Dopo un inverno di successi, un esordio al Festival di Sanremo, l'uscita dell'album Corochinato e il tour primaverile, gli Ex-Otago sono pronti a far ballare la penisola per tutta l'estate. La band genovese partirà l'8 giugno dal Nameless Music Festival di Lecco e poi girerà l'Italia con La notte chiama tour, aggiungendo quattro nuove date a quelle già annunciate: 15 giugno a Grado in occasione del Grado Music Festival, poi ad Assisi all'interno del Riverock Festival il 28 giugno, mentre il 25 luglio la band sarà ospite al Mind Festival di Montecosaro e il 16 agosto si esibirà al Carsica Festival di Montecosaro.
Una serie di show diversi da quelli nei club, "più divertenti, scanzonati, si ballerà tanto, ci sarà molta partecipazione del pubblico e mischieremo brani vecchi e nuovi", raccontano il gruppo al videoforum di LaPresse. Sul palco ci saranno solo loro cinque, "faremo anche cose bizzarre, balli di gruppo. Vogliamo uno spettacolo che sia anche una narrazione". E se, quindi, al momento, escludono di avere ospiti durante i live, fra le righe annunciano un progetto nuovo: "Ci saranno delle novità quest'estate. Non possiamo ancora anticiparle, ma piaceranno. Ci sarà una sorpesa". Il tutto, senza perdere la loro identità: "Saremo sempre gli Otaghi che non sanno mai se sono dei discotecari o degli inguaribili romantici. O forse siamo sempre tutti e due". E, nel loro stile, pochi mesi fa hanno "otagato" anche l'Ariston, prendendo l'esperienza importante "in maniera easy": "A Sanremo siamo rimasti noi stessi, che era quello che ci interessava. L'obiettivo era non fare figuracce e fare emergere gli Otaghi". Ed è quello che hanno fatto, rientrando a pieno titolo nella generazione dei nuovi cantautori, ex 'indie', che in questo momento spopolano in Italia, ben più di quanto successo negli anni precedenti.
"Ogni generazione litiga con i genitori e fa pace coi nonni. Adesso la scuola cantautorale italiana è diventata 'nonna' e si possono citare orgogliosamente Vasco, De Gregori, Battiato. Negli anni '90-'00 c'era più distacco. Poi, forse, il pubblico italiano ha mangiato la foglia del nulla che sta dietro ai talent. Questi fenomeni meteora non lasciano il tempo per affezionarsi e quindi ci si attacca più facilmente a chi pensi di poter ritrovare anche due anni dopo", così Francesco Bacci ragiona sui motivi della rinascita del cantautorato. E gli fa eco Maurizio Carlucci: "Ad un certo punto progetti nati dal basso, nelle cantine, sono riusciti ad arrivare alle radio lì e qualcosa è cambiato". Nessun timore reverenziale, quindi, nei confronti dei giganti della musica, neanche di Fabrizio De Andrè, legato alla loro stessa città. Tanto che, senza paura, anche gli Ex-Otago hanno partecipato al progetto Faber nostrum reinterpretando Amore che vieni amore che vai: "Noi abbiamo un approccio disteso, non amiamo tanto i miti. Per noi è stato un cristo come noi che ha fatto delle cose bellissime che si possono rivedere. È una cosa sana. Alcuni dicono che De Andrè non si tocca, ma è una follia: per noi si tocca eccome".
A Genova, ovviamente, i cinque sono legatissimi, ma ne riconoscono pregi e difetti. Se da una parte lo vedono come un luogo "che ti segna, ti lascia solchi indelebili e belli" e che da prove di resistenza, dall'altra vorrebbero che ci fossero anche "propulsione e proposte". A partire dalla situazione di Ponte Morandi: "Si patisce un po' di immobilismo, si è spostato il riflettore altrove e il problema è rimasto stagnante. Non basta riorganizzarsi. È successo un casino, nessuno è stato detto responsabile ed è inaccettabile. Bisognerebbe rilanciare pesantemente, partendo dall'indicare i responsabili e le criticità della città. La situazione vista da dentro lascia un po' di amarezza". Intanto, però, non tutti abitano il capoluogo ligure. Maurizio, infatti, da diverso tempo ha avviato un'attività che porta avanti parallelamente alla musica: Cascina Barban, ad Albera Ligure, dove lavora terra e produce vino, oltre ad avere diversi animali. "Faccio questa vita da quando avevo 20 anni, ho capito che non avrei passato il mio tempo in mezzo ai condomini. A tutti noi piace stare dentro la musica da persone normali, diffidiamo dai musicisti puri". E infatti anche gli altri Otaghi hanno carriere lontane dai palchi: Francesco ha appena preso un dottorato di ricerca di storia dell'architettura e sta scrivendo un libro proprio sull'argomento, Simone Bertuccini si occupa di grafica, Olmo Martellacci è architetto e Rachid Bouchabla ha un'etichetta discografica e organizza concerti. Non 'piani b', precisano, ma attività che nella loro vita hanno lo stesso peso della musica. Perchè così, come chiosa Maurizio, "sono stanco ma felice. E non è da tutti".

