Milano, 18 mar. (LaPresse) – “Dentro di me c’è un misto di rabbia e delusione, non tanto per i risultati, perché è già capitato di arrivare decimi o undicesimi, ma perché l’impressione è che si sia buttato via ciò che è stato costruito con fatica negli ultimi 10 anni. Questo mi fa molto male”. E’ il duro sfogo di Paolo Maldini, ex bandiera del Milan, in una intervista esclusiva alla Gazzetta dello Sport in edicola oggi.
L’ex capitano rossonero è deluso degli ultimi risultati e non si nasconde: “Il Milan ha avuto la fortuna di avere più cicli vincenti con simili sinergie di uomini, io so quanto lavoro c’è stato dietro a tanti trionfi, che cosa ci è voluto per costruire una storia così bella. Vedere tutto distrutto mi fa impazzire”. Tanti i motivi di questa crisi, uno in particolare è l’evidente distacco del patron Silvio Berlusconi dalla sua ‘creatura’: “La situazione attuale fa capire che lui non è molto coinvolto. Il Berlusconi che ho conosciuto io dava indicazioni diverse dal punto di vista sportivo”. Per Maldini è un Milan che sotto l’aspetto dell’organizzazione societaria e sportiva “è indietro anni luce rispetto a squadre ben più piccole”.
Maldini prova a spiegare così la crisi rossonera: “L’addio di tanti calciatori con una mentalità vincente. Io credo che i successi dipendano prima di tutto dagli uomini. Al Milan ne sono passati tanti negli ultimi 25 anni, ma chi lavora nel club? Nessuno. Del Milan storico c’è Filippo Galli, responsabile del settore giovanile. E poi Tassotti, che ho sentito potrebbe andare via a fine stagione. Se così fosse sarebbe un altro danno pazzesco. Perderemmo un altro pezzo di storia. Spero che non sia vero. Al Bayern Monaco e al Real Madrid le bandiere lavorano in società. Questo è il primo grosso problema. La Juve l’ha capito e ha ristrutturato ripartendo da un gruppo solido di italiani che sa come si raggiungono i successi”.
Maldini però non si riferisce a una sua candidatura personale: “Qualcuno potrebbe pensare che sputo nel piatto in cui ho mangiato, ma non è così. Io soffro vedendo il Milan in queste condizioni. Ho due figli che giocano nelle giovanili – ricorda – uno ora è in prestito al Brescia. Mi sento parte del club”. Per l’ex capitano rossonero, “la società dovrebbe dichiarare di avere altri obiettivi: non può competere con la Juve e non è tra le prime 10 d’Europa. Non esiste un progetto, si guarda all’oggi e non al domani. Si devono comprare giocatori funzionali al gioco, non prendere solo i parametri zero. Ti può andare bene una volta, non sempre”.
“Balotelli sopravvalutato? Non è ancora un campione. Vale lo stesso discorso di Pato: il giorno che lo vedrò mettersi la squadra sulle spalle e trascinarla per 90 minuti allora lo sarà. Finora l’ha fatto a tratti”, ha detto ancora Maldini a proposito del discusso Supermario. “Io non lo conosco – aggiunge – ma ho l’impressione che se andasse alla Juve, dove c’è una squadra con le idee chiare, un allenatore tosto e un gruppo solido di italiani farebbe il salto di qualità. Comunque è sbagliato mettere tutto il peso sulle sue spalle. Non è il salvatore della patria”.
Sempre a proposito di singoli, Maldini torna sul mancato rinnovo del contratto di Andrea Pirlo poi finito alla Juve. E qui l’accusa è a Galliani: “Se arriva l’allenatore e ti dice ‘Andrea è un giocatore finito e non mi serve più’, deve esserci qualcuno in società che ribatte: ‘Non è vero, Pirlo è un patrimonio del club, deve restare’. Così magari non avremmo fatto un favore alla Juve”.

