Ghali è tornato a parlare di Gaza e della causa palestinese, a partire dall’uccisione di sei giornalisti di Al Jazeera da parte di Israele. L’artista ha pubblicato un lungo post sui social rivolgendosi ai colleghi, in particolare a quegli artisti che non sono intervenuti: “In Italia tante figure si sono esposte, ma altre, incredibilmente, no. Con la loro morte, oltre al dolore di questa ingiustizia, si rischia anche la morte dell’informazione a Gaza”, sottolinea il rapper, che più volte si è esposto su Gaza, con posizioni pro-palestinesi, a partire dal Festival di Sanremo del 2024. Uccidere chi fa informazione significa nascondere la verità, e questo è solo una delle innumerevoli crimini e violazioni dei diritti umani che si stanno commettendo”.
Il rapper: “I grandi passi si fanno sempre insieme”
“Ormai lo sanno tutti, lo ammettono tutti: a Gaza è in atto un genocidio – scrive ancora nel post l’artista di origini tunisine – Vorrei dire a chi fa musica come me, a chi scrive, a chi mette la propria faccia e la propria voce al servizio dell’intrattenimento, che dobbiamo ricordarci che stiamo vivendo tutti nello stesso lasso di tempo”. Ghali rivolge poi un appello ai suoi colleghi: “Ricordiamoci che i grandi passi si fanno sempre insieme, come la storia racconta. E possiamo farlo assieme perché condividiamo la stessa missione, creare momenti memorabili, cambiare le nostre vite e quelle delle nostre famiglie, far divertire le persone ed essere una splendida distrazione di massa. Dio ci ha benedetti: non malediciamoci a vicenda, va tutto bene”. “Noi siamo privilegiati a vivere in una parte del pianeta dove ogni giorno è una nuova possibilità – conclude – Uniti possiamo non avere paura di niente”.
Lo “stop al genocidio a Sanremo”
Ghali si era già distinto come portavoce della causa palestinese sul palco del Festival di Sanremo nel 2024. Al termine della sue esibizione aveva fatto dire al pupazzo-alter ego che lo accompagnava la frase “stop al genocidio”. Un’uscita criticata dall’allora ambasciatore israeliano in Italia Alon: “Ritengo vergognoso che il palco del Festival di Sanremo sia stato sfruttato per diffondere odio e provocazioni in modo superficiale e irresponsabile”, le parole del diplomatico dello Stato ebraico. Alle quali il giorno dopo durante ‘Domenica In ‘ su Rai 1, in diretta dall’Ariston il rapper aveva replicato così: “Mi dispiace che abbia risposto in questo modo, c’erano tante cose da dire ma per cosa altro avrei dovuto usare questo palco? Io sono un musicista prima di salire su questo palco. Ho sempre parlato di questo fin da quando sono bambino“, aveva detto il cantante, che aveva aggiunto: “Stiamo vivendo un momento in cui le persone sentono che vanno a perdere qualcosa se dicono viva la pace”. “Ci sono dei bambini di mezzo: quei bambini che stanno morendo, chissà quante star, quanti dottori, insegnanti, quanto geni, ci sono lì in mezzo”.