Crisi, Draghi: Situazione drammatica, riforme inattuate

Crisi, Draghi: Situazione drammatica, riforme inattuate

Roma, 26 ott. (LaPresse) – “Termino il mio mandato in una situazione confusa e drammatica sul piano nazionale e internazionale, sul piano politico e su quello economico”. L’affondo del governatore uscente della Banca d’Italia, Mario Draghi, arriva in occasione della sua ultima apparizione pubblica in Italia, alla 87esima giornata mondiale del risparmio. Cinque minuti “a braccio”, dopo l’intervento programmato, per sottolineare la gravità della situazione dell’Italia che “sei anni fa non aveva nulla da rimproverarsi” e che poi “è stata travolta per le sue debolezze strutturali al punto da trovarsi essa stessa ragione della crisi generale”.

Per il futuro presidente della Banca centrale europea, sul banco degli imputati ci sono le mancate riforme strutturali che “da tempo invocate, sono rimaste tuttora inattuate” e per questo motivo anche se le misure che oggi Berlusconi presenterà a Bruxelles rappresentano “un passo importante”, le riforme “vanno fatte con rapidità e concretezza” e tutelando le fasce più deboli. Per Draghi, la “ricetta” per rilanciare il Paese perchè “il prodotto italiano è tornato a crescere ma a un ritmo molto modesto”, passa per i giovani e per una redistribuzione del peso fiscale. “In favore delle nuove generazioni – dice il governatore – occorre accrescere le opportunità, allentando i vincoli che ne limitano il contributo alla crescita”, mentre le imposte dovrebbero gravare meno sulle imprese e sul lavoro, recuperando il gettito con una maggiore tassazione sui patrimoni.

A cinque giorni dal suo trasferimento a Francoforte, l’analisi del prossimo numero uno della Bce si allarga all’area euro, dove sono “significativi” i rischi di un indebolimento ulteriore della crescita, con l’Italia che soffre di una “particolare vulnerabilità” legata “a radici nazionali” come l’alto livello del debito pubblico e “le incertezze e i ritardi con cui si provvede alla correzione degli squilibri”. La platea interrompe con lunghi applausi l’intervento di Draghi che cede il testimone a Ignazio Visco (“quanto di meglio la Banca d’Italia ha prodotto in termini di autentici banchieri centrali”) rivendicando il ruolo “in autonomia” svolto da palazzo Koch per affrontare la crisi. “Lascio – le ultime parole – con animo tranquillo”, ma l’ultimo atto del numero uno di via Nazionale risuona come un “j’accuse” pesante su un Governo che sconta già i problemi interni alla maggioranza.

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