Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’informazione e all’editoria Alberto Barachini convoca i vertici di Gedi e i Cdr de La Stampa e de la Repubblica in relazione alla vicenda della ventilata cessione delle due testate del gruppo. Lo riporta una nota.
La Russa: “Disponibile a fare da intermediario per giornalisti Gedi”
“Credo che le vostre preoccupazioni siano giustificate e che le proprietà hanno diritto a cambiare, cedere, vendere ma non hanno il diritto di imporre linee di condotta univoche alla redazione. Le vostre preoccupazioni non solo le capisco ma sono a vostra disposizione, anche come intermediario perché abbiate soddisfazione nelle risposte che attendete risguardo alle vostre preoccupazioni”. Così il presidente del Senato Ignazio La Russa nel corso dell’incontro con la stampa parlamentare nella tradizionale ‘cerimonia dello Scaldino’, rispondendo a una domanda sull’ipotesi di vendita del gruppo Gedi, dopo aver discusso anche di altri temi come la riforma sulla giustizia.
L’assenza di giornali di sinistra non potrebbe danneggiare anche il centrodestra? “I giornali di sinistra non è che mancano eh, non è che sentiamo questo bisogno disperato di avere per forza giornali” di sinistra “però noi dobbiamo rimanere neutrali, abbiamo il dovere di aiutare i giornalisti, le maestranze a non perdere il posto di lavoro, ma sulla natura dei giornali, non tocca al governo”, ha aggiunto La Russa. Quanto al rischio che la proprietà del gruppo Gedi finisca in mani straniere, “bisogna vedere quali stranieri”, ha risposto La Russa che ha aggiunto come “spetti al Governo” il ruolo di mediatore, pur ribadendo la sua disponibilità “a fare la mia parte”.
Schlein: “Su Gedi notizie allarmanti, in gioco patrimonio civile Paese”
“Le informazioni che circolano sulla vendita del gruppo Gedi sono allarmanti. Le preoccupazioni espresse dai Comitati di Redazione sono anche nostre. Dopo anni di scelte finanziarie che hanno progressivamente indebolito l’azienda, si arriva oggi alla cessione a un soggetto straniero che non offre garanzie su occupazione, prospettive future, qualità e pluralismo dell’informazione. Siamo estremamente preoccupati dai rischi di indebolimento o addirittura di smantellamento di un presidio fondamentale della democrazia, fondato su testate che hanno segnato la storia del giornalismo italiano e che rappresentano un patrimonio unico anche per il radicamento territoriale. Non è possibile restare in silenzio di fronte a tutto questo. Non ci sono certezze sulle intenzioni del potenziale acquirente. Le richieste delle redazioni non hanno ricevuto risposta: servono garanzie occupazionali per il futuro dei dipendenti del gruppo e serve assicurare i principi costituzionali di pluralismo dell’informazione e di libertà di stampa. Sono principi cardine della nostra democrazia. Per questo siamo al fianco dei giornalisti e sosterremo ogni iniziativa volta a mantenere alta l’attenzione e ottenere chiarimenti su una vicenda che tocca direttamente la salute del sistema democratico. In gioco non c’è solo un gruppo editoriale, ma un patrimonio storico e civile del Paese”. Così la segretaria del Pd Elly Schlein.
Fratoianni: “Quello che sta accadendo a gruppo Gedi è sconcertante”
“Certo la crisi dell’editoria, in Italia e non solo, sta dando colpi micidiali al sistema informativo ma tutto ciò non può giustificare quanto sta accadendo ad uno dei gruppi editoriali più importanti del nostro Paese. In pochi anni il gruppi Gedi é stato spolpato e smembrato in nome di operazioni finanziarie: e i risultati, per quanto riguarda ad esempio il settore dei giornali locali, sono sotto gli occhi di tutti. Ora la proprietà Elkann sta procedendo alla liquidazione degli ultimi asset di valore – Repubblica, Stampa, Huffington e Radio – ad un gruppo straniero, di cui non si conoscono le intenzioni, senza garanzie per la tutela dell’occupazione, né per garantire un’informazione libera e di qualità”. Lo afferma Nicola Fratoianni di Avs.”E quello che preoccupa – prosegue il leader di SI – soprattutto è il silenzio, non so se per imbarazzo o per distrazione delle Istituzioni, del governo e del mondo della politica.È il momento della chiarezza e delle scelte trasparenti: la liquidazione di un gruppo editoriale del genere non può passare sotto silenzio, serve una reazione e un’attenzione particolare perchè ne va della qualità della nostra democrazia.Per questo – conclude Fratoianni – siamo al fianco dei giornalisti del gruppo e alle loro mobilitazioni, pronti a sostenere ogni iniziativa utile, ma questo non basta : bisogna accendere un faro su questa vicenda per tutelare un presidio di democrazia”.
Calenda: “Dopo aver venduto Gedi, Elkann chiuderà fabbriche Stellantis”
“Lo avevo previsto e dichiarato anni fa. E non è che ci volesse molto per predire che una volta venduti tutti gli asset industriali i giornali non avrebbero più avuto valore per tenere buona la politica e il sindacato. Ecco qui. Previsto e accaduto. Dopo le elezioni del ‘27 chiuderanno anche le fabbriche (semivuote) di Stellantis. John Elkann è riuscito a distruggere in una generazione ciò che era stato costruito in 125 anni con un robusto contribuito dello Stato italiano. Complimenti. Mancano Juventus e Ferrari ma è abbastanza a buon punto anche lì”. Così il leader di Azione Carlo Calenda.
