Milano, 25 ott. (LaPresse) – L’attore Piero Mazzarella, uno dei principali interpreti del teatro meneghino, si è spento all’alba di oggi a Milano all’età di 85 anni. L’attore si è sentito male durante la notte e come riferito dai familiari è stato portato all’ospedale San Raffaele dove è morto.
Figlio d’arte, Piero è nato in provincia di Vercelli, ma si è trasferito pochi giorni dopo la nascita a Milano, dove ha imparato la parlata del popolo, il dialetto milanese, e il vociare degli anni Trenta. Il dialetto e l’umanità della gente diventano i due elementi fondanti la sua recitazione. Sale sul palco da piccolissimo, ma per lui la gavetta sarà piuttosto lunga. A 10 anni sostituisce un’attrice nella parte di Cosette nei ‘Miserabili’ di Victor Hugo e questo è il suo primo vero ruolo d’attore. Durante la Seconda guerra mondiale cresce il suo interesse per il teatro dialettale.
Lavorando al teatro Alcione nel 1951, incontra l’attrice Marisa Marwill appena 17enne, che diventerà poco dopo sua moglie. A ridosso degli anni Sessanta si specializza nel teatro dialettale diventando mattatore della compagnia Stabile milanese. Molto apprezzato da Giorgio Streheler, che lo dirige la prima volta in ‘El nost Milan’ di Carlo Bertolazzi. Con Strehler Piero Mazzarella instaura anche un rapporto di stima e amicizia. Nel biennio 1961-1962 è stato protagonista di una prolifica stagione teatrale, sempre rigorosamente in dialetto meneghino, in cui si annoverano ‘I Denti dell’Eremita’ e ‘Il focolare domestico’. Si risposa con Adriana Novelli da cui divorzierà per convolare a terze nozzecon Barbara Tacchinardi.
Numerose sono le commedie messe in scena. Il grande successo raccolto lo porta a diventare uno degli attore con gli incassi più alti a Milnao. Tra le commedie di maggior successo ‘Viv con duu ghej’ di Rino Silveri, ‘Ca’ de ringhera’ di Jacopo Rodi, ‘Tecoppa che fadiga minga lavorà!’, oltre ad incursioni fuori dal teatro dialettale milanese con ‘La locandiera’ di Carlo Goldoni, ‘L’uomo’, la bestia e la virtù di Luigi Pirandello. Nel 1974 riceve dall’allora sindaco del capoluogo lombardo, Aldo Aniasi, la medaglia d’oro del comune di Milano. Negli anni Ottanta dirige il Teatro San Calimero e il Teatro della Quattordicesima.
La sua carriera sfocia anche nel cinema con Federico Fellini che gli propone due pellicole, ‘Amarcord’ e ‘La voce della luna’. Scegliera di non recitarvi perché gli attori della sua compagnia sarebbero rimasti senza lavoro. Prende così parte con ruoli minori in altre pellicole affiancando Renato Pozzetto, Lino Banfi e Alberto Sordi.
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