Passi avanti contro l'Aids grazie a una ricerca tutta Italiana. Il vaccino Tat, soministrato a pazienti in terapia antiretrovirale, riesce a ridurre del 90% il virus latente, quello finora inattaccabile dalle cure. Si apre così la strada a un futuro senza farmaci a vita. La ricerca è durata otto anni, su 92 volontari. La cura messa a punto da Barbara Ensoli dell'Istituto Superiore di Sanità, il quale, in una nota precisa: "Questi risultati rappresentano un importante passo avanti nella ricerca di una cura funzionale che è assoluta priorità della comunità scientifica anche per le vaste risorse che l'Hiv/Aids sottrae alla lotta alla povertà e alle ineguaglianze nel mondo".

La somministrazione del vaccino Tat a pazienti in terapia antiretrovirale (cART) si è rivelata capace di ridurre drasticamente il 'serbatoio di virus latente' inattaccabile dalla sola cART. È questo il risultato del follow-up, pubblicato sulla rivista open access 'Frontiers in Immunology', di pazienti immunizzati con il vaccino Tat messo a punto dall'équipe guidata da Barbara Ensoli, direttore del Centro nazionale per la ricerca su Hiv/Aids dell'Istituto superiore di sanità. "Questi risultati del vaccino Tat – si legge in una nota dell'Iss – rappresentano un importante passo avanti nella ricerca di una cura funzionale dell'Hiv che, insieme alla prevenzione dell'infezione, è assoluta priorità della comunità scientifica internazionale anche per le vaste risorse che l'Hiv/Aids sottrae alla lotta alla povertà e alle ineguaglianze nel mondo. Uno studio del 2018 ha, infatti, stimato a 563 miliardi di dollari il costo della lotta contro Hiv tra il 2000 and 2015, equivalenti ad un contributo pro-capite di 100 dollari nei paesi in via di sviluppo e 5.000 dollari in Europa e Nord America (330 dollari/anno); altri studi hanno stimato in circa – 0.5 % – 2.6% per anno l'impatto negativo sul PIL nei paesi africani, con una perdita di circa 30 – 150 miliardi di dollari l'anno, cifre enormi che impongono urgenti e innovative soluzioni terapeutiche per l'Hiv/Aids".

– "Si tratta di risultati – afferma la dottoressa Ensoli – che aprono nuove prospettive per una cura 'funzionale' dell'Hiv, ossia una terapia in grado di controllare il virus anche dopo sospensione dei farmaci antiretrovirali. In tal modo, si profilano opportunità preziose per la gestione clinica a lungo termine delle persone con Hiv, riducendo la tossicità associata ai farmaci, migliorando l'aderenza alla terapia e la qualità di vita, problemi di grande rilevanza soprattutto in bambini e adolescenti, con l'obiettivo, in prospettiva, di giungere all'eradicazione del virus". Quasi 40 anni dopo la scoperta del virus, l'Hiv/Aids – si legge ancora nella nota dell'Istituto superiore di sanità – rimane purtroppo un'emergenza globale che colpisce soprattutto le fasce più povere e fragili della popolazione mondiale, in particolare le donne e i bambini, gli omosessuali, bisessuali e transgender (LGBT), i lavoratori del sesso, le popolazioni migranti, gli utilizzatori di sostanze iniettabili. A oggi, ben 40 milioni di persone nel mondo convivono con l'infezione da Hiv, la metà delle quali senza ricevere alcuna terapia. La cura per Hiv/Aids richiede ancora molti sforzi, ingenti investimenti e strategie innovative per l'eradicazione del virus. Infatti, il virus HIV non può essere eliminato dalla cART perché persiste, senza replicarsi, in alcune delle cellule infettate in forma di Dna virale. Questa forma "silente" del virus (DNA provirale) costituisce un "serbatoio di virus latente" che rimane invisibile al sistema immunitario ed è inattaccabile dalla terapia cART. Il virus latente periodicamente si riattiva e comincia a replicarsi; pertanto, l'interruzione della cART determina inevitabilmente la ripresa dell'infezione. Di qui la necessità di assumere la terapia ininterrottamente per tutta la vita.

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata