Londra (Regno Unito), 28 lug. (LaPresse) – Tutto l’orgoglio britannico in una cerimonia festosa, originale, frenetica. Un suggestivo viaggio nei personaggi, nei simboli e nelle eccellenze della terra di Sua Maestà che non ha mancato di riservare forti emozioni, tocchi di modernità e siparietti ironici, nel pieno stile visionario del regista premio Oscar Danny Boyle, gran maestro della cerimonia. Da Shakespeare e Harry Potter, da James Bond ai Rolling Stones. Così Londra ha inaugurato davanti al mondo la trentesima edizione delle Olimpiadi, già definite i giochi più ‘social’ di tutti i tempi, strizzando l’occhio ai grandi sportivi del passato, ma lasciando idealmente a dei giovani atleti britannici, simbolo del futuro, l’onore di accendere il braciere olimpico, concretizzando così il motto di questa edizione, ‘inspire Next Generation’.
E a proposito di ispirazioni, nello sfavillante show studiato dal regista di ‘Trainspotting’ grande spazio ha avuto la musica, e non poteva essere altrimenti nella patria di mostri sacri come Rolling Stones, Beatles, Clash, Who, Queen. Una colonna sonora da far ingolosire i palati di tutti gli amanti della musica, un viaggio enciclopedico attraverso le sonorità degli artisti britannici che hanno caratterizzato al meglio più di un secolo di storia e che hanno accompagnato, passo a passo, lo spettacolo straordinario dell’Olympic Stadium animato da quasi 500 ballerini. E poi ancora i Prodigy, i Muse, Amy Winehouse, i Blur, e persino i Sex Pistols. Scelta, quest’ultima, che può risultare quantomeno trasgressiva vista la presenza doverosa di Elisabetta II alla cerimonia.
Proprio la Regina si è resa protagonista di un divertente siparietto con l’agente segreto più famoso del mondo, 007. ‘Scortata’ dal personaggio di Ian Fleming nell’ultima versione cinematografica, quella che vede Daniel Craig nei panni dell’affascinante agente, Sua Maestà ha sorvolato (nelle immagini dirette da Boyle) il centro di Londra per atterrare con il paracadute all’interno dell’impianto. Poco importa fossero due controfigure: l’effetto è stato stuzzicante e ha offerto un’inedita versione autoironica della sovrana. Ma a scatenare le risate del pubblico dell’Olympic Stadium è stato soprattutto Rowan Atkinson, il popolare Mister Bean, impegnato nella rivisitazione del classico ‘Momenti di gloria’.
Nel più ‘grande spettacolo sotto il Big Bang’ non poteva mancare un momento ispirato al più grande successo letterario degli ultimi tempi, Harry Potter, rappresentato qui dalla sua creatrice, J. K. Rowling, che ha letto alcuni brani. Ma il momento dedicato ai più piccoli, velato da un’atmosfera da thriller gotico in alcuni tratti, ha visto anche riferimenti a eroi per ragazzi ‘made in England’ come Peter Pan, Mary Poppins, oltre che a criminali come Capitano Uncino e Crudelia De Mon.
Anche una delle pratiche ‘classiche’ delle cerimonie d’apertura non è stata esente da emozioni e momenti simbolici. Come la prima volta dell’Arabia Saudita, presente alla parata con due atlete donne. O la protesta annunciata della delegazione israeliana che, in segno di protesta contro il rifiuto da parte del Cio di dedicare un minuto di silenzio alle vittime di Monaco 1972, ha sfilato con un fazzoletto nero. Per l’Italia, una fiera ed emozionata Valentina Vezzali ha aperto la delegazione azzurra reggendo il tricolore, con la ‘benedizione’ del capo dello Stato, Giorgio Napolitano, presente in tribuna.
Riflettori puntati poi sul leggendario Muhammad Alì. L’indimenticabile Cassius Clay, 70enne e malato di Parkinson, è stato tra gli atleti che hanno portato la bandiera olimpica: uno dei momenti più emozionanti dell’intera cerimonia, in attesa di svelare l’ultimo, grande mistero, cioè chi sarebbe stato l’ultimo tedoforo ad accendere il grande braciere olimpico. I bookie puntavano tutto su sir Steve Redgrave, leggenda del canotaggio britannico. Il vincitore di cinque ori olimpici ha raccolto il testimone da David Beckham, arrivato in motoscafo sul Tamigi, e ha consegnato il fuoco di Olimpia ai sette giovani. Un altro colpo di scena, l’ennesimo di una serata memorabile che non poteva avere che come grande protagonista finale sir Paul McCartney. All’ex Beatles l’onore di accompagnare la festa verso la conclusione intonando ‘The end’, prima di lasciarsi andare a una travolgente versione di ‘Hey Jude’, al pianoforte, interrompendosi qualche volta per lasciare cantare il pubblico presente. Standing ovation.
Attese ed emozioni si trasferiscono ora sulle gare e sui loro protagonisti, nella speranza che a trionfare, nel pieno spirito olimpico, sia soprattutto lo sport. Lo ha ricordato giustamente nel suo discorso il presidente del Cio, Jacques Rogge, rivolgendosi direttamente agli atleti: “Il carattere conta molto più delle medaglie. Rifiutate il doping, rispettate i vostri avversari e ricordate che siete dei modelli di riferimento. Potete ispirare intere generazioni”. Il futuro è già iniziato.
© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata