Roma, 20 giu. (LaPresse) – Lo sciopero non è all’ordine del giorno, ma la distanza tra la Lega di serie A e l’Associazione italiana calciatori sul rinnovo del contratto collettivo, scaduto il 30 giugno 2010, rischia di trasformarsi in una frattura insanabile. A nulla è servito l’ennesimo tentativo di riconciliazione tra la Confindustria del calcio, guidata dal neo top manager di Unicredit e il sindacato dei calciatori, rappresentato dall’ex giallorosso Damiano Tommasi: le parti si sono incontrate oggi all’hotel Hilton di Fiumicino, a margine dell’assemblea straordinaria della Figc sulla riforma dello statuto federale, ma ancora una volta è stata una fumata nera.
A denotare il rapporto precario è stato lo stesso Beretta che ha dichiarato che “così com’è il contratto non lo firmiamo”. L’Aic ha inviato proprio alla Lega A la copia del contratto sottoscritto dall’avvocato Sergio Campana ed è in attesa della controfirma necessaria per rendere valido l’accordo.
Sul tavolo restano ancora irrisolte numerose questioni, in primis quella relativa ai cosiddetti “fuori rosa” e cioè quell’articolo 7 che dà diritto al calciatore di allenarsi con la prima squadra: la Lega vuole, a differenza dell’Aic, la previsione nel contratto degli allenamenti differenziati. Ci sono poi le questioni evidenziate sempre da Beretta e cioè “stabilire la data precisa entro cui effettuare il pagamento degli stipendi, senza la quale i contenziosi non possono che moltiplicarsi; capire se le sanzioni da irrogare alle società e gli interessi in caso di ritardo nei pagamenti siano al netto o al lordo degli stipendi, unitamente alla questione dei minimi sindacali”.
L’Assocalciatori replica, per bocca di Tommasi, che il contratto “resta quello firmato, frutto di un impegno preso con la Lega A davanti al presidente Abete” e sottolinea che “con la scusa delle virgole la Lega voglia fare altro”. E se per ora lo sciopero non è previsto (“Per ora la questione è rimandata e non si parla di questo” ha detto Tommasi) è altrettanto vero che, un anno dopo la scadenza, la strada per una riconciliazione si fa sempre più in salita.
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