New York (Usa), 30 giu. (LaPresse/AP) – Trattativa chiusa, la Nba dichiara il lockout. E’ il secondo dal dal 1998-99, quando la stagione regolare durò soltanto 50 partite, contro le normali 82. L’ultimo tentativo di accordo rinnovo del contratto collettivo dei giocatori è sfumato oggi dopo un vertice di tre ore. Di fronte alla impossibilità di mettersi d’accordo, i rappresentanti dei giocatori hanno deciso di lasciare l’hotel di Manhattan dove era in corso la riunione.

Uno dei rappresentanti dei giocatori, Billy Hunter, ha convocato una conferenza stampa in cui ha annunciato la decisione dei proprietari di fermare i giocatori. Il contratto scade ufficialmente a mezzanotte, da quel momento in poi sarà tutto fermo: dal mercato, al periodi di free agency dei giocatori svincolati, agli allenamenti che dovrebbero più avanti. Un altro membro dell’associazione giocatori, Matt Bonner, ha detto: “Abbiamo provato in tutti i modi a trovare un accordo, ma purtroppo non ci siamo riusciti”.

Le parti sono rimaste distanti su quasi tutte le principali questioni, dagli stipendi al tetto salariale, fino ai ricavi dai diritti tv. I giocatori, che in precedenza avevano proposto di ridurre i loro stipendi di 500 milioni di dollari nell’arco di cinque anni, hanno esaminato la proposta dei proprietari di un ‘flex cap’, in cui ogni squadra avrebbe potuto spendere 62 milioni di dollari.

Secondo la Lega il totale degli stipendi dei giocatori non dovrebbe mai scendere sotto i 2 miliardi di dollari per tutta la durata dei 10 anni dell’accordo collettivo. Ciò vorrebbe dire un taglio dello stipendio per i giocatori, che quest’anno hanno percepito più di 2,1 miliardi dollari in stipendi e benefit vari. I proprietari vogliono anche una riduzione del 57% delle garanzie sui ricavi che spettano ai giocatori. Per lo sport americano è un autentico terremoto, visto che per il momento anche la Nfl ha dichiarato il lockout. Dovrebbe persistere questa situazione, in autunno due dei campionati più seguiti del pianeta, sarebbero di fatto cancellati.

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