Di Andrea Capello, Sochi (Russia), 11 feb. (LaPresse) – Da Vancouver sono passati quattro anni e per Alessandro Pittin non sono stati certo facili. Il bronzo vinto in Canada sembrava essere l’inizio di una grande avventura per lo specialista azzurro della combinata nordica ed invece cadute, infortuni e peripezie varie ne hanno minato la stabilità ad alto livello. Domani al RusSki Gorki Jumping Center il friulano tenterà di difendere quel terzo gradino del podio che ancora detiene. Le premesse però non sono delle migliori. Pittin migliora leggermente nel salto, il suo storico tallone di achille, ma si lamenta per la pista di fondo, specialità nella quale riesce spesso a fare la differenza con rimonte entusiasmanti.
“Non mi piace proprio questa pista – dice – mi pare che abbiano dovuto trovare un posto per farci gareggiare nel fondo vicino al trampolino, non è una bella pista e non c’è neve. Inoltre visto che le temperature saliranno diventerà ancora più molle e dovranno buttare molto sale. Sarà difficile sciare su una pista così”. La verità però si scoprirà solamente in gara. La speranza resta nel fatto che il ragazzo di Tolmezzo non è uno che molla facilmente e sicuramente venderà cara la pelle fino all’ultimo istante. In gara con lui pure Lukas Runggaldier, Samuel Costa ed Armin Bauer
Il medagliere azzurro potrebbe diventare più cospicuo pure grazie allo slittino di coppia. La speranza si chiama Patrick Gruber/Christian Oberstolz, il duo che in coppa del mondo in alcune gare ha saputo tenere testa ai maestri tedeschi ed austriaci. Discorso simile per la discesa libera femminile di sci alpino. Le Azzurre non partono certono con i favori del pronostico ma il quartetto composto da Daniela Merighetti, Verena Stuffer, Elena e Nadia Fanchini capeggia il gruppo delle possibili outsider così come Stefania Berton ed Ondrej Hotarek nel pattinaggio di figura a coppie. Porta chiusa invece per Mirko Nenzi nei 1000 metri di pattinaggio velocità dove gli olandesi spadroneggiano. Se son rose fioriranno.

