La musica napoletana perde una delle sue voci. James Senese è morto oggi, mercoledì, all’età di 80 anni, dopo un mese di ricovero all’ospedale Cardarelli di Napoli in rianimazione per una polmonite. Le sue condizioni, già gravi da alcuni giorni, erano ulteriormente peggiorate fino al decesso avvenuto nelle ultime ore.
Ospedale Cardarelli: “Quadro clinico estremamente complesso”
James Senese è deceduto a seguito di un arresto cardiaco avvenuto nelle prime ore del mattino di oggi, mercoledì 29 ottobre. Lo fa sapere l’ospedale Cardarelli di Napoli, dove il musicista era ricoverato dallo scorso 24 settembre quando è giunto al pronto soccorso per una crisi respiratoria. Senese è stato poi trasferito al reparto di rianimazione. “Nonostante il quadro clinico estremamente complesso e le condizioni di salute precarie – spiega l’ospedale in una nota – i medici del Cardarelli hanno fatto di tutto per erogare le migliori cure per gestire sia l’infezione polmonare che le altre patologie di cui era affetto. Dopo 35 giorni di degenza, purtroppo, hanno potuto soltanto constatarne il decesso, avvenuto nelle prime ore del mattino di oggi, mercoledì 29 ottobre, a seguito di arresto cardiaco”.
La Direzione strategica dell’ospedale Cardarelli di Napoli e tutto lo staff medico dell’ospedale esprimono il proprio “cordoglio per la scomparsa di James Senese, artista di fama internazionale, ricoverato da tempo presso il reparto di Rianimazione dell’ospedale”. Antonio D’Amore, direttore generale dell’azienda ospedaliera, dichiara: “È una grave perdita per tutta la comunità, desidero far giungere alla famiglia la vicinanza dell’ospedale in questo momento di grande dolore e fragilità”.
Chi era James Senese
Un ponte tra Napoli e Stati Uniti, un’anima partenopea capace di raggiungere l’altra sponda dell’Atlantico, ma anche un simbolo della contaminazione musicale che si allungava sino all’Africa e al Mediterraneo. Con James Senese (all’anagrafe Luigi Senese) il jazz italiano perde uno dei suoi maggiori interpreti. Una scomparsa che segna, in un certo senso, la fine di un’epoca fatta di note vibrate dal suo sax e collaborazioni con mostri sacri italiani e internazionali: da Bob Marley a Gil Evans, dagli Art ensemble of Chicago a Tullio De Piscopo e Pino Daniele. Proprio con il cantautore partenopeo, Senese – assieme a De Piscopo, Joe Amoruso ed Ernesto Vitolo – forma il ‘supergruppo‘ che lo segue, collaborando nei suoi dischi d’esordio. Musicisti che torneranno insieme per l’incisione dell’album di Daniele ‘Ricomincio da 30‘ del 2008. Lo stesso Daniele – che definiva l’amico Senese ‘Nero a metà‘ – aveva militato per un breve periodo (come bassista) nei Napoli Centrale, tra i più rilevanti complessi jazz-rock italiani degli anni 70, capitanato proprio da Senese. Più che una collaborazione, quella con Daniele diventa una vera e propria amicizia. Quando muore Pino Daniele il 4 gennaio del 2015, Senese afferma: “Con lui se n’è andata metà della mia anima”.
Le contaminazioni che emergono dalle sue opere rappresentano, in un certo senso, le sue origini. Luigi nasce, infatti, nel 1945 da madre italiana e padre afro-americano, un soldato della 92nd Infantry Division, rischierato nel capoluogo partenopeo in seguito allo sbarco di Salerno che poi abbandona la famiglia per tornarsene negli Stati Uniti. A supplire alla figura paterna ci pensa il nonno Gaetano, che lo cresce nel quartiere di Miano, dove ha sempre abitato. Nel 1961, insieme a Mario Musella e ad altri amici fonda il complesso di Gigi e i suoi Aster. Nel 1963 Senese e Mario con Vito Russo danno vita al gruppo Vito Russo e i 4 Conny, in cui Russo è alla voce, al pianoforte e alle chitarre, Senese al sax, Mario Musella alla voce, al basso e alla chitarra e Ino Galluccio alla batteria. La formazione più nota è, però, quella dei Napoli Centrale, che arrivano nel 1974. Con loro scrive pezzi come ‘Simme iute e simme venute‘, ‘Campagna’ e ‘O nonno mio’, raccontando una Napoli reale, senza folclore. Il gruppo si scioglie nel 1983 (per poi ricomparire sulla scena nel 1992) e si apre la fase da solista di Senese che realizza – tra i tanti – album come ‘Hey James‘ (1991) e ‘Zitte! Sta arrivanne ‘o mammone’. Con i Napoli Centrale, dopo la reunion, fa oltre 180 concerti in tutta Italia solo tra il 2015 e il 2016, senza dimenticare l’estero. Arriva quindi l’album ‘O Sanghe’ che vince la Targa Tenco come miglior lavoro in dialetto.
L’omaggio di Fiorello a ‘La Pennicanza’: “Ricordiamo la sua classe e la sua arte”
Il nuovo appuntamento con ‘La Pennicanza’, il programma di Fiorello e Fabrizio Biggio su Rai Radio2, si è aperto con un omaggio commosso e affettuoso a James Senese: “Ricordiamo la sua classe e la sua arte. Ho avuto l’opportunità di lavorare con lui durante la promozione cinematografica del documentario ‘Passione’ di John Turturro”, le parole di Fiorello, che ha poi mandato in onda ‘O Sanghe’, brano del compianto sassofonista napoletano.
