Londra (Regno Unito), 13 ago. (LaPresse/AP) – Calato il sipario sulla trentesima Olimpiade di Londra, è iniziato il lungo viaggio che porterà ai Giochi di Rio 2016: la città brasiliana ha quattro anni di tempo per prepararsi ad una delle più importanti, non solo a livello sportivo, vetrine mondiali, e certamente i Mondiali brasiliani del 2014 aiuteranno a non avere cali di tensione e non ridursi a lottare contro il tempo. Per il Brasile i Giochi saranno una grande occasione, considerato il boom economico che negli ultimi quindici anni ha trasformato il paese in uno dei nuovi protagonisti globali rendendolo la sesta economia mondiale. I brasiliani guardano perciò i prossimi giochi Olimpici come test d’ingresso per diventare, definitivamente, una superpotenza ed essere riconosciuto come tale. Non tutte le previsioni sono positive e ottimiste, considerate anche le persistenti contraddizioni sociali e culturali del paese in generale, e della città di Rio nello specifico: “Indubbiamente i brasiliani organizzeranno un grande party, ma gli strascichi si faranno sentire per generazioni” è l’idea di Christopher Gaffney, professore di architettura all’università fluminense.
I progetti da concludere entro il 2016 sono 230, molti dei quali vanno terminati al massimo entro i primi mesi dell’anno, per essere testati, secondo gli accordi con il Cio; tra questi 65 sono conclusi o sono in fase terminale. Per gli organizzatori, l’Olimpiade farà voltare pagina alla città dopo decenni di stallo, marginalità e declino seguiti alla costruzione di Brasilia: sarà un’occasione per ripartire e tornare motore del paese nel contesto mondiale creato dal nuovo protagonismo brasiliano. Sono 12 i miliardi di dollari investiti per nuove infrastrutture e per risanare i quartieri meglio conosciuti come favelas. Controversie e polemiche comunque non mancano: Amnesty international e l’Onu insistono affinchè lo sgombero dei quartieri poveri avvenga nella legalità e nel rispetto dei diritti umani, cosa promessa e ribadita dal governo brasiliano, ma su cui l’occhio delle organizzazioni no-profit rimarrà vigile. Ci sono polemiche anche sul nuovo progetto della metropolitana, considerato da molti più dannoso che utile e come un regalo alle lobbies: associazioni hanno presentato un progetto alternativo, sostenuto da urbanisti e ingegneri, che però non è stato accolto: “Così come è oggi il progetto, l’eredità delle Olimpiadi nel trasporto pubblico sarà nulla” sostiene per esempio l’ingegnere Licinio Machado Rogerio.
Anche il nome da dare allo stadio è foriero di polemiche: l’idea è di dedicarlo allo storico presidente della Fifa Joao Havelange, il quale però è coinvolto in varie inchieste su scandali legati al mondo del calcio e alla corruzione, per le quali ha patteggiato con la corte ha naturalmente fatto storcere il naso a molti sull’opportunità di dedicare lo stadio olimpico proprio a lui, ma l’idea degli organizzatori non sembra volere cambiare. Perplessità rimangono inoltre sull’adeguatezza di molti siti sportivi, e soprattutto sulla capacità della città di accogliere le masse di visitatori e addetti ai lavori: a Londra sono arrivati 2 milioni di visitatori, e oggi come oggi i posti letto degli hotel di Rio sono appena 33.000, compresi quelli dei ‘Love hotel’. Questi sono i problemi e le sfide non da poco che aspettano le autorità di Rio nei prossimi anni, e che riflettono le contraddizioni, le luci e le ombre dell’intero paese. Naturalmente, però, gli organizzatori si mostrano ottimisti, e promettono che anche la prossima sarà una grande Olimpiade, e che tutto il paese godrà dei suoi frutti.
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