termine che si applica a determinate situazioni ben precise e che ha delle conseguenze molto precise a livello internazionale”, prosegue Parolin. E sul fatto che gli israeliani abbiano espresso la loro delusione perché il Santo Padre, nell’udienza generale, ha parlato genericamente di terrorismo, non citando Hamas, ma parlando in generale “è difficile accontentare sempre tutti”, commenta. “Normalmente il Santo Padre si riferisce in termini abbastanza generici ma evidentemente chi vuole capire capisce, non c’è bisogno di scendere nei dettagli. Ma credo che questo è uno stile un po’ generale della Santa Sede: negli interventi del Papa non entra mai in merito chiamando per nome e cognome o le situazioni però evidentemente che si riferisce a certe situazioni chi vuole capisce”.
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