Milano, 13 ott. (LaPresse/AP) – Migranti torturati nei centri di detenzione libici, mentre alle loro famiglie veniva estorto denaro per rilasciarli. È il racconto fatto all’Associated Press da decine di migranti salvati nel Mediterraneo da Geo Barents, nave di Medici senza frontiere. “Sono in prigione in Libia. Mi uccideranno se non paghi 2.500 dinari in 24 ore”, ha detto Osman Toure, venticinquenne guineano, in una chiamata dell’agosto 2017 al fratello. In pochi giorni, la famiglia di Toure ha trasferito i circa 550 dollari richiesti per garantire la sua libertà da un centro di detenzione del governo in Libia. Ma Toure non è stato lasciato andare, è stato venduto a un trafficante e tenuto schiavo per altri quattro anni. Toure è tra le decine di migliaia di migranti che hanno subito torture, violenze sessuali ed estorsioni per mano delle guardie nei centri di detenzione in Libia. Era tra i 60 migranti che sono fuggiti dalla Libia il 19 settembre su due barche e sono stati salvati il giorno dopo da Geo Barents. I migranti, per lo più provenienti dall’Africa sub-sahariana, hanno detto all’AP che le guardie del centro di detenzione li hanno picchiati e torturati, poi hanno estorto denaro ai loro parenti. I loro corpi mostrano tracce di ferite vecchie e recenti e segni di ferite da arma da fuoco e da coltello sulla schiena, sulle gambe, sulle braccia e sul viso. Sulla carta, i centri di detenzione sono gestiti dalla Direzione per la lotta alla migrazione illegale, supervisionata dal ministero dell’Interno. I portavoce del governo libico, del ministero dell’Interno, della direzione e della guardia costiera non hanno risposto alla richiesta di commento.

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