Dall’inviato Andrea Capello
Sochi (Russia), 12 feb. (LaPresse) – Una beffa atroce al termine di una rimonta feroce. Alessandro Pittin non riesce a difendere il bronzo di Vancouver 2010 nella combinata nordica. Al ‘RussSki Gorki Jumping Center’ il friulano finisce quarto con una montagna di rimpianti. Dopo i, soliti, problemi nel salto ed il 25° posto che sembrava tagliarlo fuori dalla lotta per le medaglie, Pittin è autore di un vero e proprio show nella 10km di fondo. Fare il miglior tempo però non gli basta per superare la concorrenza del norvegese Krog, terzo alle spalle dei dominatori, il tedesco Frenzel ed il giapponese Watabe, rispettivamente oro ed argento.
La gara di Pittin (partito con 1’12” di distacco dai primi) è uno spot al coraggio ed all’abnegazione. Come nelle migliori speranze dopo soli 2.5 km della prova di fondo il gruppo alle spalle dei due battistrada si compatta. E’ la situazione migliore per l’azzurro ed il suo compagno di squadra Lukas Runggaldier, ottimo settimo al traguardo. Il ragazzo di Tolmezzo inizia a menare la danze ed ai 6.5 km transita terzo a 12″ dai dominatori. Ora ed argento sono fuori portata, ma la riconferma del bronzo assolutamente no. Non sempre, però, le ciambelle riescono con il buco ed a fermare Pittin è un piccolo ma costoso errore di strategia. “L’ho persa nell’ultima discesa perché non sono riuscito a superare il norvegese ed ancora di più in precedenza nell’ultima salita dove Moan ha fatto da ‘tappo’ per il connazionale Krog (terzo al traguardo, ndr)”, spiega.
Il friulano e lo scandinavo entrano praticamente appaiati nello stadio: “Lì però è difficile superare – racconta – io ci ho provato fino alla fine ma non avevo più le gambe e poi gli sci dei norvegesi erano superiori”. Un’analisi tecnica lucida che tuttavia non cambia la sostanza e la pesantezza della medaglia di legno che metaforicamente Pittin si vede mettere al collo. L’atleta classe 1990 comunque cerca di pensare positivo. “Ho fatto una bella gara – commenta – certo che così fa male perché quarto alle Olimpiadi non vuol dire niente serve solo per il morale”. “In ogni caso – aggiunge – quando passerà la delusione il bicchiere sarà mezzo pieno, perché non so quanti prima dei Giochi pensavamo che potessi fare una gara così”.
Una vera disdetta. Dopo le due rovinose cadute del 2012 e la frattura alla spalla, la medaglia infatti sarebbe stata quantomai meritata. Il salto, però, è da sempre il tallone d’achille di Pittin ed anche oggi con una prova migliore dal trampolino, le cose sarebbero potute andare diversamente e l’azzurro avrebbe potuto spiccare il volo verso il podio invece di rimanere impantanato in uno sprint maledetto nella neve molle di Russia che lo ha privato di un bronzo decisamente alla sua portata.
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