Londra (Regno Unito), 29 apr. (LaPresse/AP) – Vent’anni dopo la tragica morte di Ayrton Senna, Ron Dennis fa ancora fatica a parlare del legame speciale che ha avuto con uno dei più grandi piloti nella storia della Formula 1. L’ex boss della McLaren, tre volte campione del Mondo proprio con il pilota brasiliano, raramento ha parlato pubblicamente dei suoi ricordi di un uomo che “è stato così buono per tutto il tempo che è stato sulla terra”. La Morte di Senna il 1 maggio del 1994 a Imola ha lasciato Dennis devastato e l’attuale Ceo McLaren ancora lo considera un affare privato e complesso, preferendo mantenere le sue emozioni per se stesso. Ma in vista del 20° anniversario della scomparsa di Senna, Dennis ha voluto finalmente parlare di una delle più fruttuose collaborazioni nella storia dello sport. L’ex team principal della McLaren ha ingaggiato il brasiliano nel 1987 in una giornata che non dimenticherà mai. “Stavamo litigando su circa mezzo milione di dollari quando a un certo punto mi si avvicinò con l’idea di lanciare una monetina per decidere”, ricorda Dennis in una lunga intervista al sito della McLaren Mercedes. “Ma l’inglese di Ayrton non era così buono all’epoca, quindi ci funrno cinque minuti di discussione sui dettagli. Ho dovuto disegnare delle immagini su un pezzo di carta. Volevo solo trovare un modo di andare avanti. Poi gettammo in aria la moneta e ho vinto la scommessa!”, aggiunge.
Quell’episodio dimostra il grande affiatamento tra Dennis e Senna, quei cinque anni fatti anche di scontri e divergenze di opinioni regalarno a entrambi tante gioie e successi. Durante la sua permanenza in McLaren dal dal 1988 al ’92 Senna ha vinto 35 Gran Premi, nel 1993 il brasiliano passò alla Williams con cui fece in tempo a correre appena tre gare prima di quel tragico incidente a Imola che ce lo ha portato via a soli 34 anni. Sempre concentrato sulle corse, Senna era però anche una persona amabile e divertente con quelle persone con cui riusciva ad entrare in condifenza e proprio questi ricordi hanno un posto speciale nel cuore di Dennis. Il Ceo della McLaren ricorda così un’altra scommessa con il pilota brasiliano: “Una volta mi portò una busta che ho ancora a casa. L’ho aperta e dentro c’erano 10mila dollari, il risultato di una scommessa che avevamo fatto che non avrei mai mangiato un container di chili in Messico. Ma perde e mi ricordo che dandomi la busta con i soldi mi disse che non avrebbe scommesso mai più con me, perchè era la quarta volta che perdeva”. “E’ uno dei ricordi più belli che ho di lui – racconta Dennis – perchè non era facile ottenere da Ayrton un sorriso e coinvolgerlo in qualcosa che aveva a che fare con i soldi era ancora più difficile”.
Dennis è convinto che tra i motivi per cui molti considerano Senna il più grande pilota di tutti i tempi è perché è morto troppo presto. “Non è mello che abbia perso la vita in un incidente, ovviamente, ma in questo modo non abbiamo assistito al suo declino. Ci sono troppi piloti che continuano a correre troppo lungo e offuscando la loro grandezza”, aggiunge il Ceo della McLaren e chissà se in questa frasce non ci sia un riferimento a Michael Schumacher. In pista Senna era spoetato come poco e fece infuriare molti dei suoi rivali, tra cui il suo acerrimo rivale francese Alain Prost. I due hanno trascorso insieme due anni alla McLaren tra il 1988 e l’89 e Dennis può testimoniare in prima persona la loro grande rivalità. A Imola nel 1989, Prost accusò Senna di non aver rispettato ordini di scuderia ma Dennis disse che antrambi i piloti sbagliarono. “C’era una rabbia e tensione tremenda… Quei due erano una coppia perfetta pur nella loro ambiguità”. La rivalità raggiunsce il sul culmine l’anno dopo alla penultima gara del Mondiale in Giappone, quando Senna si schiantò contro il francese alla prima curva, garantendosi così la vittoria del suo secondo titolo mondiale. Una mossa che deluse molto Dennis: “Mi ricordo ancora i segni della frenata e non dovevi essere Einstein per capire cosa era successo. Quando è tornato ai box gli ho detto di essere arrabbiato. Lui capì e non disse altro. Non credo che era particolarmente orgoglioso di quello che accadde quel giorno”. Ma secondo Dennis quello fu solo un momento di debolezza in una carriera altrimenti perfetta. “Sarà sempre ricordato perchè era incredibilmente competitivo. Era un grande, una persona buona, aveva dei valori importanti. Ha avuto qualche lapsus nella sua vita, ma in definitiva è stato un grande uomo”, conclude Dennis.
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