Milano, 16 lug. (LaPresse) – La Juventus “non mi ha mai cercato”. Lo spiega Roberto Mancini, indicato nelle scorse ore come possibile candidato alla panchina bianconera dopo le clamorose dimissioni di Antonio Conte. “E’ difficile da fuori giudicare una cosa che non si conosce”, commenta il tecnico ai microfoni di Sky Sport, interpellato sulle frenetiche ore in casa bianconera. “La squadra era già in ritiro con lui, questo può essere un problema. Per il resto, non conosco la situazione”. “Conte via perché la Juve non vuole rinforzarsi? Non so, la squadra è forte, lo ha dimostrato negli ultimi tre anni, non credo abbia bisogno di molto”, aggiunge. “Ma Conte sa meglio quali sono i problemi”. A detta di Mancini, in casa bianconera può esserci “un momento di smarrimento, ma poi i giocatori reagiscono”.
“Io in Nazionale? Questo bisognerebbe domandarlo al prossimo presidente federale. Una trattativa difficile? Dipende, non c’è solo il lato economico, quello tecnico, ci sono tante cose. Vale per la nazionale, come per un club”, così Mancini, a proposito del suo possibile approdo sulla panchina azzurra lasciata scoperta dalle dimissioni di Cesare Prandelli. Il tecnico analizza il momento del calcio italiano: “Veniamo da due Mondiali andati male, è chiaro che si è portati a buttare via tutto. Non credo sia così, in Italia i giocatori bravi nascono sempre. Anche adesso ci sono giovani ed esperti bravi. Purtroppo in un Mondiale, se hai anche un po’ di sfortuna come è successo per l’Italia, sbagli una partita e diventa tutto più difficile”.
Su Balotelli, già avuto dall’allenatore jesino all’Inter e al Manchester City: “Non lo conosco bene, dovrei conoscerlo meglio…”, scherza Mancini, che poi torna serio: “Un ct valuta se quel giocatore merita o no la nazionale. Se Mario al momento delle qualificazioni, del Mondiale, dell’Europeo merita di giocare perché gioca bene nel suo club va convocato. Se non lo merita, no. Mario ha qualità tecniche enormi. All’Europeo – continua – ha fatto molto been, al Mondiale abbastanza male. Son cose che vanno valutate al momento”. Quindi, una battuta sulla Germania trionfatrice al Mondiale: “Vincono perché puntano sui giovani? In Italia – spiega Mancini – i talenti ci sono, sempre. All’estero forse è più semplice, perché se perdi una o due partite non sei a rischio. In Italia ogni anno vengono licenziati 20 allenatori. Per un tecnico non è facile far giocare i giovani, bisognerebbe cambiare un po’ questa mentalità”. Allenare all’estero, continua Mancini, “è sempre un’ottima esperienza, si migliora, si conoscono altri tipi di calcio. Un futuro in Bundesliga? La Germania è un ottimo campionato, con bravi giocatori e ottime squadre, ma ora non penso dove potrei andare. Nel calcio succedono cose che nessuno si aspetta, non puoi mai sapere”.
© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata