L'appello: "Ministro convochi subito l'Osservatorio sull'edilizia, sono 2 anni che non lo fa". La mamma di Vito Scafidi: "Non si taglino i fondi"

È allarme sullo stato dell’edilizia scolastica: sono stati già 24 da settembre gli episodi di crolli nelle scuole italiane. Un milione e mezzo di studenti studia in scuole che si trovano in aree a rischio idraulico. Lo rivelano i dati di Cittadinanzattiva, alcuni dei quali visionati in anteprima da LaPresse. I crolli ed episodi di vario genere che “mostrano lo stato di insicurezza delle nostre scuole” sono stati analizzati in vista della Giornata nazionale della sicurezza nelle scuole del 22 novembre. Superata la media di circa 7 al mese registrati nell’anno scolastico scorso, quando Cittadinanzattiva ne aveva censiti 61 in nove mesi. Il 47% degli edifici delle scuole italiane è stato costruito prima del 1976, e solo l’11% è progettato secondo la normativa antisismica. Solo sul 3% degli edifici sono stati effettuati interventi di adeguamento e miglioramento sismici, segnala ancora Cittadinanzattiva in un report che sarà presentato domani a Ostia e visionato in anteprima da LaPresse. Secondo i dati della Protezione Civile, aggiornati al febbraio 2022, in tema di rischio antisismico nelle scuole, analizzati sempre da Cittadinanzattiva, il fondo per gli interventi straordinari ha finanziato 225 interventi in totale. In gran parte si tratta di interventi di adeguamento strutturale e antisismico: 195 edifici (86,7%). Vi sono poi 29 nuove costruzioni e il miglioramento di un edificio sottoposto a vincolo. 

L’appello al governo

Chiediamo al Ministro Valditara di convocare al più presto l’Osservatorio nazionale sulla edilizia scolastica che non si riunisce da due anni” dice quindi Cittadinanzattiva “affinché eserciti pienamente le sue funzioni istituzionali in materia di indirizzo e coordinamento nell’edilizia scolastica sia in relazione al PNRR che nella programmazione triennale ordinaria degli interventi oltre che nella diffusione della cultura della sicurezza”, come dichiara Adriana Bizzarri, coordinatrice nazionale Scuola di Cittadinanzattiva. “Tutto questo ci preoccupa soprattutto alla luce della mancanza in Legge di Bilancio di risorse aggiuntive per l’edilizia scolastica con particolare riguardo alle indagini diagnostiche di soffitti e solai con i relativi interventi- se non quelle previste per un Fondo per il finanziamento di un ‘programma di mitigazione strutturale della vulnerabilità sismica degli edifici pubblici’, pari a 45 mln nel 2024, 60 mln per ciascuno degli anni 2025-26-27-28”, aggiunge.

Anche il Fondo Scafidi incalza il governo: “ll 22 novembre, Giornata Nazionale per la Sicurezza nelle scuole, suoneremo un campanello d’allarme per riportare l’attenzione sul diritto degli studenti e delle studentesse ad avere scuole sicure, aria pulita intorno agli edifici scolastici e percorsi favorevoli all’uso della bicicletta nel tragitto casa scuola. Chiediamo per questo motivo al ministero di riconvocare l’Osservatorio Nazionale per l’edilizia scolastica al fine di fare il punto sui fondi legati alla sicurezza e sul benessere a scuola. Crediamo che sia urgente vista la stagione di grandi investimenti e la volontà di molti della società civile di agire sul contesto scolastico” dice a LaPresse Giulia Toffanin, del Fondo Vito Scafidi. A Torino si terrà mercoledì mattina una biciclettata per la sicurezza scolastica.

Più del 21% degli edifici in aree di pericolosità idraulica

I dati di Cittadinanzattiva rivelano inoltre che il 21,4% delle scuole italiane si trova in aree a pericolosità/probabilità elevata per quanto riguarda il rischio idrogeologico e idraulico. Le cifre sono un’elaborazione Soluxioni srl su open data del Ministero. Tra gli edifici che presentano questo tipo di pericolo, il 3,1% (1.420 strutture) si trova in aree a pericolosità/probabilità elevata, il 6,2% (2854) in zone a pericolosità/probabilità media e il 9,6% (4.372) in situazione di pericolosità/probabilità bassa. In totale si parla di 1944 scuole in Emilia Romagna, 1745 in Toscana, 1163 in Lombardia, 1136 in Veneto, frequentate da circa 1.550.000 studenti, spiega Cittadinanzattiva. I dati, che saranno presentati domani, sono stati visionati in anteprima da LaPresse.

Madre di Vito Scafidi: “Spero governo non tagli fondi edilizia”

“Il governo è al lavoro da troppo poco tempo, mi auguro solo che non si facciano tagli all’istruzione e ai fondi per la messa in sicurezza delle scuole italiane“. Così a LaPresse Cinzia Caggiano, mamma di Vito Scafidi, morto a 17 anni colpito da un tubo di ghisa abbandonato nel controsoffitto della sua aula al liceo Darwin di Rivoli (Torino) il 22 novembre 2008. Quello per la sua morte è stato uno dei primi processi sul tema della sicurezza nelle scuole e ha acceso l’attenzione sull’argomento. Caggiano ha fatto della sua storia un esempio, portando il ricordo di Vito nelle scuole e lavorando per anni accanto alla Fondazione Benvenuti in Italia e al Fondo Vito Scafidi sull’argomento: il 22 novembre è la Giornata nazionale per la sicurezza nelle scuole proprio per ricordare questo episodio. “Abbiamo un’Italia rattoppata. Negli anni passati qualche passo è stato fatto ma sappiamo com’è messa l’Italia, da anni. Si sono succeduti diversi governi, da quelli tecnici a quelli effettivamente votati, la pandemia. L’Italia in termini di opere pubbliche ha sempre lasciato a desiderare, dagli anni 70 a oggi” dice ancora. “Se fa male? Sempre. Vito è il mio primo pensiero al mattino e l’ultimo quando chiudo gli occhi. Manca e mancherà sempre, nessuno può o potrà mai riempire quel vuoto”. 

Andrea Macrì: “Io sopravvissuto, non dimenticateci”

“Io se dovessi dare un messaggio solo, conciso, sarebbe: non dimenticateci. Non dimenticate Vito, non dimenticate i bambini di San Giuliano. La memoria è la benzina che tiene accesa la fiamma della conoscenza e del miglioramento. Se no tutto si azzera, e si aspetta la prossima tragedia”. Così a LaPresse Andrea Macrì, sopravvissuto al crollo al liceo Darwin di Rivoli del 22 novembre 2008, nel quale ha perso la vita Vito Scafidi. Macrì, rimasto gravemente ferito, è diventato un atleta paralimpico. “In questi anni però non è cambiata di molto la situazione” dice ancora Macrì.

“E’ giusto dare fondi per i docenti o altri aspetti della scuola ma se le lezioni si fanno in scuole che da un giorno all’altro possono venire giù, forse la priorità è questa: prima sistemare i luoghi e poi i contenuti” dice ancora. “Pensare di mandare i propri figli in una scuola che non è sicura pensando finché non succede nulla va bene così, è un modo di pensare che porta sempre a un solo punto, la tragedia. Magari ogni 10 o 20 anni ma capita sempre. E quando capita si ri-azzera il contatore e si riparte con le frasi come ‘cercheremo di cambiare’ e poi non si fa. È agli occhi di tutti che gli investimenti non sono aumentati negli anni, o comunque non a sufficienza” conclude.

 

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