Commozione, applausi e tanti omaggi per il regista dal palco della Casa del cinema di Roma
L'addio a Ettore Scola si è consumato oggi pomeriggio nel teatro all'aperto della Casa del cinema a Roma in modo un po' irrituale, così come il regista di 'C'eravamo tanto amati' lo aveva voluto. Un ricordo pubblico con gli interventi introdotti dall'ex direttore della Casa del Cinema Felice Laudadio, Carlo Verdone, Giuseppe Tornatore, Stefania Sandrelli, Paolo Virzì, Giuliano Montaldo, Walter Veltroni, Pif, il critico Jean Gili. Una festa sì, con tanta gente comune, amici, colleghi, (alla camera ardente la mattina anche Bernardo Bertolucci), e parenti del cineasta scomparso il 19 gennaio scorso a 84 anni. Una cerimonia celebrata in una arena, all'aperto, in cui sono risuonate le note delle colonne sonore dei film di Scola firmate dal maestro Armando Trovajoli, ma anche una giornata che da stamane alla camera ardente, sempre alla Casa dedicata alla settima arte in Largo Mastroianni, ha registrato anche la presenza delle più alte cariche dello Stato, il presidente del consiglio Matteo Renzi, il capo dello Stato Sergio Mattarella, il ministro della Giustizia Andrea Orlando, e, al pomeriggio, il titolare del dicastero della Cultura Dario Franceschini.
Renzi, D'Alema e Veltroni, molto legato al regista: tutti e tre insieme in omaggio a Ettore Scola, tre leader e tre generazioni della sinistra italiana. Il premier prima di andare via si è fermato brevemente con i giornalisti e di Scola ha parlato così: "Un grandissimo italiano che ha segnato la vita di intere generazioni". Poi annunciando iniziative per ricordare il cineasta ha detto:" Era giusto non solo rendergli omaggio ma tributare a lui e alla sua produzione un particolare ricordo, parlando con la famiglia e Veltroni si è detto che sarà bello trovare le forme piu discrete e giuste per ricordare questo grande maestro".
Per Massimo D'Alema, Scola è stato "un vero artista e intellettuale, un indiscutibile grande protagonista del cinema e della cultura italiana, ma anche una straordinaria persona". "Grande ammirazione verso l'artista, l'intellettuale – ha sottolineato D'Alema – . E' stato capace di ascoltare, spesso i grandi maestri sono malati dì narcisismo, lui non lo era'.
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