L'azzurro supera il britannico Mark Cavendish, secondo sul podio. Terzo il danese Hansen

"L'omnium è come una coperta" ed Elia Viviani è stato l'unico a non scoprirsi né i piedi né la parte alta del corpo, trovando nell'arco di sei snervanti prove divise in due giorni l'equilibrio decisivo per arrivare ad una splendida medaglia d'oro. L'unica di cui il veronese si sarebbe accontentato. Dopo le delusioni di Londra e dell'ultimo mondiale il ragazzo di Isola della Scala voleva sono vincere. Così è stato. Neanche una caduta nella quale è stato involontariamente coinvolto nella decisiva corsa a punti finale ha potuto fermare il suo sogno. Il pensiero è andato subito a Vincenzo Nibali ed alla gara in linea ma, per fortuna, questa volta la sfortuna non ci ha messo lo zampino. Elia si è rialzato, ha approfittato dei dieci giri di neutralizzazione della corsa per riordinare le idee e controllare la sua condizione fisica e poi è ripartito più forte di prima.

Tutti si sono dovuti inchinare al suo strapotere dimostrato in questi due giorni. L'ultimo ad arrendersi il britannico Mark Cavendish, non certo uno qualunque, finito secondo. Terzo il danese Hansen. Fuori dal podio l'atteso colombiano Gaviria che aveva beffato Viviani all'ultimo mondiale. Un trionfo. "La caduta? La paura c'è stata ma sono cose che succedono. Quando ho capito che era tutto ok ho pensato solo a tornare in pista. I dieci giri di neutralizzazione mi hanno aiutato a ritrovare la calma, guardare il tabellone, capire che ero ancora il leader e non potevo mollare. Una caduta non poteva rovinare tutto", dice senza quasi prendere fiato.

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata