Las Vegas (Nevada, Usa), 17 ott. (LaPresse) – Il pilota britannico Dan Wheldon è morto ieri in un incidente durante la gara di IndyCar sul circuito di Las Vegas. Aveva 33 anni. Nel violentissimo schianto sono rimaste coinvolte 15 monoposto, alcune hanno preso fuoco. Quella di Wheldon si è scontrata con le altre e si è sollevata prima di essere scagliata a terra, prendendo fuoco. In onore di Wheldon i piloti hanno compiuto, quasi tutti in lacrime, cinque giri del circuito. “La IndyCar è molto triste di annunciare che Dan Wheldon si è spento per le ferite riportate”, dopo essere stato portato in ospedale, ha detto il Ceo di IndyCar Randy Bernard”I nostri pensieri e le nostre preghiere – ha continuato – sono alla sua famiglia. La IndyCar, i suoi piloti e i proprietari dei team hanno deciso di sospendere la gara”.
In caso di vittoria, Wheldon avrebbe vinto un assegno da 5 milioni di dollari da dividere con un tifoso. Era stata una offerta di Bernard, che aveva deciso di pagare la somma a ogni pilota non regolare, proprio come il britannico, capace di vincere l’ultima prova della stagione. Wheldon, il cui posto a inizio stagione era stato preso da J.R. Hildebrand, era dunque tornato al volante per tentare l’impresa. Per il resto della stagione non aveva corso nella categoria, lavorando in televisione e aiutando la Herta Autosport nei test dei prototipi che il team avrebbe utilizzato il prossimo anno.
Dan Wheldon, nato il 22 giugno 1978 nel Regno Unito, si era trasferito negli Usa nel 1999. Con la moglie e i figli viveva a St. Petersburg, in Florida. Aveva iniziato a correre sui go-kart a 4 anni per non smettere più. Nel 2002 era arrivato all’IndyCar per la prima volta. Gareggiò con Panther Racing per poi sostituire Michael Andretti nella stagione successiva e vincere il Rookie of the Year. La sua prima vittoria è arrivata la stagione successiva in Giappone. Nel 2005 vinse la gara Indianapolis 500, primo britannico a riuscirci dopo Graham Hill nel 1996. Non riuscendo a garantirsi il necessario sostegno economico per correre in questa stagione, Wheldon lavorava in televisione come commentatore e svolgendo test per sui prototipi che il team avrebbe utilizzato il prossimo anno. Era impegnato nella raccolta fondi per programmi di beneficenza e tra le ultime iniziative aveva promosso la raccolta fondi per la ricerca sull’Alzheimer, diagnosticato alla madre nel 2009. Nello stesso anno, Wheldon aveva pubblicato un libro fotografico intitolato Lionheart, “una sorta di biografia fotografica della mia carriera legata a IndyCar sino a oggi”, l’aveva definito. Ci aveva messo anni a scegliere le immagini, includendo anche decine di scatti della sua vita fuori dalla pista, tra cui quelli del proprio matrimonio.
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