Era l'8 giugno 1991. Io avevo sei anni e mezzo e andavo al primo concerto della mia vita. Vasco Rossi al Delle Alpi di Torino. Non avevo ancora gusti musicali, ma la fortuna di avere una famiglia canterina sì. E così, al seguito di mia madre, mi trovai davanti ad uno spettacolo che per me, minuscola in quell'enorme stadio, segnò una passione per la musica che non mi ha mai abbandonato e che oggi è anche il mio lavoro. Di quel giorno ricordo che pioveva a dirotto, il concerto non iniziava. Vasco salì sul palco e disse: "Quando lo dico io, smette di piovere". E smise. Nel tempo i miei gusti musicali si sono formati e sono andati altrove, ma quella serata me la porto ancora dentro e, forse, è complice della mia passione per la musica dal vivo.
Oggi, dopo 26 anni, sono partita, come tanti, per la traversata che mi ha portato all'evento dell'estate, dell'anno, e per qualcuno del secolo: la festa del 'Modena Park' per i 40 anni di carriera del Blasco. Questa volta sono qui per lavoro, nel backstage. Ma per arrivare ho seguito la trafila di tutti gli altri. Partenza in auto da Torino, il timore delle code (alla fine infondato), la paura per i parcheggi. Ma qua a Modena tutto sembra organizzato alla perfezione. Facile arrivare, facile trovare il proprio parcheggio (anche se per chi non l'ha prenotato il rischio è di trovarli sold out), facile camminare fino all'ingresso. Gli alberghi del circondario sono pieni, io dormirò a Parma ed è da vedere quanto sarà invece più complicato lasciare tutti insieme e allo stesso orario il 'Modena Park'.
Ma poco importa, perché in clima da concerto si entra già al primo metro di viaggio in macchina. Quasi tutte le radio oggi trasmettono solo i successi del Vasco, per chi sta andando al concerto e per chi lo guarderà da casa in tv in diretta su Rai1 o al cinema (lo trasmetteranno 200 in Italia). Arrivati a Modena, poi, la festa è evidente. Fiumane di persone camminano per le strade dirigendosi da parcheggi e stazioni verso il parco Enzo Ferrari. Tutti cantano. Dai negozi della città si levano le note dei brani del rocker di Zocca. Tantissimi sono i gruppi che per l'occasione si sono fatti stampare magliette per riconoscersi e, in futuro, ricordare l'evento. Interi uffici, intere comitive di amici. E tante famiglie. Perché quello che impressiona dei concerti di Blasco, e di questo con 220mila spettatori in particolare, è la transgenerazionalità: ci sono bambini, adolescenti, giovani adulti, genitori e nonni. Non c'è una fascia di età che non sia coinvolta da Vasco Rossi. C'è chi con le sue canzoni è cresciuto, chi si è innamorato, chi le ha ascoltate in lunghi viaggi in macchina con i suoi genitori.
Questa sera saranno tutti orecchie e occhi aperti per ascoltare 40 canzoni per 40 anni di carriera, tre ore e mezza di live. Il loro coro riempirà la piccola città emiliana di fronte ad una scenografia spaziale: un palco largo 130 metri e alto come un palazzo di otto piani, 1.500 metri quadri di schermi in movimento, 4 megaschermi posizionati nel parco. Le misure di sicurezza sono imponenti: sono 1.200 gli addetti dislocati nei punti nevralgici, i controlli riguardano i biglietti e il contenuto delle borse e ci sono metal detector ad ogni ingresso. Ma tutto sembra funzionare come una macchina perfetta. Forse, merito anche della carica dei 220mila che, pur di entrare e vedere il loro idolo, non creano nessun problema nell'accesso. Sarà che oggi tanti, come me, oggi rivivono un pezzo importante della loro vita. Di sicuro, sarà una grande festa.

