L'annata del 'Cabroncito' è stata entusiasmante
Marc Marquez e Honda, un binomio ancora una volta vincente. Il fuoriclasse di Cervera ha conquistato il suo sesto titolo mondiale, il quarto in MotoGp, bissando il trionfo del 2016 e confermando di essere attualmente il pilota più forte in circolazione sulla moto più competitiva del circus su due ruote.
Nella stagione che ha visto una rivoluzione nel mercato piloti con il passaggio di Jorge Lorenzo in Ducati e l'arrivo di Maverick Vinales in Yamaha, lo spagnolo ha dettato ancora una volta legge centrando sei vittorie e finendo ben dodici volte sul podio. Solo i tre ritiri in Argentina, Francia e Gran Bretagna – dove tra l'altro è stato tradito dal motore della sua Honda dopo esser scattato dalla pole position – hanno reso più incerta una annata in cui il centauro classe 1993 ha cambiato marcia subito dopo la sosta estiva: da Brno in poi Marquez è finito quasi sempre sul podio (eccezion fatta per il ritiro di Silverstone e il quarto posto in Malesia) vincendo quattro gare e prendendo il largo in classifica fino al trionfo maturato a Valencia.
Se l'annata del 'Cabroncito' è stata entusiasmante, non è stata da meno quella di un grandissimo Andrea Dovizioso. Il pilota della Ducati ha conteso fino all'ultimo l'alloro iridato allo spagnolo, in quella che è stata senza alcun dubbio la sua miglior stagione in carriera. Il forlivese ha ottenuto sei successi nel 2017, imponendosi tra l'altro in gare, come in Austria e in Giappone, dove è stato capace di battere Marquez a termine di battaglie in pista avvincenti fino all'ultimo giro. O meglio all'ultima curva.
E dire che la stagione 2017 in MotoGp era iniziata sotto il segno della Yamaha, trovatasi poi in netta difficoltà soprattutto nella seconda parte dell'anno, e in particolare di Maverick Vinales. L'ex Suzuki, che aveva stupito tutti andando velocissimo già dai test invernali mostrando da subito un gran feeling con la M1, si è imposto sia in Qatar sia in Argentina, dove tra l'altro sono finiti a terra diversi contendenti per il titolo tra cui i due ducatisti Dovizioso e Lorenzo, sempre lontano dalle primissime posizioni e alle prese con il complicato adattamento alla 'rossa' di Borgo Panigale, così come Dani Pedrosa e lo stesso Marc Marquez.
Il campione di Cervera ha riassaporato il gusto delle vittoria nel Gp delle Americhe, dove ha sempre dominato da quando è entrato in calendario nel 2013, per poi chiudere al secondo posto dietro al compagno di squadra Dani Pedrosa a Jerez. Lo spagnolo ha subito una nuova pesante battuta d'arresto in Francia, finendo per terra al 17° giro. La vittoria è andata a Vinales, al termine di un appassionante duello con Valentino Rossi (a sua volta out per una caduta nella penultima curva nel tentativo di passare il rivale), che ha dato nuova forza alle sue ambizioni di titolo.
Al Mugello Marquez ha registrato una nuova battuta a vuoto, finendo sesto in una giornata da sogno per Ducati con il successo, il primo stagionale, di Andrea Dovizioso. Non pago il forlivese ha concesso il bis nell'appuntamento successivo in Catalogna, nella tana degli spagnoli, precedendo nell'ordine Marquez, Pedrosa e Lorenzo e arrivando a incalzare il leader del mondiale Vinales, solo decimo. In Olanda è andato in scena l'ennesimo ribaltone. Ad Assen, nell'università del motociclismo, Valentino Rossi è salito in cattedra ottenendo il 115° successo in carriera davanti a Petrucci e a Marquez, in una gara dai due volti per Yamaha. Il ritiro di Vinales infatti ha riportato sotto il 'Dottore' nella lotta per il titolo, con Dovizioso, quinto al traguardo, che ha preso la leadership in classifica.
In Germania, prima della sosta estiva, Marquez ha lanciato un segnale forte e chiaro ai pretendenti dominando al Sachsenring e balzando per la prima volta in testa al mondiale. E' nella seconda parte di stagione però che il campione di Cervera ha cambiato registro. A cominciare dalla ripresa a Brno, dove ha trionfato in condizioni meteo precarie azzeccando il momento giusto per cambiare moto e poi andare a vincere davanti allo 'scudiero' Dani Pedrosa e alle due Yamaha di Vinales e Rossi. In Austria Dovizioso ha negato un altro successo allo spagnolo battendolo in un intensissimo duello 'corpo a corpo' e riaprendo i giochi per il mondiale. A Silverstone, nella gara successiva, Marquez si è ritrovato a dover ricostruire la sua classifica: il ritiro in Gran Bretagna per un guasto tecnico sulla sua Honda ha rimesso tutto in discussione, anche perché dietro Dovizioso e Vinales ne hanno approfittato chiudendo rispettivamente al primo e al secondo posto.
Proprio nel momento più difficile dell'anno Marquez ha saputo però reagire da grande campione inanellando due vittorie di fila a Misano e ad Aragona che gli hanno permesso di riportarsi in vetta al Mondiale. Soprattutto in Spagna, complici le difficoltà di Dovizioso (7°) e Vinales (4°), il pilota della Honda ha costruito un solco importante diventato poi irraggiungibile per gli altri rivali. A Motegi un Dovizioso in versione samurai si è tolto lo sfizio di battere per la seconda volta Marquez in un appassionante duello a suon di sorpassi (con lo spagnolo che ci ha provato senza successo anche nell'ultima curva, come accaduto in Austria) tenendo ancora aperta la lotta per il mondiale. Almeno fino a Phillip Island. In Australia Marquez infatti ha infilato l'ennesima vittoria stagionale ipotecando il trionfo finale anche a causa del concomitante 13° posto di Dovizioso, costretto a rincorrere tutto il weekend.
Il forlivese però non si è dato per vinto e nella gara successiva ha rinviato ancora una volta l'appuntamento tra Marquez el suo sesto titolo mondiale trionfando in Malesia. A Valencia, all'ultimo atto della stagione, lo spagnolo si è accontentato del terzo posto (nonostante un fuoripista nei giri finali) anche in virtù della scivolata che ha spezzato definitivamente il sogno iridato di Andrea Dovizioso. Nell'albo d'oro Marquez raggiunge così a quota sei titoli Geoff Duke, Jim Redman e Klaus Enders, staccando a cinque Anton Mang, Michael Doohan e Jorge Lorenzo. L'impressione, a 24 anni compiuti a febbraio, è che non sarà l'ultimo.
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