Napoli, 27 giu. (LaPresse) – La speranza è che da questa tragedia “il calcio possa ripartire, ritrovare una sua identità, una cultura della sportività. Dove gli uni, non contro gli altri ma accanto gli altri, si vadano a guadagnare la vera vittoria della vita”. Sono le parole che un commosso Aurelio De Laurentiis ha pronunciato nel corso del funerale di Ciro Esposito a Scampia. Il patron del Napoli, inizialmente, si è rivolto ai genitori del tifoso scomparso ed in particolar modo alla madre: “Quando viene a mancare un figlio viene a mancare la parte migliore di noi. Però Antonella ha avuto la forza in questa Italia scorretta, in questa Italia dove i valori si sono persi totalmente, in questo Paese corrotto, in questo paese dove negli ultimi trent’anni ogni giorno aprendo i giornali abbiamo vissuto la mappa degli scandali”.
“Da un luogo così difficile come Scampia – ha proseguito De Laurentiis – nasce la fiamma della speranza, nasce la limpidezza di una persona che perdendo la cosa che più gli è cara non parla di vendetta. Sì, vuole giustizia, vuole capire, vuole che certe assurdità non restino impunite. Parla di perdono, di correttezza. E’ una persona che nella tragedia non ha perso i veri valori morali”. “Quel terribile giorno, il tre di maggio, mi era stato chiesto di portare la Coppa Italia”, ha ancora detto il presidente del Napoli. “Ma che valore ha aver vinto quel trofeo? I trofei li vogliamo vincere a testa alta, con onore e con il rispetto. Siamo troppo divisi in campanilismi, in in suddivisioni tra Nord e Sud, siamo tutti italiani, tutti figli della stessa terra”. “Credo che quella sera – ha continuato – Ciro era già morto perché era morto il calcio italiano e lui lo rappresentava difendendo con l’esultanza di un giovane venuto a Roma per vedere vincere la propria squadra, difendendo poi un pullman pieno di bambini e famiglie. Poi – ha aggiunto – c’è stata la morte vera mercoledì, 25 giugno che che difficilmente dimenticheremo e che non dobbiamo assolutamente dimenticare”.
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