Rai: riforma maggioranza, cda eletto da Camere e cambia votazione presidente

Rai: riforma maggioranza, cda eletto da Camere e cambia votazione presidente
Foto Mauro Scrobogna /LaPresse 15-07-2021 Roma , Italia Cronaca RAI – sede Generale Nella foto: La sede generale Rai di Viale Mazzini con il cavallo di bronzo, opera dello scultore siciliano Francesco Messina, che dal 1966 è comunemente diventato il simbolo dell’azienda Photo Mauro Scrobogna /LaPresse July 15, 2021  Rome, Italy News RAI – headquarters In the photo: The Rai headquarters in Viale Mazzini with the bronze horse, the work of the Sicilian sculptor Francesco Messina, who since 1966 has commonly become the symbol of the company

Le reazioni della presidente Vigilanza, Floridia e del sottosegretario Barachini

La maggioranza di governo si appresta a presentare all’VIII commissione del Senato il testo base di riforma della Rai. Diverse le novità a partire dalla durata del mandato dei consiglieri di amministrazione della Rai (e quindi del Cda) che passerebbe da tre a cinque anni. Novità anche sulla scelta dei componenti del Cda col governo che non avrà più poteri di nomina. Tre, infatti, verrebbero eletti “dalla Camera dei deputati e tre eletti dal Senato della Repubblica, con la maggioranza dei 2/3 e dalla terza votazione con la maggioranza assoluta”. Un altro consigliere verrebbe “designato dall’assemblea dei dipendenti a tempo indeterminato della Rai Radiotelevisione italiana Spa, tra i dipendenti dell’azienda titolari di un rapporto di lavoro subordinato da almeno cinque anni consecutivi, con modalità che garantiscano la trasparenza e la rappresentatività della designazione stessa”. Al Cda, poi, parteciperebbero, senza diritto di voto, “un rappresentante designato dalla Conferenza Stato-Regioni e uno indicato dalle associazioni dei Comuni d’Italia”. Resta la figura dell’amministratore delegato (in carica per cinque anni) che viene nominato, così come il presidente della Rai, dal consiglio di amministrazione “con provvedimento motivato”. Novità anche sul fronte della ratifica del presidente della Rai da parte della commissione Vigilanza. È previsto che il relativo parere sia adottato “con la maggioranza dei due terzi” e che sia “vincolante”. Dopo la seconda votazione “il parere è espresso a maggioranza assoluta dei componenti della Commissione stessa”. Un modo per superare eventuali impasse, come quella attuale sulla ratifica di Simona Agnes. Nel testo si legge anche che per “garantire una gestione più efficace, trasparente e sostenibile delle società partecipate” la “Rai-Radiotelevisione italiana Spa” possa “cedere quote delle proprie partecipazioni in società controllate, mantenendo comunque, per quanto riguarda le società non quotate, il controllo societario ai sensi dell’articolo 2359 del codice civile”. Sul fronte canone si prevede che l’imposta non possa subire tagli “se non in presenza di condizioni eccezionali debitamente motivate, che comportino la riduzione delle esigenze di finanziamento”. E in ogni caso “qualunque variazione in negativo dell’ammontare del canone non può superare il cinque per cento rispetto all’importo dell’anno precedente”.Infine, con modifica del comma 25 per Presidente e amministratore delegato “non si applica il limite massimo retributivo”. 

Floridia: “In testo base maggioranza più ombre che luci”

“Finalmente il testo base della riforma Rai è stato depositato in Commissione Lavori Pubblici al Senato. Un testo che presenta molte più ombre che luci. Prendiamo atto del fatto che la maggioranza, pur in ritardo sull’urgenza dell’entrata in vigore dell’European Media Freedom Act, ha accolto alcune delle istanze minime previste dal regolamento europeo. Era doveroso farlo. Tuttavia, nel merito, ci sono aspetti che restano altamente critici e non ci soddisfano affatto”. Così la presidente della commissione di Vigilanza Rai, Barbara Floridia. “Il superamento della nomina governativa diretta dei membri del Cda è un passo avanti solo apparente: la nuova composizione del consiglio, che vede 6 membri su 7 di derivazione parlamentare con nomine che dopo le prime due votazioni possono essere accordate a maggioranza assoluta, ripropone il rischio di una Rai ostaggio della maggioranza di turno. Questo modello non garantisce indipendenza, ma ripropone logiche spartitorie, già viste e già fallite – spiega – Per questo noi chiediamo che le nomine avvengano sempre a maggioranza qualificata. Siamo contrari anche alla norma che consente di ratificare l’elezione del presidente con la sola maggioranza assoluta della Commissione di Vigilanza già al terzo scrutinio. Un compromesso al ribasso che, di fatto, apre la strada a un controllo politico pieno anche su questa figura di garanzia, vanificando l’intento dichiarato di rafforzare il pluralismo. Apprezziamo invece la stabilizzazione del mandato del Cda a cinque anni, ma solo se accompagnata da una selezione dei consiglieri basata su criteri trasparenti e rigorosi di professionalità”. Sul fronte del finanziamento – prosegue Floridia – “la proposta di un tetto massimo ai tagli non ci soddisfa. Non ci si può accontentare della ‘non riduzione eccessiva’ del canone. L’unica garanzia vera per un servizio pubblico libero e indipendente è l’introduzione di una soglia minima di risorse stabilita nel contratto di concessione, legata all’inflazione e aggiornata regolarmente, nel solco di quanto richiesto dall’Emfa quando impone di garantire risorse stabili al servizio pubblico. Altrimenti, ogni anno la Rai resterà appesa alle decisioni, in certi casi ai ricatti, della politica. Quanto alla possibilità di cedere partecipazioni societarie rilevanti, pur mantenendo il controllo azionario, restiamo molto, molto contrari: la privatizzazione collide frontalmente con l’idea del servizio pubblico. Per il resto, attendiamo di approfondire il testo in dettaglio, ma già da ora possiamo dire che a settembre presenteremo emendamenti decisivi. Sarà quella la prova di verità: se la maggioranza vorrà davvero aprire un confronto serio e costruttivo, noi ci saremo. Ma se si sceglierà ancora una volta la strada della riforma unilaterale, a colpi di numeri, sarà un errore gravissimo. Un errore che comprometterebbe la credibilità del servizio pubblico e ci esporrebbe direttamente al rischio di sanzioni europee”. 

Il plauso del sottosegretario Barachini

 “Garantire e consolidare trasparenza, pluralismo, indipendenza del servizio pubblico e certezza di risorse in linea con il Regolamento europeo sulla Libertà dei Media sono gli obiettivi per i quali il Dipartimento per l’informazione e l’editoria ha lavorato in sede europea attraverso l’Ufficio per gli Affari Internazionali e nel confronto sempre produttivo all’interno del Governo. Per questo oggi desidero esprimere il mio plauso alle forze di maggioranza in Parlamento che si sono impegnate per trovare un accordo su un testo solido che risponde ai criteri dell’Emfa e che è di fatto un testo base pronto ad accogliere anche i contributi dell’opposizione. Il mio apprezzamento va anche all’attento lavoro dei relatori Claudio Fazzone e Roberto Rosso”. Così il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’informazione e all’editoria, Alberto Barachini, commenta il testo unificato della maggioranza presentato nella Commissione Comunicazioni e Innovazione Tecnologica del Senato. “Il futuro del Servizio Pubblico, la principale Azienda culturale del Paese, deve essere – ha dichiarato – un obiettivo comune di tutte le forze parlamentari con la volontà di tutelare la libertà di informazione, il diritto dei cittadini ad essere informati e l’offerta di contenuti identitari di qualità”. 

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