Racconta di aver rifiutato “L’isola dei famosi e il Grande Fratello. Ma mi creda, non è finto snobismo e nemmeno vuol dire che io non abbia bisogno di soldi, anzi. È semplice coerenza: vado ogni tanto in qualche talk show e mi fa piacere, ma non mi si può chiedere di entrare in quelle dinamiche dove le liti, le riconciliazioni, i dissidi sono fatti per fare spettacolo. Non fa per me. Senza contare che io ho quattro bypass addosso”. Così, in una lunga intervista al Corriere della Sera, Claudio Lippi spiega il suo rapporto oggi con la tv, arrivato a 76 anni (“Ormai quasi 77″).”Per me il lavoro – sottolinea – è una cosa molto seria. Ogni tipo di lavoro che io sia in grado di fare: dall’apparizione televisiva fino alla partecipazione alla sagra di paese. Certo che faccio anche quello, anzi, mi piace perché incontro la gente, guardo le persone negli occhi quando mi raccontano le loro storie, mi commuovo con loro. Ma quando parlo di ‘lavoro’ parlo di cose coerenti con me e con quello che sono”. “C’è un dettaglio – precisa Lippi -: quando ho cominciato io a fare la televisione, cioè negli anni Settanta, c’era un concetto molto definito del talento. Qualcosa da affinare, difendere, conservare, accrescere, anche tramandare, perché no. Si cresceva dentro un’azienda, si aveva dei maestri che ti aiutavano. Uno dei miei padri è stato Modugno, per esempio. Vianello lo considero un fratello maggiore. Da Corrado ho imparato l’ironia raffinata: io lo guardavo, studiavo per ore le sue parole, il suo modo di porsi. E quel talento diventava materia preziosa: ascolti o non ascolti, format o non format. Ahimè oggi vedo format più che conduttori o conduttrici”.

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