Dall’inviato Andrea Capello

Sochi (Russia), 18 feb. (LaPresse) – Un quarto posto da applausi ma che, essendo all’Olimpiade, lascia un mare di rimpianti. Sulla pista di Rosa Khutor l’azzurra Nadia Fanchini trova la sua miglior prestazione stagionale ma finisce con un quarto posto a 38 centesimi dalla vincitrice Tina Maze, al secondo oro ai Giochi, ed a soli 11 dal terzo gradino del podio sul quale sale la tedesca Viktoria Regensburg. In mezzo a loro l’austriaca Anna Fenninger. L’italiana, terza dopo la prima frazione, però ha davvero ben poco da rimproverarsi. In entrambe le manche infatti scende in maniera efficace e regolare perdendo solamente nella parte alta della seconda quei pochi centesimi che le valgono la medaglia di legno.

La prima reazione della bresciana è il pianto ma, una volta passata la tristezza, sale prepotente l’orgoglio per quanto fatto vedere in pista. “E’ logico che ci sia un po’ di delusione perché l’Olimpiade è l’Olimpiade ma ho dato tutta me stessa – racconta – Due giorni fa in allenamento ero davanti anche alla Regensburg (medaglia di bronzo, ndr) avevo fiducia perché ho visto che andava bene. Non conoscevo tutti i particolari del tracciato ma solo i due-tre punti dove bisognava usare l’intelligenza. Per il resto ho pensato solo a buttare giu le punte”. Un panorama decisamente diverso rispetto ai giorni scorsi: “Dopo due gare fatte male ho reagito in modo positivo e sono contenta”.

Oltre all’ottimo quarto posto della Fanchini, il secondo del gruppo femminile dopo quello di Daniela Merighetti in discesa libera, c’è però poco da segnalare in casa Italia. Denise Karbon, ottava dopo la prima manche, cade nella seconda. “Mi dispiace, si vede che non sono destinata a fare risultati importanti alle Olimpiadi”, dice spiegando pure di essere stata penalizzata dalle condizioni della neve. L’attesa Federica Brignone esce nella prima manche procurandosi un trauma distorsivo-contusivo al ginocchio che non preoccupa più di tanto ma comunque verrà valutato nelle prossime ore. Resta il bel recupero di Francesca Marsaglia, dal 26esimo al 16esimo posto. “Posso andare via dall’Olimpiade con la soddisfazione di avere fatto almeno una bella manche in gigante. So che non basta, ma devo cercare di vedere positivo”, spiega.

Chi invece dopo una stagione fin qui deludente risorge nel momento più importante è Tina Maze. La slovena accoppia all’oro in discesa libera quello giunto in un gigante dominato dalla prima all’ultima porta. “Sognavo un giorno del genere – spiega – è quello che ero venuta a fare qui. Sono così orgogliosa. Penso che realizzerò solo fra qualche anno cosa sono stata in grado di fare”. Campioni si nasce.

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