Grimaldi (Avs): “Elkann abbandona Italia, Governo non resti a guardare”
“Gedi ha confermato la trattativa in esclusiva con il gruppo greco Antenna per la cessione di Repubblica, delle radio e delle attività digitali. Resta aperto il nodo de La Stampa che potrebbe essere venduta ai greci o a NEM, l’editrice di Enrico Marchi”. Lo afferma Marco Grimaldi di Avs.”In questo ennesimo piano di svendita italiana – prosegue il vicecapogruppo rossoverde alla Camera – la nostra prima preoccupazione deve essere la sorte delle lavoratrici e dei lavoratori. Sono loro che hanno fatto vivere le testate insieme alle radio e ai siti digitali, e che oggi rischiano di pagare il prezzo delle speculazioni finanziarie degli eredi della famiglia Agnelli. Elkann, continua la sua fuga industriale dall’Italia, saluta il mondo dell’editoria come un ospite distratto che lascia la tavola in disordine. Dopo aver respinto l’offerta di Del Vecchio, che sembrava poter ridare speranza a un’idea di rilancio del gruppo, ha aperto la porta ai greci consegnando un patrimonio editoriale costruito in decenni di lavoro e di sacrifici a un amico del governo di destra greco. Un addio amaro, perché chi si era presentato come il garante della libertà di stampa lascia invece macerie e titoli in svendita”.”La nostra solidarietà va alle redazioni, ai tecnici, agli operatori, a chi ogni giorno garantisce informazione e cultura. Lanciamo un appello al Governo: ma davvero potete rimanere in silenzio mentre un gruppo greco si compra emittenti radio e giornali italiani? Non si può trattare un bene comune come fosse una merce qualsiasi. L’Italia ha bisogno di editoria libera e forte, non – conclude Grimaldi – di giochi di società tra fondi e armatori”.
M5S: “Vicini a lavoratori Gedi, servono garanzie concrete”
“La preoccupazione principale nella vendita degli asset editoriali del gruppo Gedi riguarda chi ogni giorno lavora nelle redazioni, nelle radio e nei servizi digitali. Sono loro ad aver mantenuto vivi giornali e progetti editoriali, e oggi rischiano di subire le conseguenze di operazioni finanziarie decise dall’alto. Servono garanzie concrete e immediate e il governo non può chiamarsi fuori, anche alla luce dei retroscena che chiamano in causa Giorgia Meloni e i suoi ‘abboccamenti’ con l’editore Kyriakou. La nostra vicinanza va a tutti coloro che, con ruoli diversi, permettono ogni giorno la produzione di notizie e contenuti culturali. Al Paese serve un sistema editoriale solido, autonomo e capace di guardare al futuro, non un terreno di scambio tra investitori e gruppi economici”. Così gli esponenti M5S in commissione Cultura.
Appendino (M5S): “Governo riferisca su vendita gruppo Gedi”
“Chiediamo un’informativa urgente al governo sulla vendita del gruppo Gedi e ribadiamo la nostra vicinanza alla comunità del gruppo che sta vivendo un momento complesso e difficile. Sono lavoratori e lavoratrici che certamente meritano una trasparenza e un rispetto che non abbiamo visto negli ultimi anni da parte della proprietà, su questa come su altre operazioni della famiglia Elkann. Ormai abbiamo capito che quando si tratta di alzare la voce con loro i banchi della maggioranza si svuotano e le voci spariscono, ma ci aspettiamo che il Governo dica qualcosa. L’informazione e i lavoratori non si tutelano restando in silenzio perché si ritiene la famiglia Elkann intoccabile. Intoccabili dovrebbero essere i diritti di lavoratori e lavoratrici, non la proprietà che da una parte stacca dividendi miliardari e dall’altra manda in cassa integrazione e svende tutto. Presidente, li ho visti i Ministri sfilare alla redazione della Stampa, uno dopo l’altro, nelle ultime settimane, e giustamente, dopo il vergognoso attacco squadrista del 29 novembre. Ma tutti quei ministri, tutte quelle voci che erano lì pronte ad abbracciare quella comunità, dove sono oggi? Io mi aspetto che il governo venga qui e ci dica che l’informazione è importante, che quei posti di lavoro vanno tutelati e che quell’operazione non può essere fatta sulla pelle di lavoratori e lavoratrici”. Così la deputata del Movimento 5 Stelle, Chiara Appendino, intervenendo alla Camera.
Cgil Piemonte e Torino: “Gedi ennesima svendita degli Elkann”
“La vendita del Gruppo Gedi, ramo d’azienda della Exor (finanziaria della famiglia Agnelli) rappresenta chiaramente la politica industriale che gli Elkann stanno attuando da tempo: abbandonare Torino e il Piemonte”. Questa la dichiarazione dei segretari generale di Cgil Piemonte e Cgil Torino, Giorgio Airaudo e Federico Bellono. “Siamo vicini alle giornaliste e ai giornalisti, alle lavoratrici e ai lavoratori di tutte le redazioni del gruppo Gedi per l’ennesima svendita messa in atto da Exor. La politica e le istituzioni devono pretendere garanzie dalla proprietà, perché in gioco non c’è solo una possibile crisi occupazionale, ma il diritto a un’informazione libera”. Per Airaudo e Bellono, “la Stampa, la Repubblica, la Sentinella del Canavese – storici giornali che raccontato il territorio torinese – rappresentano un patrimonio da tutelare e non da liquidare al miglior offerente. Le giornaliste e i giornalisti meritano risposte, rassicurazioni sui livelli occupazionali e sulla possibilità di continuare a svolgere liberamente il proprio lavoro: quello di informare cittadine e cittadini”.

