Il Cairo (Egitto), 2 feb. (LaPresse/AP) – Giornata di proteste e accuse reciproche in Egitto, dove ieri 74 persone sono morte e 284 sono rimaste ferite negli scontri tra tifoserie allo stadio di Port Said. Numerosi deputati hanno accusato le forze di sicurezza di aver omesso intenzionalmente di intervenire sostenendo che il loro obiettivo sia alimentare l’insicurezza nel Paese, altri hanno incolpato gli agenti di aver permesso che gli scontri si verificassero per vendicarsi contro gli ultrà, nemici da sempre delle forze di polizia e tra i più aggressivi dimostranti nelle rivolte dell’anno scorso. Gli ultrà della squadra al-Ahly, ospite ieri nella partita contro l’al-Masry, sono stati sempre in prima fila nelle proteste che hanno portato al collasso delle forze di polizia e negli ultimi mesi si sono scontrati con i soldati nelle rivolte contro il regime militare. Il capo della commissione Sport del Parlamento, Osama Yassin, ha detto in aula di ritenere il ministero dell’Interno responsabile delle violenze e ha chiesto la revoca della carica per il procuratore generale Mahmoud Abdel-Meguid, allo scopo di garantire “indagini trasparenti”.
Decine di dimostranti infuriati hanno bloccato intanto la famosa piazza Tahrir della capitale, altri hanno chiuso la strada di fronte al palazzo della televisione di Stato nel centro della città. In giornata sono in programma cortei diretti verso il ministero dell’Interno, con lo scopo di protestare contro la polizia e la gestione degli scontri. Alcuni partiti politici e gli attivisti del gruppo ‘6 aprile’ hanno chiesto una mozione di sfiducia al governo di Kamal el-Ganzouri. A rassegnare le dimissioni sono stati per il momento il governatore di Port Said e il capo della polizia della zona, secondo quanto riferito dal premier. El-Ganzouri ha inoltre sciolto il board della Federcalcio, mentre il presidente dell’al-Masry, Kamal Abu Ali, ha annunciato che lascerà la carica in segno di protesta.
Nella notte il maresciallo Hussein Tantawi ha cercato di mettere un freno alle proteste: “Questa vicenda non farà crollare l’Egitto, incidenti simili succedono ovunque nel mondo. Non lasceremo che i colpevoli restino impuniti”, ha detto ai giocatori della squadra al-Ahly, di ritorno al Cairo su un aereo militare. Gli arrestati sono finora 47. Tra i feriti, 40 sono in condizioni critiche e saranno sottoposti a operazioni chirurgiche. Le vittime sono morte soprattutto a seguito a contusioni, tagli profondi alla testa e soffocamento dovuto alla calca.
Gli scontri sono scoppiati al fischio finale del match, che ha visto un’inaspettata vittoria dell’Al-Masry contro la più quotata Al-Ahly per 3-1; i tifosi vincitori hanno fatto irruzione in campo e hanno inseguito gli avversari. Secondo quanto racconta un testimone, hanno lanciato bastoni, sassi e bottiglie contro i giocatori e i sostenitori dell’Al-Ahly, che hanno provato a scappare verso le uscite. Alcuni degli atleti sono rimasti feriti e sono stati successivamente portati negli spogliatoi. Un manager della squadra perdente è stato salvato da alcuni uomini mentre altri lo stavano picchiando. “Era un’atmosfera di terrorismo”, ha dichiarato alla tv di Stato Sayed Hamdi, giocatore dell’Al-Ahly.
Si tratta del peggior episodio di violenza negli stadi nel mondo per numero di morti dal 1996, l’incidente più grave del genere mai avvenuto in Egitto. L’ultimo caso di violenza sportiva di portata simile risale al 16 ottobre del 1996, quando almeno 78 persone rimasero uccise e 180 ferite nella calca allo stadio di Guatemala City prima della partita fra Guatemala e Costa Rica per la qualificazione ai Mondiali. Mohamed Aboutrika, Emad Moteab e Mohamed Barakat, giocatori dell’al-Ahly, hanno annunciato che lasceranno il calcio.
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