Sono pronti i 26 telescopi prodotti in Italia da Leonardo che dal 2026 saranno in orbita per cercare nuovi pianeti simili alla Terra. È il contributo italiano alla missione PLATO (PLAnetary Transits and Oscillations of stars) dell’Agenzia spaziale europea (Esa) in collaborazione con l’Agenzia spaziale italiana (Asi) e l’Istituto nazionale di astrofisica (Inaf). Gli “occhi” di cui sarà dotato il satellite, che sarà lanciato nel 2026, sono ben 26 telescopi realizzati negli stabilimenti della Leonardo a Campi Bisenzio (Firenze) con il coordinamento scientifico dell’Inaf e quello progettuale dell’Asi.

È la prima volta che 26 telescopi sono montati su un unico satellite e ciò permetterà secondo i ricercatori di avere un campo visivo pari a circa 10mila volte l’area della luna piena. Il contributo italiano alla missione è stato al centro dell’incontro di Leonardo a Firenze che ha riunito i partner della missione per presentare il progetto. “Plato è speciale perché prevede 26 telescopi su un unico satellite, ed è la prima volta che viene montato su un unico satellite un così grande numero di telescopi per vedere una grandissima porzione di cielo” spiega Andrea Novi, responsabile tecnico della Leonardo per il programma PLATO.

“È stato necessario passare da una produzione di tipo prototipale”, aggiunge Novi “a una produzione industriale per poter fare una cadenza alta, praticamente producendo fino a tre telescopi ogni due mesi. Tutti quelli prodotti sono in piena specifica grazie all’innovativo sistema di produzione che è basato sulla digitalizzazione dei processi in fase di integrazione e test sulle tolleranze simulate alle basse temperature. Questo è un processo innovativo che può essere esteso anche ad altre produzioni per lo spazio in cui è prevista una produzione di serie”. Mario Salatti, program manager per il contratto industriale che Asi ha conferito a Leonardo per costruire i telescopi di Plato, ricorda che l’Agenzia spaziale italiana è coinvolta anche nel “supporto della comunità scientifica che lavora sui dati che proverranno dalla missione” tramite il suo science data center.

Come spiega Isabella Pagano, direttrice scientifica dell’Inaf, principale scopo della missione è “andare a cercare sistemi simili al sistema solare e cercare i pianeti di tipo terrestre, studiarne l’abitabilità, perché un pianeta che si trova in un’orbita come quella della Terra intorno al Sole ha ampie possibilità, se la sua stella è come il Sole, di essere un pianeta dove l’acqua può esserci allo stato liquido e quindi possono esserci le condizioni per l’abitabilità e quindi avere una buona statistica di questi pianeti è il nostro scopo”.

Il satellite PLATO con i suoi 26 telescopi raccoglierà I dati e le informazioni su dimensione, massa ed età dei sistemi planetari individuati, contribuendo così a realizzare un nuovo e aggiornato atlante dell’universo. “Pochi anni dopo il lancio, che ci sarà nel 2026, dovremo già cominciare ad avere informazioni su un grandissimo numero di pianeti che orbitano attorno ad altre stelle”, assicura Roberto Ragazzoni, presidente dell’Istituto nazionale di astrofisica. “Oggi conosciamo 5mila pianeti attorno ad altre stelle. Sembrano tanti, e in effetti lo sono, ma sono ancora la punta dell’iceberg. Conosciamo meno pianeti attorno ad altre stelle di quante stelle non siano visibili a occhio nudo. Quindi, in un certo senso siamo ancora in un’epoca pre-galileiana. Galileo con il suo telescopio osservava più stelle di quelle visibili a occhio nudo, che sono circa 6mila. Plato coi suoi occhi, costruiti dall’industria italiana”, conclude Ragazzoni “guarderà molti più pianeti delle stelle visibili a occhio nudo e ci fornirà un campionario completamente inatteso”.

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