Il presidente federale: "Non so come abbia fatto a scendere in pedana, saltare 2.22 è un mistero inspiegabile"

L’eliminazione di Gianmarco Tamberi dalla finale del salto in alto a causa della colica renale che solo qualche ora prima l’aveva portato in ospedale è un epilogo amaro per il campione olimpico di Tokyo 2020? “Non è un epilogo secondo me, perché non finisce qua”, ha detto Stefano Mei, presidente della Federazione Italiana di Atletica Leggera (Fidal): “È chiaro che il suo sogno era vincere due medaglie d’oro alle Olimpiadi di seguito, ora non so se lui vorrà, potrà, desidererà continuare fino a Los Angeles. La ferocia con cui ha inseguito questa finale è comunque qualcosa di ammirevole”, ha aggiunto Mei parlando con i giornalisti a Casa Italia. “Noi ieri per assecondare questa sua necessità di scendere in pedana abbiamo fatto fare delle analisi per mandarlo in campo tranquillamente, nel senso che doveva andare in pedana senza rischi di peggiorare la situazione. Nel momento che ci è stato detto che era tutto a posto, tranne chiaramente un calcolo, ovviamente abbiamo molto volentieri assecondato il suo desiderio. Non so come abbia fatto a saltare, non so come abbia fatto a scendere in pedana: saltare 2.22 son quei misteri della fede che non si riescono a spiegare. È il più grande atleta italiano di ogni tempo, credo si possa dire, è nell’Olimpo comunque dei grandi. Non è riuscito qui ma solo per interferenze astrali, perché non può essere altro: non ti può venire una colica renale a una settimana dalla finale olimpica”, ha concluso.

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