Questa volta, la sanzione è di 1,49 miliardi di euro. L'abuso riguarda il sistema della pubblicità "Adsense". Oltre 8 miliardi di multe negli ultimi anni

La Commissione europea ha multato il gigante di Internet Google per 1,49 miliardi di euro per aver abusato della sua posizione dominante nella pubblicità online. Secondo la Ue, Google, attraverso la sua piattaforma per la pubblicità "Adsense" ha imposto clausole restrittive agli inserzionisti creando, di fatto, una sorta di "esclusiva" non contrattata in cui le altre agenzie di pubblicità non riuscivano a entrare.

 Al centro della decisione, il servizio AdSense for Search, attraverso il quale Google fa da intermediario pubblicitario tra inserzionisti e proprietari di siti web che vogliono mostrare annunci all'interno delle proprie funzioni di ricerca. Un ambito nel quale la fetta di mercato del colosso di Mountain View supera il 70% a livello europeo. A partire dal 2006, illustra la Commissione Ue, nei contratti sono state previste clausole di esclusiva con il divieto per i publisher di mostrare sulle pagine dei risultati di ricerca annunci pubblicitari collegati alla ricerca dei concorrenti. Clausole sostituite dal 2009 con quelle di "posizionamento premium", che invece imponevano di riservare lo spazio più redditizio agli annunci della stessa Google. Dallo stesso anno, ai publisher veniva inoltre imposto di chiedere l'autorizzazione scritta da parte di Google prima di modificare il modo in cui sono visualizzati i messaggi pubblicitari dei concorrenti. In sintesi, spiega Bruxelles, la società americana ha prima imposto "un obbligo di fornitura esclusiva" per poi introdurre una strategia di "esclusiva non rigida". 

"La cattiva condotta è durata dieci anni e ha impedito alle altre aziende di competere sul merito e innovare.  Queste pratiche sono illegali in base alle norme dell'Unione europea sulle pratiche anticoncorrenziali", ha dichiarato il commissario europeo per la concorrenza Margrethe Vestager, in una dichiarazione via Twitter. Per Google si tratta della terza multa del genere dopo quella da 4,3 miliardi per l'imposizione di Android, quella da 2,4 del 2017 sullo shopping.

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