La nuova serie da oggi in onda su Canale 5 racconta del giornale fondato a inizio Novecento dalla famiglia Florio che a Palermo è stato il primo quotidiano ad avere l'ardire di scrivere la parola 'mafia'
“Quando la mafia non esisteva, un giornale l’ha sbattuta in prima pagina”. Parte da questa considerazione la nuova serie ‘L’Ora, inchiostro contro piombo’, da domani in onda su Canale 5, che in cinque prime serate racconta de L’Ora, il giornale fondato a inizio Novecento dalla famiglia Florio che a Palermo, negli anni a cavallo tra il secondo dopoguerra e il boom economico, è stato il primo quotidiano che ha avuto l’ardire di scrivere la parola ‘mafia’. La serie prende spunto dagli eventi realmente accaduti tra la fine degli anni Cinquanta e l’inizio degli anni Sessanta, focalizzandosi su un periodo cruciale per la lotta alla mafia, e vede Claudio Santamaria nei panni del protagonista, Antonio Nicastro, che arriva da Roma insieme alla moglie Anna (Silvia D’Amico) per dirigere L’Ora di Palermo, giornale del Partito Comunista in crisi di vendite. Nicastro darà una svolta coraggiosa, soprattutto per gli argomenti affrontati.
Santamaria spiega a LaPresse di sentire “più che la responsabilità, l’orgoglio di aver partecipato a una serie che non solo ha un alto valore cinematografico ma anche civile. La responsabilità sta alla politica, non a me, io posso essere di supporto e di aiuto per informare e con il mio lavoro accendere delle coscienze, accendere delle menti. Magari delle giovani menti”.
L’Ora, all’epoca, è stata una palestra di menti vivaci e giornalisti coraggiosi che, capitanati dal loro direttore, scovavano la notizia, la catturavano e la raccontavano ai lettori, esponendosi in prima persona, nonostante le ostilità del potere costituito, da troppo tempo connivente con la malavita. Il protagonista racconta come si è preparato a un ruolo come questo: “Abbiamo fatto molte prove, con il regista e anche con gli altri attori, per cercare di trovare questa personalità anche frenetica, animata e spinta dal fuoco sacro della verità, della giustizia. In fondo, a quei tempi in Sicilia per questi giornalisti, per questo gruppo di eroi, era come essere in guerra. C’erano i morti ammazzati per la strada, e lui ha avuto il coraggio, che oggi a distanza di tempo possiamo definire da eroe, perché l’eroe sacrifica se stesso e la propria vita per una missione più alta, ha affrontato e ha avuto la capacità di connettere tutti questi morti ammazzati e ricondurli a un’unica grande mano, che era quella della mafia, che iniziava a prendere possesso della Sicilia”.
Le pagine scritte dal quotidiano L’Ora rappresentano un punto fermo nella storia recente di questo Paese. La storia de L’Ora è infatti quella di un giornalismo fatto di donne e uomini che hanno messo a rischio anche la vita pur di portare al pubblico la conoscenza della verità. “Questa serie oggi può insegnare moltissimo – sottolinea Santamaria – perché racconta un’epoca passata e un’esperienza fondamentale come è stata quella dell’Ora anche per il giornalismo, credo che possa insegnare molto al giornalismo, che non è solo un mestiere, ma è una missione prima di tutto, ed è una missione molto importante per una società democratica. E può insegnare anche il valore della parola, ‘inchiostro contro piombo’, la parola contro la violenza. Al giorno d’oggi, in cui si utilizza la parola come violenza, la parola in maniera violenta e cinica, anche da persone che avrebbero la responsabilità di educare gli altri a utilizzare la parola in maniera differente, a pensare prima di parlare, prima di utilizzare la parola, che può uccidere. Questa serie può insegnare quanto la parola, il giornalismo e l’informazione spaventino, e abbiano spaventato da sempre le organizzazioni criminali, perché innanzitutto non avrebbero ucciso se non fosse stato per loro un pericolo l’informazione, e può insegnare anche alle giovani generazioni cosa sia un eroe. Oggi molti ragazzi sono attratti dal male, a tal punto, a volte, da emularlo. Credo che i genitori dovrebbero far vedere questa serie ai loro figli, per far capire quali sono i veri eroi e cosa significhi sacrificarsi per un ideale, dare la propria vita per una missione più alta, crescere con valori sani, di libertà e giustizia, costruire un futuro diverso. Spero sempre che quello che faccio possa non solo intrattenere ma anche accendere”.
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