Questa nuova specie che non muore con l'inverno può portare chikungunya e filaria

“Dobbiamo abituarci a nuovi insetti e malattie a essi collegati. E’ un ulteriore segno dei cambiamenti climatici e dell’aumento della mobilità di uomini e merci”. Così Francesco Castelli, professore di malattie infettive all’Università di Brescia, contattato da LaPresse. La zanzara coreana “crea allerta, perché potenzialmente la classe medica dovrà essere sempre più preparata a riconoscere nuove patologie che un tempo non c’erano e adesso vengono veicolate da vettori nuovi”, evidenzia l’esperto della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit).

“Tra l’altro questa zanzara non muore con l’inverno – aggiunge l’esperto -. Le uova resistono e si schiudono con la primavera. Può portare chikungunya e filaria, e sebbene non mi spingerei a dire che saremo più colpiti, è necessario un segnale di allerta: dobbiamo imparare a fare i conti con la aedes koreicus e quelle che arriveranno in futuro”.

“E’ un ulteriore tassello dei rischi ambientali che un tempo non c’erano – prosegue -. Tutti gli infettivologi devono fare i conti, senza sensazionalismi, con questa nuova tendenza. La lista dei potenziali rischi infettivologici è in aumento: è successo con il ‘west nile’, poi con la ‘chikungunya’ ed è qualcosa verso cui anche le autorità sanitarie devono alzare l’attenzione”.

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