Torino, 19 giu. (LaPresse) – “Mi sono visto rovinati 30 anni di carriera. Ero abituato a rimanere sui giornali così tanto tempo per le imprese calcistiche, non sicuramente per cose così”. Lo ha detto Beppe Signori in una intervista concessa al Tg1 a proposito del suo coinvolgimento nella vicenda del calcioscommesse. “Penso che chi mi conosce bene sappia come sono, come mi sono sempre comportato – ha detto ancora l’ex centravanti della Lazio -. Quello che mi ha fatto più male sono state le bugie, le falsità, le cose scritte non vere”.

Signori ha rotto un lungo silenzio, da quando praticamente era stato messo agli arresti domiciliari. “Ora sto un pò meglio, sono un pò più tranquillo, un pò più sereno, anche se è stata dura – ha spiegato – Ho passato le giornate, ovviamente dentro casa, a cercare di capire. Soprattutto leggendo l’ordinanza: me la sono praticamente studiata a memoria per capire cosa c’entrassi. Per capire il perchè e il per come”.

Domani l’ex capitano della Lazio parlerà in una conferenza stampa a Bologna in cui dirà la sua verità. Nel frattempo, oggi, il detective Ugo Vittori, membro del collegio difensivo, ha spiegato qual’è la posizione di Signori nella vicenda. “Come molte altre persone famose, non ha saputo dire di no quando doveva farlo e si è circondato di persone equivoche che lo hanno sfruttato. E poi ha l’etichetta di scommettitore per delle frivolezze”, ha spiegato.

“Un errore però – dice Vittori – lo ha commesso. Doveva denunciare la proposta della scommessa su Inter-Lecce. Non lo ha fatto perché aveva in piedi due squadre da allenare, una in B e una in Prima Divisione. La delazione nel calcio può nuocere alle ipotesi di lavoro”. “Tutti si sono riempiti la bocca con Signori, millanterie a non finire” dice il detective che annuncia per la difesa dell’ex bomber di Lazio e Nazionale di avere un “jolly pesante in mano”: “Non siamo rassegnati, ma pronti ad andare a processo. Intanto attendiamo l’interrogatorio dei pm di Cremona e del Procuratore Federale. A breve faremo l’incidente probatorio sulla scheda del telefonino di Paoloni”.

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