Il tour del cantautore calabrese ha debuttato a Vigevano dopo il successo al Festival: "Ho raggiunto i brunoriani che non sapevano ancora di esserlo"
Non può più nascondersi Brunori Sas. Dopo l’exploit sanremese con il terzo posto de ‘L’Albero delle Noci’ e il consenso di critica e pubblico, il 47enne cosentino è ormai nella Serie A della musica italiana, un traguardo raggiunto con una carriera in costante ascesa, partita dall’indie e fatta di ottimi dischi e tanti concerti. Ora, con la spinta della settimana all’Ariston e un altro bel disco, intitolato come la canzone che ha portato al Festival, affronta il pubblico dei palasport. Ieri sera nella data zero del Brunori Sas Tour 2025 (con otto appuntamenti dal vivo a Firenze, Roma, Torino, Napoli, Bologna e un doppio show a Milano) al PalaElachem di Vigevano, il songwriter cosentino si è presentato davanti al suo pubblico, che lui definisce ironicamente “il popolo brunoriano”, con le luci accese e la chitarra acustica per eseguire ‘Il Pugile’, un hook perfetto per la successiva ‘Il Morso di Tyson’, uno dei brani forti dell’ultimo lavoro, seguito da un altro pezzo de ‘L’Albero delle Noci’: ‘La Ghigliottina’, arguta riflessione sulle difficoltà del maschio etero 40enne, messo alle strette nell’epoca della cultura woke, senza scadere però nel ‘Liberi tutti’, del vannaccismo. Nel frattempo è entrata in campo la band, otto elementi di polistrumentisti, che con violino, violoncello, trombe, vibrafono e mandolino arricchiscono il suono delle canzoni, con arrangiamenti raffinati ma accattivanti, la cifra della scrittura musicale di Brunori. La regia musicale dello spettacolo è di un grande artigiano della canzone di casa nostra, l’ex Tiromancino Riccardo Sinigallia, co-produttore dell’ultimo album, che forma un sodalizio artistico felice con Dario.

“È un concerto che mira a mettere al centro l’aspetto musicale, la suonata, il live è molto libero e questo rende tutto più divertente e mi dà la possibilità di improvvisare anche con le chiacchiere, c’è il desiderio di rendere ogni concerto unico, per me è importante soprattutto ora, che la parte musicale sembra il pretesto per altro. Mi sono molto emozionato e non è scontato alla prima data”, spiegherà poi Brunori alla stampa nei camerini dopo lo show. Dopo la prima parte intima e intensa (“moscia”, scherza lui), si accelera con ‘Pomeriggi catastrofici’, un po’ teatro canzone, un po’ Capossela, con la quintessenza della poetica brunoriana, delle domeniche in famiglia nei piccoli paesi del Sud Italia, mai da cartolina però. “I pomeriggi catastrofici da Zia Giulia la domenica, pasta al forno, polpettone e baccalà e noi maschi sdraiati sul divano, sigarette e Cynar”, canta Dario, che dopo il concerto ci tiene a sottolineare: “Non voglio fare l’apologia della famiglia, è molto pericoloso in questo momento storico ma io mi rappresento, costruisco le cose in modo familistico morale: è un modello in cui mi sento al sicuro e mi esprimo meglio”. Il tono sale, Brunori imbraccia la Telecaster per ‘Capita così’ e l’indie punk di ‘Lamezia Milano’ mentre ‘Più acqua che fuoco’ sa di Cccp. Piace anche la ballad uptempo ‘Al di là dell’amore’ da ‘Cip!’, con la band ancora sugli scudi. Il 47enne calabrese gioca a fare l’antidivo con la sua gradevole autoironia (“Un saluto al mio manager che mi paga ancora in Ticket Restaurant, grazie a voi per avermi sempre sostenuto, anche economicamente”) ma è evidente che lo show è costruito con attenzione e funziona magistralmente seppur con uno scenografia sobria.
Poi spiegherà anche l’ingresso a luci accese. “Nel tour prima facevo un’entrata un po’ da rockstar, ho voluto fare una cosa diversa. ‘Il pugile’ è la prima canzone del primo disco, sono entrato come nel 2009 sul palco”. ‘Fin’ara Luna’ profuma di chansonnier francese e porta verso il piccolo grande classico brunoriano, ‘Kurt Cobain’, toccante, con Dario solo al piano per l’intro prima del crescendo quasi orchestrale. ‘Guardia ’82’ , amatissima dai fan e immancabile, nonostante Brunori minacci scherzosamente di non eseguirla, apre i bis. Dopo ‘La Verità’ arriva il pezzo che ha fatto scoprire il cantautore a tutti gli italiani, ‘L’albero delle Noci’. “Con il codice numero 10, canta Brunori Sas” è la presentazione alla Carlo Conti di Dario, che manda a casa nuovi e vecchi ammiratori felici, orgoglioso di aver riportato il cantautorato al grande pubblico. “Sanremo è l’unico evento nazionalpopolare e deve garantire un pluralismo di voci, ci sono andato volentieri per occupare uno spazio. Questo desiderio è stato confermato, può essere la cosa di un momento ma è accaduto. Domenica i cantautori erano degli sfigati, venerdì siamo diventati fighi, è un attimo che torniamo al museo”, è la riflessione, sempre venata di ironia di Dario, che conclude: “Quel che è accaduto con Sanremo era quello he desideravo: raggiungere i brunoriani che non sapevano ancora di esserlo”. Dopo i palasport, a giugno e ottobre, l’autore de ‘L’Albero delle Noci’, sarà protagonista di due appuntamenti Live con Orchestra in due venue prestigiose, prodotti da Vivo Concerti: il 18 giugno al Circo Massimo di Roma, e il 3 ottobre all’Arena di Verona.
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