‘Live Aid’ compie 40 anni: le 5 foto simbolo del concerto benefico che cambiò il mondo

‘Live Aid’ compie 40 anni: le 5 foto simbolo del concerto benefico che cambiò il mondo

Il 13 luglio 1985 il doppio show a Londra e Philadelphia organizzato da Bob Geldof

Ha cambiato il modo di fare musica, la storia della tv, della politica internazionale e della stessa coscienza collettiva. Soprattutto ha modificato la percezione dell’aiuto umanitario dimostrando quanto il potere stesso della musica e la forza dei suoi artisti possano mobilitare risorse per cause globali. Il rock allora, a metà degli anni Ottanta, aveva una forza prorompente, non paragonabile a quella di oggi ampiamente evaporata e in fase di trasformazione. E Bob Geldof, cantante e attivista irlandese, all’epoca 34enne, intuì insieme al chitarrista scozzese Midge Ure come un maxi-concerto in mondovisione organizzato in diversi continenti – lo stadio di Wembley a Londra, e lo stadio JFK di Filadelfia, – potesse dare il segnale più incisivo sulla crisi alimentare in Etiopia, colpita da una violenta carestia, attraverso l’unico vero linguaggio universale, che era e resta la musica. Nasce così 40 anni fa il ‘Live Aid‘, il concerto più iconico della storia che consolidò il concetto di ‘rock benefico’ dimostrando che gli artisti possono avere un ruolo attivo nel promuovere il cambiamento sociale.

Il 13 luglio 1985 2,5 mld di persone davanti alla tv

Era il 13 luglio 1985 quando due palchi lontano centinaia di chilometri unirono milioni di persone in diretta mondiale per l’Africa. E da allora nulla fu più come prima. Oggi quell’evento, considerato il più ambizioso progetto di trasmissione satellitare internazionale mai realizzato fino all’epoca, resta un punto di non ritorno per la musica: sedici ore di diretta no-stop, visibile in circa 150 Paesi, con un’audience stimata in 2,5 miliardi di persone. Nessuno arrivò a tanto e nessuno eguagliò più quei numeri da record. Perché dentro quell’evento si è manifestata una esplosione generazionale capace di unire gli idoli del rock in una maratona emotiva e musicale senza filtri, barriere o bavagli. Quattro decadi fa non c’erano telefonini né i social ma la voce che annunciava un evento epocale capace di smuovere le coscienze e tentare l’impossibile viaggiò veloce e stregò le tv abbattendo fusi orari, palinsesti e confini politici. Il ‘Live Aid‘ riunì un intero pianeta davanti a un cast stellare.

Memorabili le performance di U2 e Queen

Tra i più celebri a esibirsi si ricordano i Queen (la cui performance viene considerata la più iconica dell’intero evento), David Bowie, Elton John, gli U2, i Dire Straits, Bob Dylan, Mick Jagger e Tina Turner, Paul McCartney, Led Zeppelin, Phil Collins, Madonna ed Eric Clapton. Inoltre, hanno partecipato anche Joan Baez, Bryan Adams, Sting, The Who, The Beach Boys, Black Sabbath (con reunion) e molti altri tra cui un giovanissimo George Michael, appena 22enne, accompagnato da Elton John. A Londra ad aprire il Live furono gli Status Quo, prima che Freddy Mercury facesse ‘impazzire’ Wembley. “Quel giorno Freddie ha rubato la scena a tutti”, confessò anni dopo Elton John in una intervista. Ma coinvolgente fu anche la performance degli U2 che mise in mostra le capacità ‘Live‘ del gruppo irlandese. A metà concerto il musicista e attore Billy Connolly annunciò che il 95% delle televisioni mondiali era sintonizzato sull’evento. Ma al di là delle performance degli artisti si percepiva che chi era lì o anche solo davanti alla tv aveva la sensazione di essere parte di un sogno, o meglio del suono di un’era che stava vibrando da molto tempo. Insomma di qualcosa che avrebbe cambiato la musica. Non più semplice intrattenimento ma un megafono per denunciare i problemi del mondo. E rompere il silenzio di chi non voleva ascoltare o aprire gli occhi su un mondo che stava già in piena trasformazione. In sedici ore si condensò il suono magico e irripetibile di un’era.

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