Con la reunion annunciata nemmeno due anni fa avevano riallacciato le fila di un discorso interrotto all’inizio degli anni ’90. Ora per i CCCP arriva la chiusura del cerchio, un tour che è una cerimonia pubblica di commiato e ringraziamento, o per dirla con loro “una cerimonia religiosa”.
Un tour che è anche un”Ultima chiamata’
In sintesi l’Ultima chiamata, un treno partito dalla Cavea dell’Auditorium di Roma ripercorrendo i tanti successi musicali di una band che ha scritto la storia del punk rock italiano per poi cambiare più volte pelle insieme al suo leader, Giovanni Lindo Ferretti. Dai CCCP ai CSI fino ai PGR in maniera meno incisiva per poi tornare ‘Fedeli alla linea’. Perché “In fedeltà la linea c’è” e “All’erta sto” come recita dal palco il suo carismatico leader, amatissimo dai suoi fan nonostante la svolta politica che una decina di anni fa lo aveva portato anche sul palco di Atreju.
“Noi come tutti siamo stati fraintesi, anche molto – sottolinea Ferretti – noi ci abbiamo anche giocato con il fraintendimento. Il pubblico dei CCCP non raggruppabile in nessuna entità, non c’è un pubblico di sinistra, di destra, abbiamo di tutto perché siamo riusciti a parlare in modo molto profondo al cuore“.
La band riporta il pubblico indietro nel tempo
Nel concerto che apre il tour dell’addio, la band – con Lindo Ferretti ci sono Massimo Zamboni alla chitarra, l’”artista del popolo” Danilo Fatur e la “benemerita soubrette” Annarella – riporta il pubblico indietro nel tempo. Risuonano vecchi adagi, si fa per dire, che ancora oggi fanno urlare e pogare le prime file: ‘Stati di agitazione’, ‘Oh! Battagliero’, ‘Radio Kabul’, ‘Punk Islam’ (dove dal testo è sparito il “profeta” Gheddafi), ‘Spara Jurij’. “L’Ultima chiamata? Per chi è ancora vivo… – ironizza Ferretti con i giornalisti, giocando anche su una sua eventuale morte sul palco da affrontare tutti ‘con dignità’ – però è l’ultima davvero, il commiato è una cosa lunga ma anche una processione, che sia religiosa o che sia con le farfalle, però c’è bisogno di un po’ di tempo. Se non ci fosse stato il pubblico non ci sarebbe stato motivo per fare ‘L’Ultima Chiamata’, per me è stata una terapia personale, ho rischiato di morire durante il tour, mi sono proprio ripreso e mi ha fatto bene”.
Tante date esaurite
I CCCP ci arrivano dopo tante date sold out in cui le tappe berlinesi rappresentano il top per il ritorno della storica band: “A Berlino non potevamo dire di no, dopo ci abbiamo preso un po’ gusto, abbiamo scoperto che eravamo ancora vivi e ci siamo un po’ stupiti di noi stessi. Abbiam detto è giusto che ci sia l’ultima chiamata perché è una cosa vera e profonda e abbiamo bisogno di diluirla nel tempo”. In questo spettacolo di immagini, parole e musica non può mancare un cult allucinante e amatissimo come Emilia Paranoica che riporta sul palco anche la vecchia bandiera rossa del Pci, prima di un romantico finale sulle note di Annarella e Amandoti, intonate da tutto il pubblico. Accettano e allo stesso tempo rifiutano ogni etichetta, ma se li si definisce ‘rivoluzionari’ non ci stanno: “La parola è esagerata, ormai è così desueta che non significa più nulla, non aspiriamo niente di tutto questo”, sottolinea Zamboni. Lindo Ferretti e la sua band salutano e sul palco si spengono le luci, lasciando solo quelle glitterate che formano la scritta ‘CCCP’. La storia della band ai titoli di coda ed è lo stesso Ferretti che accompagna il commiato sulle note di Annarella: “Era finita dopo la Russia, poi ‘Lasciami qui, lasciami stare, lasciami così, è finita’”. Non è dato crederci davvero, che magari il bisogno di quella cerimonia tra il sacro e il profano tornerà ancora.