Annullata intanto la conferenza stampa prevista per lunedì. La donna è stata operata il 22 settembre all'ospedale Sant'Andrea di Roma

Il primo trapianto facciale mai realizzato in Italia non ha funzionato: la paziente non è in pericolo di vita, assicurano i medici dell'ospedale Sant'Andrea di Roma, ma le sue condizioni evidenziano sintomi di rigetto dei tessuti impiantati.

"L'intervento chirurgico è tecnicamente riuscito e le anastomosi sono pervie – si legge nel bollettino medico – tuttavia i tessuti trapiantati hanno manifestato, durante la notte scorsa, segni di sofferenza del microcircolo per sospetto rigetto, nonostante il cross-match negativo tra donatore e ricevente".

La prossima mossa dell'équipe, coordinata dal chirurgo plastico e ricostruttivo Fabio Santanelli, sarà una ricostruzione temporanea con tessuti della paziente nell'attesa di una ulteriore ricostruzione con un nuovo donatore. La donna, di 49 anni, affetta da una malattia genetica rara, è stata sottoposta all'intervento sabato scorso, ricevendo il volto di una ragazza di 21 anni, vittima di un incidente stradale, la cui famiglia ha acconsentito all'espianto di tutti gli organi e al prelievo dei lembi del suo viso.

L'operazione di due giorni fa, durata 20 ore, è stata realizzata anche grazie alla collaborazione di una équipe specialistica di Zurigo, con un protocollo sperimentale, effettuato sotto la guida del Centro nazionale trapianti. In tutto sono una cinquantina le operazioni di questo tipo tentate a livello globale e una decina delle quali eseguite in Europa, di cui la maggior parte in Francia. Erano tre anni che il Sant'Andrea aveva presentato il progetto di trapianto "multitessuto" al ministero della Salute, che lo aveva approvato.

Fino a sabato non era stato possibile realizzarlo per mancanza di donatori. L'operazione offre una possibilità a pazienti che presentano complessi difetti cui le tecniche chirurgiche tradizionali non garantiscono risultati funzionali ed estetici adeguati: una procedura volta a migliorare la qualità di vita del paziente e facilitarne il reinserimento sociale, quando neoplasie, attacchi di animale, malattie neurodegenerative, ustione o traumi determinano gravi malformazioni del volto. 

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