Nino D’Angelo: “Suo sax un suono unico che ti entra nell’anima”
Nino D’Angelo ricorda con commozione James Senese, scomparso poche ore fa. Senese fu ospite del concerto ‘6.0’ allo Stadio San Paolo, in occasione dei 60 anni di D’Angelo nel 2017: “Ho sempre ammirato l’arte di James, sin dai suoi esordi con i Napoli Centrale. Ci siamo avvicinati per la prima volta nel 2008, al concerto di Pino Daniele in piazza del Plebiscito in occasione della reunion della sua Superband e dove io ero tra gli ospiti. Pino lo amava, diceva sempre: ‘Stu James è fort’. Non posso dire che ci siamo frequentati, ma sono sempre stato attento al suo modo, unico, di interpretare la musica”, afferma il cantante. Senese collaborò con Nino nel brano ‘Vivere è murì’, contenuto nell’album ‘Il poeta che non sa parlare’. D’Angelo ricorda con affetto la loro collaborazione: “Volevo un sax che piangesse e pensai subito a lui. Mi vergognavo anche a chiederglielo, ma James mi rispose: ‘Ma che si scem, è un piacere’. Quando ascoltò il pezzo disse subito: ‘Mamma mia, bellissimo’. Suonò con un’intensità che ci fece piangere tutti. Mi chiese solo una cosa: ‘Non tagliare nemmeno una nota’. E così feci: non ho toccato nulla. James non può stare in una classifica, fa un altro campionato. È un napoletano americano che suona il sax: nel suo suono c’è un’anima diversa, unica, inimitabile. Per me è il Miles Davis di Napoli ù solo che Davis suonava la tromba. Ogni sua nota era una carezza che ti entrava nell’anima. Ti voglio bene, James”.
De Piscopo: “Con Pino e Superband abbiamo dato voce a cuore Napoli”
“Oggi Napoli piange un gigante, un fratello, un artista che con il suo sax ha dato voce al cuore e alla rabbia della nostra città”. Così Tullio De Piscopo ricorda James Senese, scomparso all’età di 80 anni. “James era unico – afferma De Piscopo – non solo per il suo talento immenso, ma per la verità che portava dentro ogni nota. Con lui, con Pino Daniele e la Superband abbiamo condiviso un sogno, una missione: raccontare Napoli attraverso la musica, mescolare il soul, il blues, il jazz e la melodia dei vicoli. Abbiamo fatto parlare gli strumenti come fossero voci, abbiamo dato alla nostra terra una nuova lingua: ‘A Musica, quella vera, che nasce dal cuore e arriva all’anima”.
De Piscopo ricorda l’intesa che lo legava a Senese e a Pino Daniele, una fratellanza musicale che ha segnato un’epoca: “Con James e Pino c’era qualcosa di magico. Bastava uno sguardo e la musica nasceva da sola, come se fosse scritta nell’aria. Pino con la sua chitarra e la sua poesia, James con il suo sax e la sua forza interiore: due voci diverse, ma la stessa verità. Io ho avuto l’onore di accompagnarli, di vivere quella stagione straordinaria in cui Napoli diventava il centro del mondo. Insieme abbiamo fatto la rivoluzione del suono, portando il Neapolitan Power a vibrare nei cuori di tutti. Ai tempi dei Napoli Centrale eravamo forse più ingenui, ma con tante gioiose speranze e curiosità nel futuro. Eravamo felici e non lo sapevamo”, afferma.
De Piscopo rievoca poi un momento vissuto con Senese oltreoceano: “Non dimenticherò mai quella settimana a New York, tra le luci di Broadway, in occasione dei concerti di Harlem Meets Naples. Io e James trascorremmo giorni intensi, pieni di musica, risate e confidenze. Camminavamo per le strade dell’Harlem nera, dove tutto profumava di jazz, e ci sembrava di essere a casa. In quei giorni ci raccontammo di tutto: le nostre paure, le nostre speranze, la nostra Napoli. James mi parlava della sua infanzia difficile, del sogno di portare il suo sax nel mondo, e io ascoltavo, sapendo di avere accanto un uomo vero, un artista che viveva ogni nota come una preghiera. È stata un’esperienza che mi resterà dentro per sempre”.
“James è stato il simbolo di una generazione che ha trasformato la musica partenopea in un linguaggio universale. La sua arte, potente e viscerale, ha saputo fondere il jazz americano con la passione mediterranea, creando un suono unico, riconoscibile, eterno”.
James – conclude De Piscopo – “non è stato solo un musicista, ma una voce del popolo, un uomo che ha dato un’anima alla nostra città. Con lui e Pino abbiamo scritto la colonna sonora dell’anima di Napoli. E quella musica non morirà mai, perché vive dentro di noi, nel vento, nei vicoli, nel cuore di chi ascolta. Addio fratello, continua a suonare lassù: Pino ti sta già aspettando”.
De Piscopo ha ricordato Senese anche sui social: “Ci sono dolori che le parole non riescono a contenere. Oggi resta solo il silenzio, bisogna ascoltare la propria anima. Non riesco a scrivere quello che sto provando in questo momento. Posso dire che sento un vuoto immenso – ha scritto – Grazie fratello mio per il coraggio che hai avuto nell’affrontare la tua vita. Grazie James per quello che sei stato, un artista immenso, un fratello di vita e di palcoscenico. Hai insegnato a tutti che la musica non è solo suono e parole, ma anche cuore e identità.
Tu sei e resterai sempre il suono di due mondi, la voce di Napoli e dei suoi vicoli che parlano al mondo. Hai trasformato il dolore in luce, e la diversità in orgoglio. Un esempio per tutti. Ciao fratello. Il tuo sax non si fermerà mai e continuerà a vibrare dentro di noi, perché le tue note non finiscono mai. Il tuo sax, le tue canzoni hanno sempre valorizzato il nostro linguaggio, il nostro codice: A’ Musica. Ti amo”.

