Il fondatore e direttore del Cpp ascoltato da LaPresse
“Senza dichiarare guerra alla tecnologia, ma per frenare l’utilizzo precoce di smartphone e social, occorre una legge che lo vieti, come esiste per l’alcol e per il tabacco”. Lo dice a LaPresse Daniele Novara, fondatore e direttore del Cpp, Centro psicopedagogico per l’educazione e la gestione dei conflitti che ha lanciato la petizione su change.org per chiedere al Governo di vietare per legge l’utilizzo degli smartphone fino a 14 anni e dei social fino a 16. “Appartengo alla generazione del ‘goccetto’, quei bambini cioè ai quali veniva dato un po’ di vino – spiega – Le cose sono cambiate quando fu introdotto per legge il divieto di alcol e fumo per i minori di 18 anni”.
Pedagogista: “Dipendenti da smartphone, genitori lasciati soli”
“Nessuno lascerebbe mai il proprio figlio, per esempio di 12 anni, in un bosco di notte, ma è quello che accade quando i ragazzini stanno nelle loro stanze con gli smartphone, soprattutto di notte”, prosegue Daniele Novara. “I genitori vanno aiutati, non criminalizzati. Da soli non possono gestire una situazione in cui i loro figli sviluppano dipendenza da smartphone e social”. I genitori “da soli non sono in grado di fare qualcosa, da qui la decisione di fare un appello alla politica per intervenire a livello normativo”.
Pedagogista: “Dissociati e isolati con uso precoce smartphone”
Il rischio di un uso precoce comporta una “dissociazione dalla realtà per finire all’interno di un contesto virtuale che spegne i processi di apprendimento“, aggiunge Daniele Novara. “I bambini vengono spostati verso l’isolamento” e portati alle estreme conseguenze verso l’universo “degli hikikomori”. I social “agganciano l’area del piacere e delle dipendenze, più o meno lo stesso processo che avviene per le sostanze dopanti, con le dovute differenze e si perde il contatto con la realtà”. “La virtualità dei videoschermi priva i ragazzi dell’esperienza sensoriale, del contatto con la natura, delle interazioni con i compagni”, ha sottolineato.
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