Lettera del ministro alla Commissione: "Puntiamo alla crescita, poi ci sarà la riduzione del deficit"

Sette giorni dopo i festeggiamenti sul balcone di palazzo Chigi, il ministro dell'Economia Giovanni Tria scrive all'Ue per assicurare che la manovra "garantirà la stabillità del sistema" e illustrare i primi dati della nota di aggiornamento al Def, che arriva alle Camere in tarda serata.

Le misure che il governo del cambiamento vuole mettere in campo, assicura, porteranno "un aumento della crescita all'1,5 per cento nel 2019 per arrivare all'1,6 e l'1,4 negli anni successivi". Numeri già snocciolati, con una vena di ottimismo in più, dal vicepremier Luigi Di Maio nel pomeriggio, secondo cui "dovremmo attestarci anche oltre l'1,5-1,6% di crescita del Pil". Sono previsioni che stridono con quelle diffuse da Confindustria, che aveva tagliato le stime sulla crescita +1,1% nel 2018 e a +0,9% nel 2019.

La manovra che il governo si appresta a varare è "coraggiosa e responsabile", ha scritto ancora Tria, sottolineando l'intenzione di puntare "alla crescita e al benessere dei cittadini" e assicurare "in seguito" la riduzione del deficit, "che passerà dal 2,4% del 2019 al 2,1% del 2020 per chiudere all'1,8% del 2021". Nessun accenno sul debito che, aveva invece detto il premier Giuseppe Conte a palazzo Chigi, dovrebbe calare di oltre 4 punti percentuali, arrivando al 126,5% nel 2021.

Ora "si apre la fase di confronto con la Commissione Europea, che potrà valutare le fondate ragioni della strategia di crescita delineata dalla manovra" ha precisato Tria, aggiungendo: "Come è avvenuto all'interno del governo, auspico che il dialogo con la Commissione rimanga aperto e costruttivo, tenendo conto delle reali esigenze di cittadini e imprese e del ruolo che svolgono le istituzioni". In questo dialogo l'esecutivo "si presenta compatto e fiducioso". Da Bruxelles fanno sapere che una risposta arriverà nei prossimi giorni, e che comunque la valutazione formale inizierà solo con l'invio del Documento programmatico di Bilancio atteso entro il 15 ottobre. Nessun giudizio per ora sulla revisione degli obiettivi di deficit, che è solo una parte della manovra vera e propria. Di certo la lettera di Tria costituisce un segnale distensivo dopo giorni ad altissima tensione tra Roma e l'Ue. Lo aveva già anticipato al mattino, parlando a un convegno alla Camera: in Europa "ci sono delle regole che sono state sottoscritte. Uno può decidere di non rispettarne alcune ma l'altra parte è legittimata a dire che sono state violate". Per questo "non ci si può offendere, bisogna spiegare il perché".

Di fatto il ministro chiede che l'impatto delle singole misure sull'economia del Paese "sia valutato nel quadro dell'intera manovra". Ed elenca "maggiori risorse per gli investimenti pubblici e privati, minore pressione fiscale sulle piccole e medie imprese e sui lavoratori autonomi, spinta al ricambio generazionale sul mercato del lavoro e sostegno ai soggetti più vulnerabili". Tutti provvedimenti che porteranno, nelle intenzioni del governo, agli obiettivi di crescita indicati. Sulle cifre per realizzarli resta qualche incertezza tra gli esponenti di governo che, insieme al ritardo nella stesura del Def, formalmente approvato una settimana fa, testimoniano la difficoltà dell'esecutivo a mettere ordine nella partita.

E' sera quando finalmente il testo della nota di aggiornamento arriva alle Camere e conferma, come sottolineano da palazzo Chigi, oltre 16 miliardi per reddito e pensioni di cittadinanza (9 miliardi) e la riforma della Fornero con quota 100 (7 miliardi).  Le risorse per altre misure, centri per impiego (1 miliardo), flat tax (2 miliardi), assunzioni straordinarie per le forze dell'ordine (1 miliardo), truffati per le banche (1,5 miliardi) sono previste in altri capitoli di spesa.
 

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